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Consulta Antidroga: la cacciata di Agnoletto e la memoria corta
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27 luglio 2001 17:54
 
Le manifestazioni contro il G8 a Genova hanno fatto una vittima anche a Roma. Gli scontri, infatti, dalle piazze si trasferiscono nei palazzi ministeriali. Questa volta la vittima, solo metaforica per fortuna, e' Vittorio Agnoletto, leader e portavoce del Genoa Social Forum, mentre ad indossare i panni della tuta nera e' il ministro del Welfare, Roberto Maroni. "Non avendo avuto il buonsenso di dimettersi dopo le incredibili e insopportabili dichiarazioni di Genova -ha dichiarato il ministro- procedero' io stesso a revocargli l'incarico. Ormai e' venuto meno quel sentimento di reciproca fiducia che sta alla base di ogni consulenza". Cosi' viene revocato a mezzo stampa ad Agnoletto l'incarico di membro della Consulta degli Esperti e degli Operatori sulle Tossicodipendenze, ricoperto dal 1993 ad oggi e a titolo gratuito, come tiene a precisare il diretto interessato. Vittorio Agnoletto, fondatore e responsabile Scientifico della LILA (Lega Italiana per la Lotta contro l'Aids), replica sperando che si tratti solo di una boutade estiva: "se fosse vero, questa situazione ci riporterebbe all'unico periodo in Italia dove i componenti dei comitati scientifici erano scelti in base all'identita' di vedute con il governo e alla fedelta' alla linea di governo, cioe' il Ventennio". Le dichiarazioni che si sono susseguite hanno rimarcato le parti sul campo, e cosi' se dal centrosinistra arrivano attestati di stima per il medico e critiche per il ministro, dal centrodestra pieno sostegno all'operato del responsabile del dicastero del Welfare. La prima a infuriarsi per la decisione di Maroni e' Rosi Bindi: "e' un atto gravissimo, di pura ritorsione -sbotta la ex ministra popolare della sanita'- Agnoletto e' il presidente di un'associazione da anni al servizio dei malati di Aids e dei tossicodipendenti, con progetti finanziati dagli enti locali e dallo stesso Ministero. Il governo nega la liberta' di espressione, di opinione, di associazione". Scordandosi clamorosamente di quando lei stessa aveva auspicato le dimissioni di Marcello Crivellini, Commissario Straordinario dell'INRCA (Istituto a carattere scientifico nel campo dell'invecchiamento), colpevole di essersi candidato alle elezioni regionali. L'ex ministro per la Solidarieta' Sociale, Livia Turco, che aveva rinnovato i 72 membri della Consulta nel 1999 parla di "discriminazione politica che nulla ha che fare con la lotta alla droga". Il responsabile Sicurezza di An, Filippo Ascierto ha commentato che "con tutta la droga che abbiamo visto circolare nei cortei del Gsf, Agnoletto si e' dimostrato il consulente meno indicato per un governo che rifiuta qualsiasi tipo di liberalizzazione". Lapidario, infine, il commento del ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri: "Agnoletto e' solo un cattivo maestro". Voce fuori dal coro nello schieramento di governo l'on. Raffaele Costa, gia' ministro per la Sanita' del primo governo Berlusconi: "e' un personaggio scomodo per un ministro, ma in materia di tossicodipendenze e' sicuramente persona che conosce la materia". Se Bobo Craxi parla di una inutile ritorsione, Marco Pannella sostiene che "il ministro Maroni ha perso un'ottima occasione per tacere e per non prendere una decisione che se non fosse innanzitutto risibile, sarebbe odiosa e probabilmente illegittima -ha aggiunto il leader radicale- mentre si mantiene come rappresentante italiano nelle massime autorita' dell'ONU un personaggio come Pino Arlacchi". Il caso e' prettamente politico, i titoli e le competenze tecniche sembrano oramai essere ininfluenti per l'incarico di consulente. Solo 5 anni fa l'on. Roberto Maroni sottoscrisse la proposta di legge n.128 per la legalizzazione della cannabis a prima firma Franco Corleone. Auguriamo al ministro Maroni che nessuno del suo schieramento si ricordi di quando era antiprobizionista in materia di droghe, altrimenti l'incompatibilita' con se stesso diventa grottesca. Al di la' del fatto specifico, rimane questa sorta di circo delle istituzioni italiane, dove al rigore dell'approccio scientifico e razionale che una materia come questa meriterebbe, si preferisce giocare la liberta' degli individui e la salute dei malati nella ruota degli equilibri di Governo e Parlamento. Quindi, per il momento, niente di nuovo anche rispetto al Governo precedente, dove nominalmente c'era una affollamento di persone che proponeva approcci non-punizionisti al fenomeno, ma che nei fatti non spostava di una virgola la situazione. Una conferma che -destra, sinistra, sopra, sotto, di lato, etc..- il fenomeno non puo' essere affrontato a colpi di maggioranze e/o minoranze di governo, ma con una razionalita' dei fatti e "trasversale" (per usare una parola politichese) di cui, per esempio, ci stanno dando lezione proprio in questi giorni, maggioranza e opposizione del Parlamento britannico.
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