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Italia: mezzo passo avanti
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27 aprile 2001 0:00
 
Un giudice per le indagini preliminari di Milano, ha accolto l'istanza di proscioglimento, assolvendo l'imputato perche' il fatto non costituisce reato, per un giovane tossicodipendente nella cui casa la polizia aveva trovato 55 grammi di cocaina. Il giovane, arrestato con l'accusa di detenzione di stupefacenti a scopo di spaccio, aveva negato una sua responsabilita' in questo senso, adducendo il possesso della cocaina al fatto di esserne tossicodipendente. In carcere gli e' stata fatta una perizia che ha confermato la dipendenza cronica, e il gip ha agito di conseguenza, affermando un principio che le nostre leggi non definiscono precisamente, ma che, visto per l'appunto il pieno prioscioglimento, lasciano intuire: farsi una scorta di droghe illegali, senza ovviamente metterla in vendita, nella condizione di dipendenza dalla specifica sostanza, e' lecito. Intanto questo signore si e' fatto tre mesi di prigione, e solo per vedersi affermare un suo diritto sanitario ad una sorta di cura e non cura, come potremmo definire l'assunzione di cocaina nel caso specifico, senza controllo sanitario sulla sostanza e, visto che siamo in presenza di un tossicodipendente riconosciuto tale da una perizia ufficiale e quindi un malato, senza controllo e guida sanitaria sulla persona. Siamo quindi nella situazione che un malato puo' stare in liberta' perche' tale, ma non e' libero di curarsi perche' il Servizio Sanitario Nazionale non lo puo' supportare garantendogli la qualita' e l'assistenza su cio' che gli serve, la cocaina per l'appunto. Questo e' quello che succede con la legislazione italiana, mentre in Spagna vengono ufficialmente avviati programmi di trattamento sanitario dei tossicodipendenti con l'uso delle stesse sostanze da cui i malati dipendono, cosi' come gia' avviene in Gran Bretagna, in Olanda, in Svizzera e in alcuni laender tedeschi, con il coinvolgimento delle strutture pubbliche anche per il reperimento delle sostanze che servono alla terapia. Il nostro giovane milanese, invece, dovra' anche andare sul mercato illegale a reperire la sua cocaina, con la matematica certezza che, ogni volta che verra' "cuccato" aggiungera' una nuova tappa al suo turismo carcerario: non e' detto che quello che sentenzia oggi un gip debba essere uguale a quello che sentenzierebbe un altro (in assenza di certezza del diritto, e' quello che come minimo ci si deve aspettare); per cui il nostro tossicodipendente si ingegnera' il piu' possibile per non farsi cuccare, alimentando illegalita' e continuando a far guadagnare la malavita, con il non-lontano rischio di divenire anch'egli malavitoso, in quanto spendere tutti i giorni almeno un paio di centinaia di mila lire per sniffare cio' che gli necessita per non andare in crisi d'astinenza, puo' anche essere una cifra difficile per le finanze di qualcuno, e la tentazione di facili guadagni nel settore … non crediamo sia peregrina. Abbiamo voluto portare alla luce questa storia con le nostre riflessioni, prima di tutto per ringraziare il gip di Milano Guglielmo Leo, perche', pur con tutte le difficolta' del caso, ha fatto cio' che la legge gli ha indicato, dandoci un contributo nella denuncia dell'insufficienza e anacronisticita' dell'attuale legislazione italiana, e inoltre, perche' ci da' occasione per chiedere ai nostri legislatori quanti altri giovani di 25 anni come il nostro Rosario P. ci dovranno essere per mettere mano alle leggi, e far si' che non siano un limite alle cure e un disastro per l'ordine pubblico delle nostre citta'.
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