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Il Brasile e l'apologia dell'uso di marijuana
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Articolo di Donatella Poretti
21 novembre 2001 19:05
 
Sui giornali brasiliani di questi giorni si e' aperto un bel dibattito su una questione di non poca importanza. Sostenere pubblicamente "io fumo marijuana" in un Paese dove il consumo di droghe e' reato penale (grazie all'articolo 16 della legge 6368 del 1976) con una pena che puo' oscillare dai 6 mesi ai due anni, e' apologia di reato?
Non e' la prima volta che si propone questo imbarazzante quesito. Ricordiamo la vicenda delle magliette della Osklen con la foglia di marijuana stampata sopra, ritirate dal mercato e obbligate per rientrarvi ad una "toppa" di censura di stampo moralistico. Il caso di questi giorni e' quello della presentatrice televisiva Soninha, che dopo avere ammesso di fumare marijuana si e' ritrovata con tanto di fotografia in un servizio della rivista Epoca.
Non interessa in questo caso scoprire se la giovane presentatrice era piu' o meno consapevole che le sue dichiarazioni al giornalista si sarebbero trasformate in un articolo, ma il fatto che, dopo la pubblicazione, a Soninha e' arrivata una bella lettera dalla televisione pubblica Tv Cultura con la quale le sospendevano il programma e rescindevano dal contratto. In poche parole si diceva che una televisione pubblica non ammette tra le sue fila chi viola la legge, o peggio ancora, chi lo dichiara cosi' "spudoratamente".
A questo punto un po' per il personaggio famoso coinvolto, un po' perche' i mass media brasiliani non si lasciano mai sfuggire una notizia che abbia a che fare con la droga, il caso e' montato.
Il deputato federale dello Stato di Rio de Janeiro, Fernando Gabeira, in prima fila a battersi per la legalizzazione della marijuana, coglie l'occasione al volo per chiedere di sentire direttamente alla Camera dei Deputati, Tv Cultura: "in un'emittente che si chiama Cultura ci deve essere spazio per la tolleranza e il dibattito, non si puo' agire per preconcetti. E visto che e' una televisione pubblica deve fornire una spiegazione alla societa'".
Dalla parte di Soninha si schiera anche un suo collega, Marcelo Tas: "non credo che si meriti questa punizione", e il direttore della Tv, André Vaisman, che dopo avere rimproverato alla presentatrice di avere peccato di ingenuita' accusa di ipocrisia la televisione per l'atto arbitrario del licenziamento.
Pareri giuridici discordanti, se per Roberto Podval, presidente dell'Istituto brasiliano di Scienze Criminali, non e' reato "parlare" e il problema non esiste, pure per l'avvocato penalista Roberto Garcia, Soninha "non ha detto agli altri di fumare. Non c'e' l'incitamento al crimine". Ma per il costituzionalista, Celso Bastos, la realta' e' completamente opposta: dichiarare di usare cannabis attraverso un mezzo di comunicazione porta "inevitabilmente a fare apologia dell'uso della droga" e con tanto di Codice Penale alla mano, ecco la citazione del reato in questione "fare, pubblicamente, apologia del fatto criminoso o dell'autore del crimine".
Cosa centri poi tutto questo con l'essere una brava conduttrice di programmi televisivi, o pessima, da essere licenziata, non e' troppo chiaro.
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