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Cellule staminali al Palazzo di vetro
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Articolo di Massimo Lensi
4 marzo 2002 21:45
 
L'art.1 della Carta, nell'elencare i fini delle Nazioni Unite e quindi nell'indicare i settori ai quali puo' estendersi l'attivita' dell'Organizzazione, adotta una formulazione assai generica ed elastica. Praticamente non c'e' materia, sia essa attinente alla politica, all'economia, oppure ai rapporti sociali, culturali ecc. che non possa rientrare nel campo d'azione dell'Onu. I limiti formali pero' esistono e sono deducibili da altri articoli, dalla prassi e da alcuni principi di carattere generale. I veri limiti si nascondono altrove, non scritti su carta o deducibili dalla tradizione, a volte annegati nei gravi problemi che l'Organizzazione deve affrontare di giorno in giorno nel divenire della sua attivita': scandali, crisi finanziaria, rapporti preferenziali con i grandi della Terra. Anche l'incapacita' dimostrata in tante occasioni di essere luogo di dibattito e non solo di rappresentanza delle istanze mondiali ha il suo peso. La globalizzazione sta avanzando, e con essa sta aumentando la richiesta di una profonda riforma dell'Organizzazione e di una nascita di un vero e proprio diritto internazionale cogente, la sottile linea che potrebbe legare l'Organizzazione alla realta'.
Il 26 febbraio 2002 il Comitato ad hoc -istituito per discutere la proposta di una convenzione internazionale contro la clonazione riproduttiva- ha iniziato la sua prima seduta di audizioni. Un salto indietro e' a questo punto necessario, per capire la genesi di questo organismo internazionale sulla bioetica.
Nel 1997 l'Unesco aveva approvato la Dichiarazione Universale sul Genoma ed i Diritti dell'Uomo, secondo la quale "la clonazione degli esseri umani e' un'offesa alla loro dignita'". Un anno dopo l'Assemblea Generale ratificava la Dichiarazione con 56 stati favorevoli su 96. Il "caso Antinori" piombera' come un macigno nel novembre del 2001 e Francia e Germania chiederanno di aprire una discussione per introdurre il divieto mondiale della clonazione riproduttiva. L'iter si conclude con il Comitato legale che, accogliendo la richiesta dei due Paesi europei, stila un documento ed invita la nascita di un Comitato Permanente sulla Bioetica.
Queste le poco promettenti premesse di un dibattito tra i delegati nazionali, che risultera' intriso di valutazioni a volte scarsamente inerenti al tema in oggetto di discussione ed inquinato dalla salvaguardia del lavoro compiuto nei singoli Stati nazionali. Un dibattito dai toni comunque incandescenti, paludato a volte dalla retorica, frutto di intese e di alleanze di natura diplomatica, come e' accaduto per le dure osservazioni di Siria ed Iraq, fortemente contrarie all'inclusione nel Comitato ad hoc di un esperto israeliano. O come per l'interesse cinese, molto attivo nel difendere le regole degli organismi che fanno ricerca nel "Paese dove non tramonta mai il sole": un vero e proprio codice di comportamento, che nessuno pero' conosce. E forse non e' un caso che la Cina, di recente alla ribalta per lo scandalo del traffico clandestino di organi umani, non si sia data ancora leggi organiche in materia.
La lista potrebbe andare avanti a lungo, tra intrallazzi e scudi levati. Con l'intervento dell'Osservatore Permanente della Santa Sede, cardinal Renato Martino, e con la sua richiesta di bando di qualunque forma di clonazione umana, si rischia il paradosso. Ci si potrebbe chiedere, per esempio, a quale titolo uno Stato come quello di Citta' del Vaticano, privo del carattere della territorialita', siede a simili consessi? Con tutto il rispetto che portiamo per il Soglio Pontificio.
Ma andiamo avanti. Allontanandosi dal folklore diplomatico ed entrando nel merito della discussione, possiamo notare che le posizioni piu' vicine ad auspicare la liberta' di ricerca scientifica in materia di cellule staminali -di clonazione terapeutica- provengano dai rappresentanti di Giappone, Israele e Brasile. Il primo appoggia il divieto di clonazione riproduttiva -e su questo punto il consensus sembra pacifico da parte di tutti i rappresentanti nazionali- e ricorda orgoglioso la legge vigente in Giappone sulla clonazione terapeutica, mentre il secondo, tradendo un certo orgoglio etno-religioso, osserva che la visione ebraica e' favorevole ad ogni intervento in favore della cura dei malati. Il delegato russo invita invece a non prendere decisioni prima di una approfondita discussione sulle implicazioni scientifiche e sociali della clonazione e ricorda la moratoria della clonazione umana di cinque anni, promulgata dalla Duma: provvedimento, attenzione, adottato allo scopo di "preservare l'identita' nazionale russa". Cuba, per rimanere tra quei Paesi in prima fila nella lista nera delle violazioni dei diritti dell'uomo, si dichiara a favore della fecondazione assistita e di un uso futuro, aggiungiamo noi del tutto ideologico, della clonazione umana come cura per la sterilita'. La delegata Usa, decisamente anticastrista, invita dal canto suo l'Onu a proibire ogni forma di clonazione umana indipendentemente dagli scopi e decisa a sorprendere un po' tutti, si lancia in una condanna dell'uso delle tecniche di clonazione terapeutica che, secondo la sua pessimistica visione del mondo, mette "un'indebita pressione sulle donne in eta' fertile". Il ragionamento della delegata Usa non fa una grinza: "se si permettera' la clonazione di embrioni in laboratorio sara' impossibile impedire sia l'impianto in utero sia che vada a termine la gravidanza". Pragmatico, suadente e sereno il rappresentante brasiliano, il quale ricorda a tutti i delegati come sia inutile discutere di bandi e divieti perche' nessuna convenzione internazionale potra' nei fatti proibire efficacemente la clonazione riproduttiva, pur da condannare. Il Brasile ritiene che il miglior modo di opporsi alle degenerazioni sia quello di garantire la liberta' di ricerca scientifica. Come non applaudire...
E l'Europa? I Paesi del vecchio continente si schierano con i promotori della discussione, Francia e Germania, che -ricordiamo- caldeggiano semplicemente la proibizione della clonazione riproduttiva, sancita pero' da un documento internazionale.

Vorremmo concludere questa poco appassionante disanima delle varie posizioni in tema di clonazione con la speranza di vedere le Nazioni Unite occuparsi di altri problemi. Lo possono fare, hanno a disposizione tanti temi all'ordine del giorno, scandali da risolvere, guerre alla droga da lanciare, bilanci da sanare. Il loro statuto organizzativo non le obbliga certamente di partorire Convenzioni in materie cosi' drammatiche, innovative, diremmo rivoluzionarie. Per di piu' senza essere capaci di mettere alla porta interessi nazionali e valutazioni di ordine ideologico e religioso. Uscendo da un comizio, De Gaulle fu avvicinato da un estimatore che grido': "Morte ai cretini", e il generale rispose: "Il suo programma e' troppo ambizioso".
E cosi' andra' a finire: la prossima riunione del Comitato ad hoc si terra' il prossimo 23 settembre.
Vi terremo aggiornati.
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