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Energie rinnovabili in crescita... ma troppo poco per salvare il clima
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Articolo di Redazione
7 giugno 2017 9:41
 
 La transizione energetica mondiale e’ “ben avviata”, ma “non e’ abbastanza rapida” per sperare di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (contenere l’aumento medio della temperatura del Globo “ben al di sotto” dei 2 gradi in rapporto al periodo preindustriale, cioe’ a +1,5). Ecco, in sostanza, la conclusione dell’edizione 2017 del rapporto “sullo stato mondiale delle energie rinnovabili” pubblicato mercoledi’ 7 giugno da REN21 (Renewable Energy Policiy Network for the 21st Century), una rete internazionale che riunisce vari attori (governi, organizzazioni internazionali, associazioni industriali, scienziati, ONG). Uno stato dei fatti dei principali segnali di speranza e motivi di dubbio rilevati in questo rapporto, presentato come il piu’ dettagliato in materia.
Tre ragioni per credere
1 – Dopo un anno 2015 “straordinario”, le nuove installazioni di energie rinnovabili hanno ancora battuto un record nel 2016. La loro capacita’ totale mondiale di produzione e’ cresciuta del 9% in rapporto al 2015, per attestarsi a 2017 gigawatt (GW) alla fine dell’anno. Il solare fotovoltaico ha fatto la figura da “star”, con circa il 47% di crescita, seguito dall’eolico (34% del totale) e idroelettrico (15,5%). Per non parlare del fotovoltaico, almeno 75 GW di nuove capacita’ sono state installate nel mondo durante il 2016, l’equivalente di “piu’ di 31.000 pannelli solari all’ora”, calcola il rapporto. La Cina ha registrato il 46% delle nuove capacita’ nel solare, seguita dagli Stati Uniti (20%), dal Giappone (11,5%) e dall’India (5%) …
In linea generale, la tendenza osservata l’anno scorso si conferma: ormai, il mondo installa ogni anno sempre piu’ delle capacita’ di produzione di energie rinnovabili che non di origine fossile, tutte le energie fossili messe insieme (carbone, petrolio e gas), sottolinea il rapporto. Questo accade in modo particolare in citta’, Stati, Paesi, e grandi imprese si impegnano a raggiungere un obiettivo del 100% di energie rinnovabili consumate, “perche’ questo ha un senso economico”, e maggiori vantaggi per il clima, l’ambiente o la sanita’ pubblica. Il rapporto ricorda anche che il passaggio alle energie rinnovabili ha significato posti di lavoro in piu’ per 9,8 milioni di persone nel mondo durante il 2016, rispetto agli 8,3 del 2015, secondo l’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili (Irena). Grazie al declino dell’uso di carbone, alla crescita delle energie rinnovabili e a misure di efficienza energetica, le emissioni mondiali di CO2 legate al consumo di energia del settore industriale e delle energie fossili, sono rimaste stabili per il terzo anno consecutivo. E questo malgrado una crescita del 3% dell’economia mondiale ed un consumo in crescita dell’energia.
2 – I costi di produzione dell’elettricita’ di origine solare ed eolica “calano rapidamente” grazie, tra l’altro, alle innovazioni nella fabbricazione ed installazione dei pannelli solari, al miglioramento dei materiali e al design delle turbine eoliche, o ancora ai vantaggi dello stoccaggio termico per il solare a concentrazione (CSP). Delle “richieste di offerta record” ci sono state nel solare fotovoltaico in Argentina, Cina, India, Giordania, Arabia Saudita o negli Emirati Arabi Uniti, con offerte sotto i 0,03 dollari a kilowatt ora (kWh) su alcuni mercati. Stessa osservazione nell’eolico, con dei record verso i bassi costi in diversi Paesi, tra cui Cile, India, Messico e Marocco. Delle offerte nell’eolico offshore in Danimarca e nei Paesi Bassi “hanno avvicinato l’industria europea al suo obiettivo di produrre elettrica derivata dall’eolico offshore ad un costo minore in rapporto a quello derivato dal carbone da qui al 2025”. In totale, nei numerosi Paesi, le rinnovabili sono ormai competitive con le energie fossili o il nucleare. E lo sono maggiormente se si tiene conto delle sovvenzioni a queste ultime, che falsano la concorrenza.
