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Legalizzazione cannabis. Cosa si muove in Francia
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Articolo di Redazione
24 giugno 2017 10:54
 
 La societa’ francese e’ finalmente matura per dibattere sulle politiche pubbliche in materia di droghe? Convito che il rinnovamento di una parte della classe politica creera’ un’aria nuova senza precedenti, un inedito movimento si organizza per porre fine allo status quo e stimolare i nuovi deputati in materia.
Mettendo insieme, giuristi, poliziotti, magistrati, universitari, cittadini ed associazioni di vario tipo. Il gruppo Thémis parte d una semplice constatazione: la politica antidroga portata avanti da circa mezzo secolo e’ un fallimento totale. Considerato come il Paese d’Europa dove il consumo di cannabis e’ il piu’ alto, la Francia e’ anche quello in cui la politica penale e’ la piu’ repressiva.
Niente di sorprendente, comunque, visto che l’84% dei francesi giudica la legislazione attuale “inefficace” per limitare il traffico e il consumo di droga, secondo un sondaggio Ipsos di ottobre 2016.
Diversi fattori testimoniano la deriva attuale e le sue disastrose conseguenze sociali. Ingorgo dei tribunali e delle prigioni, moltiplicazione dei rischi sanitari, aumento dei regolamenti di conti legati al traffico di stupefacenti, dubbi sui metodi di alcuni servizi di polizia che tendono piu’ che altro a soddisfare la politica dei numeri: il sistema ha ormai il fiato corto.
“Sul piatto”
Nel momento in cui il dibattito in materia e’ impantanato da diversi anni in materia di morale, i fondatori di Thémis rivendicano un approccio trasversale, destinato a rinnovare il dialogo tra i protagonisti che fino ad oggi son stati poco abituati a riflettere insieme. “La divisione in compartimenti e’ essenziale, dice Benjamin-Alexandre Jeanroy, cofondatore del collettivo e consulente dell’UNODC, l’agenzia ONU ce segue le droghe e il crimine organizzato. Mentre Paesi come Usa, Canada, Messico, Portogallo, Germania o la Svizzera hanno intrapreso le piu’ importanti riforme, la Francia resta ai margini di questo movimento malgrado un bilancio che non cessa di aggravarsi”. Per conto loro, altre due buoni conoscitori della lotta antidroga intendono contribuire al dibattito. Fabrice Rizzoli, dottore in scienze politiche e fondatore di Crime Halt, associazione per il coinvolgimento della societa’ civile contro la grande criminalita’, e Hubert Avoine, testimone in prima fila delle attivita’ dell’Ufficio francese degli stupefacenti, che aveva dato vita ad un’indagine aperta dalla procura di Parigi per “traffico di stupefacenti” incentrata sui metodi della polizia. “Al di la’ delle procedure giudiziarie in corso, e’ diventato urgente rimettere tutto il sistema sul piatto”, dice Benjamin-Alexandre Jeanroy.
“No-partisan”
Per amplificare il suo approccio, Thémis si appoggia sull’organizzazione Expertises citoyennes horizontales (Echo), che si presenta come “una lobby civica e partecipativa, politica ma no-partisan”.
All’origine di un confronto pubblicato a febbraio dal quotidiano Le Monde e firmato da un centinaio di personalita’, intellettuali, poliziotti, scienziati politici, Echo intende creare dei ponti con la societa’ civile. Piu’ che mai, la questione delle droghe e’ al crocevia della formazione, dell’integrazione, delle case popolari e della sanita’ pubblica. Nel corso dei prossimi mesi, diversi comitati locali dovranno farsi avanti per coordinare un numero ampio di persone e con profili di diversi orizzonti sui confronti partecipativi, soprattutto in grandi metropoli come Marsiglia, Lione, Lilla’ o Parigi, e anche nelle regioni piu’ lontane ma anch’esse esposte ai traffici.
Un dibattito politico e civico da cui dovranno scaturire una serie di proposte concrete destinate a riformare il sistema, un elenco che sara’ poi rimesso ai presidenti dei gruppi parlamentari all’Assemblea nazionale e al Senato a settembre del 2018.
Seguendo l’esempio di un gruppo di una ventina di avvocati penalisti, Thémis intende ugualmente impegnarsi per la creazione di una commissione d’indagine parlamentare sui controversi metodi dei servizi doganali e di polizia nella lotta antidroga. Con la stessa intuizione: difficile prevedere una nuova impostazione nel momento in cui i fallimenti del sistema attuale non sono chiaramente identificati.

(articolo di Emmanuel Fansten, pubblicato sul quotidiano Libération del 24/06/2017)
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