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Colombia. Piccoli narcotrafficanti crescono
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Articolo di Benedetta Marziali
10 settembre 2001 20:39
 
La trasparenza, reale o supposta, e' diventata sinonimo di conoscenza della realta', un'identita' tra essere e apparire la cui evidenza ha colpito, modificandole, anche le strategie dei narcotrafficanti moderni. Cosi' il "boss" cambia abito, per cambiare apparenza e camuffarsi da "se stesso", persona comune, di ceto medio, talvolta studente universitario. Abbandonati gli orpelli dell'opulenza sfrontata, la sopravvivenza del trafficante abiura la magnificenza, garantendo una visibilita' comune, banale: la non-visibilita'.
I nuovi capi emancipati dallo stile lussuoso di chi li ha preceduti non ostentano ricchezze da capogiro, ma assumono comportamenti e stili di vita dell'uomo della strada: acquistano immobili con mutui bancari, spostandosi su macchine da stipendio mensile e indossano gli abiti di chi guadagna legalmente.
Il cambio generazionale ha visto crescere e diversificare i cartelli di controllo della produzione e distribuzione della cocaina, ha contribuito all'avvicendarsi di personaggi senza identita'. Si stima che vi siano circa 300 piccole organizzazioni artigianali, ma si conoscono con certezza solo di 50 di esse: gruppi formati in base a competenze e conoscenze degli affiliati, microcellule operative di difficile connotazione. La prima narcotrafficante donna, Ivonne Escaf, catturata nel 1999, e' l'emblema della svolta che vede una sempre maggiore penetrazione del narcotraffico nel tessuto sociale e una sua conseguente minore visibilita'.
Cosi' nuovi astri nascenti del narcotraffico disegnano costellazioni sconosciute quanto luminose di un cielo, quello colombiano, in cui distinguere e conoscere pare difficile, e in cui gli sforzi della lotta al narcotraffico sembrano quelli di chi "naviga a vista".
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