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Banche: possiamo ancora fidarci?
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Articolo di Corrado Festa
6 febbraio 2017 11:48
 
Federico Rampini, corrispondente della «Repubblica» da New York è scrittore molto prolifico (detto senza alcuna ironia), che dalla sua esperienza in Europa, in Cina e poi negli Stati Uniti ha tratto molti libri su temi di attualità internazionale. Tra questi ho trovato molto interessante «Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale. Falso», edito da Laterza, che va al cuore del dibattito politico ed attacca, entrando con chiarezza nel merito del problema, la credenza diffusa (presentata spesso come un fatto assodato) che l'evolversi della situazione macro-economica internazionale abbia come conseguenza necessaria lo smantellamento (più ò meno forte) dello stato sociale della tradizione europea.
Ho trovato invece un po’ bulimico (ma forse sono ingiusto) «L'età del caos» (Mondadori), con tanta ma tanta carne al fuoco relativamente ai principali fenomeni che provocano l'attuale «grande disordine mondiale» (nelle parole dell'Autore). Forse semplicemente un libro da rileggere con calma, a freddo, senza cercarvi risposte, ma soprattutto riflessioni e annotazioni sui principali trend mondiali.
Risposte invece se ne trovano, e chiare, sul recente «Banche: possiamo ancora fidarci?», libro che copre i principali problemi ed attuali malfunzionamenti del sistema bancario internazionale. Trovo una buona intuizione quella di avviare la trattazione con il caso della "Signora Veronica", una dipendente di filiale di una banca in Liguria che acquista titoli per conto della madre dello Scrittore senza che questa abbia mai dato il relativo ordine, ma semplicemente sulla base di un accenno fatto durante una conversazione telefonica informale. Nella sua banalità (che nulla toglie alla sua gravità) mi sembra un caso che chiarisce la situazione in cui si trovano i risparmiatori italiani meglio di tante osservazioni generali.
Il libro dà un quadro molto chiaro dei problemi relativi alla scarsa cultura finanziaria media sia dei dipendenti delle filiali bancarie, ai quali si affidano spesso i clienti per le loro decisioni sui risparmi, sia dei clienti stessi; al conflitto di interessi che vizia l'attività di coloro che propongono prodotti di investimento.
Sottolinea i problemi che affliggono la vigilanza bancaria: il passaggio di consegne dalla Banca d'Italia alla BCE, con il passaggio da un'impostazione giuridico-amministrativa incentrata sulla correttezza formale delle operazioni ad un'impostazione economica che fa molta attenzione al rispetto dei requisiti di patrimonialità e quindi alla qualità dei portafogli crediti.
Mette molto bene in luce che la Banca d'Italia ha per mandato di garantire la solidità del sistema bancario, il che non è la stessa cosa che garantire gli interessi dei risparmiatori, e ripercorre in modo chiaro la vicenda della risoluzione recente delle 4 banche, esaminando il ruolo ed i limiti dell'azione di vigilanza.
Ho trovato poi molto chiaro il capitolo sui fondi di investimento, nel quale (mi viene da dire "finalmente" per quanto riguarda un libro destinato ad ampia diffusione, scritto da un giornalista affermato presso il grande pubblico) si parla con chiarezza della differenza tra gestione attiva e passiva, esemplificata dalle vicende di due case di investimento USA, Fidelity e Vanguard.
Dalla parte relativa al ruolo delle banche sul mercato locale (italiano o di altri paesi), il libro passa quindi a trattare la questione del debito greco, dove il supposto salvataggio delle banche greche è stato di fatto un salvataggio delle banche creditrici (in primis quelle francesi e tedesche), toccando il tema di come vadano valutati i possibili casi di ristrutturazione del debito. Si tratta di una questione che abbiamo già visto ampiamente affrontata, partendo dal punto di vista delle famiglie debitrici, nel libro «La casa del debito». Rampini giunge a conclusioni simili ed è molto bella la lettera aperta, da lui riportata, che Jeffrey Sachs scrisse nel 2015 ai lettori della Sueddeutsche Zeitung: «Il punto di vista tedesco è che i paesi dell'eurozona non devono vivere al di sopra dei loro mezzi; devono onorare i debiti; e ingoiare la medicina delle riforme quando è necessaria. La Grecia deve prendersela solo con se stessa … Pensare che gli Stati devono onorare i propri debiti può essere il principio giusto nove volte su dieci, e può essere un disastro la decima volta … La Germania nel dopoguerra aveva meritato il piano Marshall? No. Il piano Marshall e poi la cancellazione del debito tedesco nel 1953 consentirono alla Germania di rinascere? Sì. …. La Grecia si "merita" una cancellazione parziale sui suoi debiti? No. …. Un perdono parziale del debito sarebbe una buona idea? Sì.»
Ho trovato invece alquanto unilaterale la conclusione dell'Autore sulle nuove regole del bail-in, a suo parere rappresentative unicamente della volontà della Germania di non dover pagare per i dissesti delle altrui banche. Credo che il problema del salvataggio delle banche con il denaro dei contribuenti sia un problema reale e che la normativa che impone, in caso di risoluzione di una banca, di contribuire alla copertura delle perdite ai detentori (nell'ordine) di azioni, obbligazioni subordinate, obbligazioni e depositi (per importi > 100.000€) sia comunque un passo in tale direzione. Oltre che essere un passo per affrontare il problema delle banche "troppo grandi per fallire", che il libro ripercorre nei principali eventi sin dallo scoppio della crisi finanziaria del 2008.
Chiarissima la conclusione del libro, secondo cui non sarebbe onesto rispondere affermativamente alla domanda posta dal titolo. Troppe le cose accadute in senso contrario e troppo grande la torta che stimola gli appetiti: il risparmio italiano ad esempio vale 5 volte e mezzo il reddito annuo, in proporzione più che per la Francia e la Germania. Sono somme che fanno gola a troppi.
L'invito finale di Rampini è pienamente condivisibile e, direi, quasi positivamente sorprendente, per un consulente finanziario indipendente: nell'investire meglio non ascoltare chi ci promette rendimenti di lungo termine, meglio guardare da vicino alle commissioni, alle spese di gestione che "intanto si mangiucchiano il nostro piccolo capitale".

Banche: possiamo ancora fidarci?
  • Autore: Federico Rampini
  • Editore: Mondadori
  • Anno: 2016
Pubblicato in:
 
 
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