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Italia. I magistrati chiedono l'estradizione di un narcos cileno, ma non lo vedremo nelle nostre galere
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Articolo di Vincenzo Donvito
12 settembre 2001 20:18
 
Il narcotrafficante cileno Manuel Fuentes Ciancino sta scontando una pena di 10 anni nel suo Paese, perche' ritenuto capo di un "cartello della droga" di Santiago, e la magistratura italiana ne ha chiesto oggi l'estradizione in Italia per alcuni reati che avrebbe commesso nel nostro Paese durante gli anni Ottanta.
Una richiesta che sembra difficile da esaudire, perche' non esistono trattati specifici tra Italia e Cile, e anche perche', a differenza della considerazione che gli Usa hanno nei Paesi del Sud America quando avanzano una richiesta del genere (e' di pochi giorni fa l'estradizione del narcotrafficante colombiano Ochoa, senza che ci sia stata una minima opposizione da una qualsivoglia autorita'), l'Italia non ha altrettanta considerazione e reverenza.
Non risulta che per l'Italia, come gli Usa, ci sia un "Plan Cile", un "Plan Colombia" o un "Plan Bolivia", che per quei Paesi, oltre alla distruzione delle coltivazioni, vuole anche dire soldi e primo passo per l'esportazione dei loro prodotti esentasse sul mercato Usa (l'Atpa, Andean Trade Preferences Act, e' la conseguenza di questa accondiscenza alla politica Usa sulle droghe nella regione).
L'Italia pero' e' il primo finanziatore dell'ufficio Onu per combattere il narcotraffico (l'Undcp con a capo Pino Arlacchi), ma, per i danni che entrambe le politiche (Usa e Onu) fanno in materia di lotta al narcotraffico, e' quasi come se gli Usa e l'Undcp si fossero divisi il mondo a zone di competenza, e l'America del Sud e' dominio Usa, mentre l'ufficio di Pino Arlacchi ha piu' dimestichezza e confidenza con iraniani e taleban dell'Afghanistan.
Quindi vediamo poca speranza per le richieste dei magistrati italiani: in assenza di diritto, e' evidente che cio' che conta e' la forza.
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