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Artico. L'anno piu' caldo in assoluto
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Articolo di Redazione
14 dicembre 2016 10:35
 
 L’Artico conoscera’ i suoi dodici mesi piu’ caldi da quando sono stati fatti questi rilevamenti d temperatura in questa regione nel 1900, ha fatto sapere ieri 13 dicembre un rapporto dell’Agenzia americana oceanica ed atmosferica (NOAA). La sua temperatura si e' situata a 3,5 gradi Celsius al di sopra di quella del 1900, durante il periodo ottobre 2015/settembre 2016.
“Raramente abbiamo osservato l’Artico dare un segnale cosi’ forte e chiaro con un maggiore pronunciamento di un riscaldamento persistente e dei suoi effetti a cascata sull’ambiente cosi’ come e’ accaduto quest’anno”, dice un comunicato di Jeremy Mathis, direttore del programma della ricerca artica della NOAA.
Questa regione si riscalda due volte piu’ velocemente rispetto al resto del Pianeta, che dovrebbe registrare nel 2016 il suo anno piu’ caldo dei tempi moderni, e questo per il terzo anno di seguito.
Acidificazione dell’oceano
Questo rapporto, effettuato da 61 scienziati nel mondo, punta sul fatto che questo calore record ha ritardato in autunno il momento in cui le acque dell’oceano ricongelano e in cui si accumulano i ghiacciai della Groenlandia e le nevi sul terreno.
L’estensione della banchisa artica dalla meta’ di ottobre alla fine di novembre del 2016 e’ stata la piu’ debole dall’inizio delle osservazione via satellite nel 1979, e del 28% piu’ bassa della media tra il 1981 e il 2010, precisa ancora la NOAA.
Per i climatologi, questo riscaldamento risulta in gran parte dalle emissioni di gas ad effetto serra diffuse nell’atmosfera dalla combustione delle energie fossili, esacerbate quest’anno dalla corrente equatoriale calda del Pacifio El Nino, che e’ poi terminato in primavera.
Il rapporto della NOAA rileva ugualmente che la fauna e le popolazioni umane della regione subiscono gli effetti nefasti di questo cambiamento climatico. Non solo, ma l’acidificazione dell’oceano che risulta dal riscaldamento fa crescere lo stress essenzialmente sui crostacei, che hanno bisogno di carbonato di calcio per formare la propria conchiglia. Questo colpisce anche le popolazioni autoctone che dipendono dalla pesca per nutrirsi.
L’aumento delle temperature comporta anche un aumento del numero di parassiti che hanno a che fare soprattutto coi piccoli roditori come i toporagni. Questi stessi parassiti non infettano apparentemente che gli uccelli del litorale: cosa che lascia pensare che alcune specie animali si spostano verso il nord.

(da un lancio dell’agenzia France Press – AFP del 14/12/2016)
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