3 – Il sistema energetico e’ capace di integrare una grande quantita’ di energia rinnovabile. Il rapporto qualifica come un “mito” il fatto che bisogna ricorrere alle energie fossili o al nucleare per fornire una elettricita’ “di base” quando il sole non risplende o il vento non soffia. La rete elettrica guadagna in flessibilita’ grazie ad una serie di strumenti che non smettono di perfezionarsi: reti di distribuzioni interconnesse, strumenti di misura per equilibrare offerta e domanda, stoccaggio, etc..
Nel 2016, la Danimarca e la Germania hanno gestito con successo dei picchi di produzione di elettricita’ di origine rinnovabile, rispettivamente del 140 e dell’86,3%.
Tre questioni problematiche
1 – Gli investimenti diminuiscono. Anche se il totale degli investimenti mondiali nelle nuove capacita’ di produzione di energie rinnovabili rappresenta circa il doppio di quelli del settore fossile e questo accade per il quinto anno consecutivo, questi investimenti sono calati del 23% in rapporto al 2015 (nell’ambito dell’idroelettrico per piu’ di 50 megawatt). Nei Paesi emergenti emergenti ed in via di sviluppo, gli investimenti nelle energie rinnovabili sono calati del 30% (a 116,6 miliardi di dollari), mentre nei Paesi sviluppati sono calati del 14% (a 125 miliardi di dollari). Questa caduta di investimenti mondiali e’ in gran parte dovuta al rallentamento in Cina, Giappone, India e Africa del Sud. Se la Cina resta il piu’ grande investitore nelle rinnovabili, col 32% dei finanziamenti mondiali, essa ha scelto nel 2016 di dedicare una parte dei suoi fondi al miglioramento della rete elettrica e a delle riforme del mercato energetico, in modo da poter meglio utilizzare le risorse rinnovabili esistenti. Il rapporto evidenzia inoltre che il Paese ha annunciato a gennaio del 2017 che avrebbe speso 360 miliardi nelle rinnovabili entro il 2020.
2 – I settori del trasporto (in particolare aereo e marittimo), del calore e del raffreddamento restano al traino rispetto a quello dell’elettricita’. Malgrado qualche progresso, in particolare lo sviluppo rapido dei veicoli elettrici, il dispiego di energie rinnovabili e’ molto lento nei trasporti, deplora il rapporto, Il quale nota che per decarbonizzare questi stessi non sia ancora “ne’ preso seriamente in conto ne’ una priorita’”. I prodotti petroliferi contano sempre per circa il 93% nel consumo finale di energia del settore.
3 – Le sovvenzioni mondiali alle energie fossili e al nucleare continuano a frenare la transizione energetica. Malgrado numerose promesse di sopprimerle, queste sovvenzioni esistono sempre e costituiscono un “ostacolo maggiore” ad un impiego rapido delle rinnovabili, sottolinea il rapporto. Per le sole energie fossili, esse rappresentano il quadruplo di quelle accordate alle rinnovabili. In pratica, per ogni dollaro speso per le rinnovabili, 4 dollari sono spesi per “perpetuare la nostra dipendenza alle energie fossili. Questo falsa il mercato in modo molto improduttivo”, si allarmano gli autori. Che raccomandano essenzialmente, per accelerare la transizione energetica e raggiungere gli obiettivi di Parigi, di “lasciare le energie fossili sotto terra”.

(articolo di Coralie Schaub, pubblicato sul quotidiano Libération del 07/06/2017)
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