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A fronte dei populismi, Bruxelles definisce una globalizzazione con regole
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Articolo di Redazione
10 maggio 2017 17:58
 
 La nuova pelle del capitalismo ha tre aspetti fondamentali: globalizzazione, iperfinanziarizzazione e diseguglianza. Bruxelles ha pubblicato oggi 10 maggio un documento che difende i benefici della globalizzazione di fronte alle repliche nazionalpopuliste, alla Brexit o le tentazioni protezioniste di Trump. La novita’ e’ che la Commissione europea e’ consapevole che gli eccessi degli ultimi anni devono essere corretti: si impegna per “dar forma” alla globalizzazione, mettendo delle briglie, per fissare “un insieme di regole globali, che ora invece sono incomplete”. Invertire tale processo sarebbe un disastro, dice Bruxelles, ma non fare nulla non è la soluzione: in 10 anni, la globalizzazione (combinata con i cambi tecnologici) “produrra’ sia persone che ci guadagnano che persone che ci perdono”.
Sono settimane che Bruxelles sta lanciando segnali politici di primo livello dopo una decade di crisi con la prima diserzione in 60 anni, la Brexit. Nella celebrazione del suo 60mo anniversario, ha pubblicato un succoso Libro Bianco su cui gli Stati membri dovrebbero basarsi per decidere quale Unione europea chiedono. Da 15 giorni ha lanciato una nota informativa sull’Europa sociale, a fronte della constatazione che l’Unione si sta perdendo la cittadinanza a causa del deterioramento dello Stato di Benessere. Questo mercoledi’ 10 maggio e’ la volta della globalizzazione. A fronte delle contestazioni nazionaliste come la Brexit e le tentazioni protezioniste di Donald Trump in Usa, l’Europa conferma un segreto ad alta voce: e’ un continente del libero scambio e pro-globalizzazione, anch dopo aver sbarrato la strada agli Wilders, Le Pen e compagnia. Ma il documento contiene un interessante cambio di ritmo: di fronte alla critiche ogni volta piu’ dure contro la posizione neoliberale della Ue, Bruxelles pretende di “dare forma” alla globalizzazione, con “regole multilaterali” che permettano di contenere gli eccessi degli ultimi anni.
La nota informativa non contiene strumenti concreti di un profondo progetto: la novita’ e’ l’approccio. Bruxelles ammette, forse per la prima volta, che la globalizzazione ha raggiunto e attraversato le sue ultime frontiere. E che a partire da qui ci sono due opzioni: estendere ordinatamente il dominio su di essa con un insieme di regole fissate negli organismi internazionali per rilassare i suoi aspetti piu’ temerari e nocivi, o tenere aperta la possibilita’ che il ritiro avvenga senza controllo. Bruxelles favorisce la prima opzione, in seguito al trionfo di Emmanuel Macron in Francia, di fronte all’ascesa di figure politiche controverse, tra cui Donald Trump -che ha dichiarato chiaramente la sua opzione protezionista, con una retorica di confronto col Messico, Cina e Germania – fino a Marine Le Pen, che ha ottenuto piu’ di 11 milioni di voti con la sua proposta di chiudere le frontiere.
“I fatti dimostrano che l’economia, le imprese e i cittadini europei continuano a beneficiare enormemente della globalizzazione”, dice il documento. “Ma questi benefici non sono automatici ne' si distribuiscono in modi uguale tra i nostri cittadini”, dice la nota informativa di 21 pagine.
Il capitolo dei benefici e' molto ampio, con 1,75 miliardi di euro in esportazioni europee -l’80% di provenienza delle PMI- e la creazione di 14.000 posti di lavoro per ogni 1.000 milioni in piu’ di vendite all’esterno. Le importazioni contribuiscono a far calare i prezzi per i consumatori e la globalizzazione, infine, “ha permesso che milioni di persone siano uscite dalla poverta’”. Ma il piu’ succulento e’ il capitolo delle sfide, che spiega in parte fenomeni come la Brexit e la crescita degli ultra' dentro e fuori dell’Europa. “Molti europei sono inquieti: vedono la globalizzazione come sinonimo di perdita di posti di lavoro, ingiustizie sociali o bassi standard ambientali, di salute e di riservatezza. Considerano che questo processo stia erodendo tradizioni e identita’”, “e’ che dia maggiori benefici alle multinazionali che fanno guadagni in Paesi dove non pagano tasse” o “ in Paesi che abbracciano pratiche commerciali ingiuste”. Si impone “la percezione che i governi non tengano la globalizzazione sotto stretto controllo, o non siano capaci di controllare l’impatto della globalizzazione; questa e’ una sfida politica che l’Europa deve affrontare”.
La ricetta di Bruxelles e’ chiara: rifiutare “le tentazioni isolazioniste”. Resistere “al ritorno al protezionismo, considerando che l’Organizzazione Mondiale del Commercio ha identificato 1.500 nuove barriere commerciali da quando e’ iniziata la Grande Recessione, gia’ dal 2008". “Se chiudiamo le frontiere, altri faranno altrettanto; tutti saremo perdenti”, dice la Commissione espletando il consueto credo liberale. Le ricette di Bruxelles sono chiare: “Per evitare questa spirale, sono imprescindibili le istituzioni multilaterale le regole in ambiti come il cambio climatico o l’evasione e le imposte. “Siamo contenti di aver completato le necessarie regole globali”, indica la Commissione, che lascia ancora un motivo finale. “L’Europa non deve essere naif”, “Quando le regole non si rispettano, abbiamo bisogno di strumenti di difesa commerciale”, come quelli che abbiamo applicato con l’acciaio della Cina. “L’Ue e’ la prima potenza commerciale e investitrice del mondo, ma lontano dal sedersi e lasciare che la globalizzazione formi il nostro destino. Abbiamo l’opportunita’ di modellare la globalizzazione in accordo coi nostri valori e interessi”, conclude il documento.

(articolo di Claudi Perez, pubblicato sul quotidiano El Pais del 10/05/2017)
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