E' arrivato a sentenza un maxiprocesso a carico di Marco Pannella e di altri 20 radicali. L'accusa per i dirigenti e militanti della Lista Pannella era quella di aver distribuito 200 bustine di hashish nel 1997 in occasione di manifestazioni promosse dal movimento antiproibizionista avvenute tra settembre e novembre a largo San Carlo e piazza Goldoni, a Roma. Le richieste di condanna erano sollecitate dal pm Federico De Siervo per aver detenuto, a fine di spaccio, sostanze stupefacenti.
Al termine di una lunga camera di consiglio, i giudici della decima Sezione Penale del Tribunale di Roma hanno riconosciuto gli imputati responsabili della detenzione, a fine di spaccio, di circa 200 grammi di hashish comminando varie pene a seconda delle responsabilita' nelle azioni. La sentenza ha riconosciuto l'''alto valore morale e sociale di quelle iniziative'', che come attenuante ha comportato la commutazione della pena da penale ad amministrativa.
L'avvocato della Difesa, Gian Domenico Caiazza, aveva sollecitato l'invio alla Corte Costituzionale della legge per "manifesta irragionevolezza" e, pur soddisfatto della sentenza che ha assolto molti dei suoi difesi e agli altri ha riconosciuto un'attenuante di rara applicazione (quella dell'alto valore morale e sociale), non ha potuto non sottolineare come "la sentenza sia articolata e contorta, creando dei distinguo incomprensibili", per non avere voluto mandare il tutto alla Consulta.
Marco Pannella ha commentato con sarcasmo "anziche' mandare alla Corte Costituzionale, una legge che per unanime riconoscimento produce guasti nella giustizia, contraddizioni e caos, il tribunale ha preferito condannarci per quello che loro hanno stabilito: il reato e' stato quello di aver agito per motivi di particolare valore morale e sociale. Ci hanno condannato per questo".