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29 giugno 2001 0:00
 
In un Paese dove la polizia chiede di rivedere le leggi sulla cannabis (o in alternativa assumere una quantita' spropositata di poliziotti anti-canna), e in mancanza di intervento legislativo, il premier recentemente confermato Tony Blair, non vuol neanche sentir parlare di rivedere la legge del 1971. E quindi l'invito al dibattito sull'argomento, viene dalla parte sconfitta: i conservatori. Nella lotta alla successione di William Hague, il leader dei "Tories" nelle ultime consultazioni politiche, ci sono stati segnali che invitano alla messa in discussione della legge sulle sostanze "controllate" da parte di David Davies, per primo, che, pur dichiarandosi contrario alla legalizzazione, ha invitato a seguire quella che e' la pubblica opinione sull'uso delle droghe leggere. Gia' nello scorso novembre, contravvenendo alla chiamata alla "tolleranza zero" contro le droghe, nove membri del partito avevano ammesso di aver fatto uso di cannabis in passato. E di averla anche traspirata, per giunta… Si potrebbe fare un parallelo verso casa nostra. C'e' una parte politica che ha vinto le elezioni, e che di attenuare le pene non ne vuol neanche sentir parlare, anzi: il carico di giustizialismo, di intolleranza e di razzismo talvolta neanche velato (basti pensare al sindaco di Treviso, Gentilini, o a Mario Borghezio), se lascia intravedere alcuni cambiamenti nella legge attuale sulle sostanze stupefacenti, si tratta di cambiamenti in peggio. Salvo miracoli, conversioni miracolose o sondaggi sfavorevoli. E, come in Gran Bretagna, c'e' una corsa alla successione nella parte sconfitta. Per giunta, e' anche la parte che avrebbe una storia favorevole… Potrebbe essere un'ottima bandiera per l'opposizione. Niente… zero assoluto di dibattito, se si escludono iniziative personali, ma sempre di personaggi di secondo piano, non esiste che chi cerca di salire sulla poltrona di segretario dei DS dica una parola sulla legge sulle droghe. Come ha fatto Davies, "parliamone", magari anche con propositi anti-legalizzazione, ma almeno si parli del problema degli stupefacenti, che comunque esiste. Basta leggere poche righe piu' sotto per trovare un centinaio di notizie di sequestri di sostanze stupefacenti riportate indifferentemente dalla stampa locale e dalle cronache sia che siano sequestri di grammi, di chili o qualche volta di tonnellate di droghe, con centinaia di anni di reclusione inflitti ogni settimana. Come si chiama questa? Criminalita' spicciola? E quando i TG la domenica ci parlano delle "stragi del sabato sera" e del consumo di ecstasy in discoteca? Comportamenti giovanili deviati? E i gommoni che vengono dai Balcani, pieni di marijuana? Chissa' se hanno mai provato a collegare i tre fenomeni. Anche sull'informazione, il dibattito e' quasi a zero, se si escludono le solite voci. L'informazione ha decretato, ad esempio, che non esiste una guerra civile in Colombia per il controllo dei campi di coca nella quale l'esercito Usa rischia di finirci fino al collo; come ha decretato che l'UNDCP, l'ufficio Onu per le tossicodipendenze, guidato dall'ex senatore Pino Arlacchi sta facendo tranquillamente il suo lavoro, anziche' essere al centro di chiacchere, scandali e contestazioni. Forse ci sara' bisogno di ripetuti appelli dei vari tipici brigadieri Caputo, stanchi di correre dietro ai ragazzini per qualche zero virgola di sostanza attiva e sorbirsi tutta la trafila della denuncia, perquisizioni eccetera, o forse, che la polizia decida di non denunciare piu' i consumatori di cannabis, come sta facendo a Londra. Cioe' di violare, in qualche modo, la legge.
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