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Agricoltura digitale. Nel futuro coltiveremo in casa i nostri alimenti
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Articolo di Redazione
23 settembre 2016 12:52
 

 Se facciamo caso alla proliferazione degli orti urbani che appaiono nel centro delle grandi citta' europee, potremo quasi  affermare che dietro ogni persona che vive in citta' si cela un ortolano. Una persona che si fa carico di coltivare pomodori con una dedizione quasi spirituale, con un ritorno alle origini, per tenere contatto con la terra e tornare all'essenziale. Quando le cose -apparentemente- erano piu' semplici e pure. Un aspetto che sembra -e solo sembra- tenere a distanza la tecnologia che ci circonda da tutte le parti. Ma come tutte le attivita' umane, lo sviluppo dell'agricoltura e' necessariamente legato ai progressi tecnologici e gia' dalle prime scoperte archeologiche delle coltivazioni in diverse zone del mondo durante il Neolitico. Per quanto rudimentale possa apparire nei nostri giorni, l'uso della ruota, l'incorporazione degli aratri e degli animali da traino o, molto in seguito, i motori, sono vere e proprie rivoluzioni tecnologiche che hanno fatto crescere l'agricoltura e, con essa, la possibilita' di un maggiore sviluppo demografico e la creazione di societa' sempre piu' complesse.
L'importanza che l'agricoltura ha avuto nell'ambito della storia della nostra specie, era gia' riconosciuta nei testi legali molto antichi come gli articoli di Alfonso X il Saggio (stiamo parlando dell'anno 1265), dove si menzionavano i contadini come coloro “che lavorano la terra e fanno con essa delle cose per le quali gli uomini riescono a vivere e mantenersi”. Il problema e' che con una popolazione mondiale che sorpassa i 7.000 milioni di persone ed e' sempre piu' concentrata nelle citta', quelli “che lavorano la terra” sono sempre meno, per cui “vivere e mantenersi” puo' essere complicato. Fortunatamente la tecnologia, piu' che mai, puo' darci una mano.
Caleb Harper e' convinto che la grande sfida dell'agricoltura e', precisamente, affrontare il fatto che la gente chiede di vivere in un contesto urbano. E, pertanto, le coltivazioni devono adattarsi a questa realta'. Harper e' il principale responsabile di Open Agriculture, un'iniziativa del MIT Media Lab incentrata sulla sperimentazione agricola, con l'obiettivo di raggiungere le condizioni perfette per lo sviluppo di ogni specie vegetale. Per cui e' evidente che non possiamo cambiare il clima di un luogo, ma e' possibile riprodurlo in luoghi chiusi. In una recente conferenza, Harper, scherzando assicurava di aver inventato “lattughe che hanno il proprio IP”. Ma niente panico: non si tratta di un malefico esperimento genetico per dotare i cavolini di Bruxelles di Wifi. L'idea e' molto interessante e produttiva. Open Agriculture ha creato piattaforme di coltivazioni in scala (da alcune di pochi metri quadrati fino a superfici molto maggiori), in cui e' possibile grazie alla tecnologia emulare qualsiasi clima, registrarlo e in seguito gestirlo con un programma informatico per condividerlo. In questo modo, le piante possono essere coltivate in qualunque luogo e conservano tutte le loro proprieta'. L'obiettivo e' di conseguire un sistema sostenibile, pulito e, in piu', che riduca la quantita' di alimenti che si producono sul Pianeta.
Harper che che nel futuro le sue piattaforme “saranno diffuse in tutte le citta', coprendo tra il 30 e 40% dell'alimentazione. La nostra alimentazione sara' quindi piu' sana e gli ortolani delle citta' potranno abbracciare la tecnologia senza rimorsi di coscienza….




Qui un video di presentazione dell'iniziativa


(articolo di Zuberoa Marcos, pubblicato sul quotidiano El Pais del 20/09/2016) 

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