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Il capo Raoni lancia un movimento mondiale di difesa del Pianeta
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Articolo di Redazione
20 luglio 2016 12:06
 
 Il loro appello ha riscontrato un notevole successo sul web: dal 21 giugno scorso, piu' di 136.000 euro (su un obiettivo di 150.000) sono stati raccolti, e l'iniziativa che stanno preparando si prospetta unica nella storia dell'Umanita'. Mettendo insieme alcune centinaia di rappresentanti dei popoli indigeni del mondo intero e i loro principali alleati, il cacicco Raoni, 86 anni, intende concretizzare la propria aspirazione dell'unione mondiale dei popoli.
Dal grido d'allarme al grido di allearsi
“Molte tempo fa un saggio ha detto: “quando l'ultimo albero sara' abbattuto, quando l'ultima costa sara' stata avvelenata, quando l'ultimo pesce sara' stato pescato, non restera' che il denaro, che non puo' essere mangiato'... questi tempi si avvicinano”, dice il cantante Bernard Lavilliers, tornato da poco dall'Amazzonia, in un video
Spiegando le ragioni per cui le foreste sono saccheggiate (oro, minerali, bestiame, soia, olio di palma, grandi dighe, etc..) e l'oceano iper-inquinato o supersfruttato, Lavilliers assume ufficialmente anche il rango di personalita' impegnata accanto al Capo Raoni, rappresentante del popolo Kayapo', in Brasile. Prima di lui. C'e' stato l'attore Pierre Richard, anche lui in un messaggio video, che ha detto: “Non si puo' continuare cosi' (…) investire per i guardiani di madre natura e' come investire su noi stessi, i nostri ragazzi, i nostri bimbi...”.
Un sostegno al movimento dei “Guardiani della Terra” si aggiunge a quello di altri personaggi dell'ecologia: Nicolas Hulot (presidente della Fondazione Nicolas Hulot) e Paul Watson (difensore dell'oceano e fondatore di Sea Sheperd) che molto piu' spesso si fanno sentire in materia.
Tutti si uniscono alla causa del cacicco Raoni e la missione che lui ha affidato all'ONG “Pianeta Amazzonia”. Obiettivo? Riunire, in una dinamica ancora inesistente, le popolazioni autoctone che oggi rappresentano 370 milioni di individui raggruppati in piu' di 70 Paesi su cinque continenti. Essi formano piu' di 5.000 differenti gruppi e parlano piu' di 4.000 lingue, e la maggior parte rischiano di sparire entro il XXI secolo.
“L'alleanza dei guardiani della natura proviene da un sogno del capo Raoni”, spiega Gert-Peer Bruch. Fondatore di Pianeta Amazzonia, “lui vuole dar vita ad una dinamica con l'insieme dei popoli indigeni in modo che la loro causa sia piu' efficace. Non si tratta di loro che vogliono restare all'eta' della pietra, ma di integrasi all'evoluzione senza subire i misfatti della cosiddetta 'modernita'' dei Paesi sviluppati”. Motivo per cui, il suo appello al raggruppamento veicolato dal video che si trova qui.
Sette altri capi indiani come Daci Kopenawa Yanomami, il cacicco Pirakuman e Aritana Yawalapiti, nonche' Afukaka e Tabata Kuikuro del parco del Xingu nel Mato Grosso (che nell'ultimi decennio hanno dovuto fronteggiare delle deforestazioni record, lasciando poco a poco i loro parchi circondati da campi di monocolture di soia o di cotone nonche' di pascoli) si raggruppano introno a questa nuova dinamica.
La piu' grande alleanza sulla natura
Nell'ambito dell'incontro organizzato per settembre 2016 nel villaggio Kayapo di Piaraçu, alcuni rappresentanti indigeni e delle personalita' impegnate in merito nel mondo intero, saranno invitate a partecipare agli scambi (tutto poi sara' riportato su un video), ma anche all'insieme delle cerimonie e delle rappresentazioni concepite per organizzare la tabella di marcia e le proposte gia' preparate e presentate dall'Alleanza. “L'idea e' che ogni anno ci saranno degli incontri nelle terre indigene. E' difficile accendere un calumet della pace in seno all'ONU, ma si fara' in seno all'alleanza dei guardiani della natura. Cosi' organizzandoci, saremo in grado di partecipare alla 22ma conferenza internazionale sul clima (a novembre prossimo a Marrakech – ndr) ed a tutti gli avvenimenti internazionali “. spiega Gert-Peter Bruch.
Di fatto, il metodo consiste anche nell'organizzarci per i nostri rappresentanti della Natura: i popoli indigeni, facendo appello alla diversita' delle culture e dei rappresentanti per rispondere all'urgenza ecologica. “ Questi popoli hanno una relazione ancestrale con il proprio ambiente, la loro conoscenza e' basata su approcci diversi dalla scienza o dalla tecnologia. Essi non sono disconnessi dalla Natura e cercano di preservare il proprio sapere, che si sta perdendo ad una velocita' mai vista” dice Laurent Durieux, consigliere sul clima e lo sviluppo sostenibile dell'ambasciata francese a Brasilia, membro organizzatore dell'incontro. “Senza parlare dei giovani indigeni che si vergognano delle loro origini e hanno l'abitudine di far proprio in modo acritico lo stile di vita occidentale. E' tutto un sistema di protezione che e' in gioco. Bisogna agire oggi, perche' fra dieci anni sara' troppo tardi”.
Per Nicolas Bériot, ingegnere di ponti, acque e foreste, coinvolto nell'équipe organizzatrice, “l'alleanza va oltre i popoli indigeni, e' un ponte tra loro e quelli che sono attaccati alla difesa di questi valori per costruire insieme una nuova forma di impegno. La maturita' e' stata raggiunta per una unione basata su uomini e donne coscienti della loro dipendenza dalla terra”.
Oggi questo appello e' stato lanciato in Francia, ma prossimamente sara' lanciato in altre otto lingue. Da quel punto in poi, gli organizzatori stimano che l'operazione sia gia' un successo: l'operazione di finanziamento partecipativo permette di far conoscere la lotta intrapresa dai popoli indigeni in modo inedito (i video vanno raramente oltre le 100.000 visite, mentre il milione e' stato superato su questa operazione). A medio termine, la riuscita si valutera' sulla valorizzazione internazionale dell'incontro (Gert-Peter Buch sta per realizzare un documentario sulla formazione dell'alleanza). A lungo termine, di fatto “dobbiamo valutare la presa in conto e le ricadute delle proposte dei popoli indigeni sulle soluzioni internazionali apportate alle crisi ambientali e climatiche”, dice laurent Durieux.

(articolo di Anne-Sophie Novel, pubblicato sul quotidiano Le Monde del 20/07/2016) 
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