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Diritti donne nel mondo. ONU: situazione in degrado
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Articolo di Redazione
18 giugno 2017 17:57
 
 Riunito a Ginevra fino al 23 giugno, il Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite ritiene che una donna su tre sia ancora vittima di violenze nel mondo. Ma, catalogare tutti i casi di abusi e’ un lavoro titanico e i numeri potrebbero essere largamente sottostimati.
Morti, violenze, stupri, privazione della liberta’ d’azione o di muoversi, mutilazioni genitali, matrimoni forzati, rifiuto del diritto all’interruzione di gravidanza… La lista delle violenze perpetrate sulle donne e’ talmente lunga, che le associazioni di difesa dei diritti umani non fanno dei numeri precisi per evitare di sottistimare le vittime. Il rapporto del Consiglio dei diritti dell’uomo della Nazioni Unite (HCDH) pubblicato il 13 giugno, stima che nel mondo, sarebbero piu’ del 30% a subire violenze fisiche, sessuali o morali. Un numero che non puo’ essere esaustivo e che si traduce in una realta’ solo parziale, secondo Jacqueline Deloffre, responsabile della commissione delle donne di Amnesty International.
Un calo generale dei diritti delle donne
Le missioni fatte in loco dall’ONU permettono di raccogliere dati dalle istituzioni o associazioni, ma le violenze sono troppo spesso silenziate. Questi abusi sono frequentemente commessi in seno alla famiglia, talvolta poco visibili, e le donne non si presentano sistematicamente nei commissari o negli ospedali. Si tengono ben lontane da questi luoghi. La tradizione, la vergogna, la paura di fare denuncia o l’impossibilita’ di sapere se e’ in virtu’ della loro condizione di donne che le violenze sono state perpetrate (per gli omicidi), rendono problematiche le individuazioni dei casi di violazione dei diritti delle donne.
Pertanto, per Daisy Schmitt, addetta all’ufficio diritti delle donne della Federazione internazionale delle leghe dei diritti dell’uomo (FIDH); “la situazione tende a degradarsi. Si assiste ad un calo dei diritti delle donne nel mondo qualunque sia la zona geografica o la classe sociale”. E anche se i numeri non lo riflettono che parzialmente, bisogna fare un conto appropriato per denunciare le pratiche che perdurano e minacciano potenzialmente la meta’ della popolazione mondiale.
Per l'HCDH, la persistenza degli abusi e’ soprattutto dovuta ad un problema di volonta’ politica. Malgrado i progressi legislativi, gli Stati ritardano ad attuare le leggi o a farle rispettare. Peggio, alcuni governi fanno fatica a districarsi nelle resistenze in merito e operano come se questi ammodernamenti non ci fossero. “La mutilazione genitale e’ vietata in Egitto dal 2008 per esempio -precisa Jacqueline Deloffre- ma di fronte alla mortalita’ conseguenziale alla pratica ancora estremamente diffusa (piu’ dell’80% delle donne la subisce), il governo ha deciso di istruire i medici perche’ la mutilazione sia praticata al meglio negli ospedali”. Altri Stati provano a rivedere le leggi esistenti sotto il condizionamenti dei vari dogmi. “Quando le religioni prendono il sopravvento sul diritto, le donne sono in pericolo. Noi dobbiamo continuare ad essere vigili anche nei Paesi dove si crede che i diritti siano acquisiti, come per l’aborto in Polonia”.
L’educazione soprattutto
Il quadro legislativo e la coercizione non sono pero' tutto. Al contrario, gli organismi di difesa dei diritti umani perorano il ricorso all’educazione, particolarmente dei ragazzi e degli uomini per evitare le loro violenze contro le donne. Di fronte ad un male insidioso e difficilmente valutabile, bisogna quindi agire alla fonte. Per l’HCDH bisogna abbandonare l’idea totalmente errata che se le donne hanno piu’ diritti, gli uomini ne perdono, e bisogna includere i maschi in questo lavoro di convincimento per fare evolvere la mentalita’.
Deloffre stima che la trasmissione di questi valori di equita’ debba essere assicurata dalla scuola, si’ da ottenere una legittimita’ istituzionale. Amnesty International fa anche lei stessa delle iniziative dirette negli istituti scolastici, essenzialmente in Europa occidentale. “In Francia, siamo sempre piu’ sollecitati dagli insegnanti per intervenire nelle scuole medie e nei licei, ma anche presso i piu’ piccoli”, dice la responsabile della ONG. Nel resto del mondo, le azioni di sensibilizzazione presso la popolazione maschile e’ organizzata attraverso iniziative associative in modo che un giorno, una donna su tre vittima di violenze sia un numero impensabile.

(articolo di Cécile Brajeul, pubblicato sul quotidiano Libération del 18/06/2017)
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