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Messico. La violenza dilaga
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Articolo di Alessandro Garzi
18 dicembre 2001 19:23
 
La violenza correlata al commercio di stupefacenti, in Messico sta dilagando in tutti i settori della societa', anziche' essere relegata alle solite guerre tra bande. Adesso ne sono coinvolte anche categorie come avvocati, giudici, poliziotti, soldati e dottori.
L'ultima imboscata e' stata effettuata ai danni di due giudici, lo scorso 11 novembre, mentre stavano tranquillamente con le loro famiglie. Le modalita' dell'assalto hanno portato la polizia a pensare che i boss, incarcerati, avessero ordinato gli omicidi direttamente dal carcere.
Secondo il giudice capo della Corte Suprema messicana Genaro Gongora, i trafficanti stanno "prendendo in ostaggio" la societa' messicana. Il danno sociale inferto al Paese era gia' in corso anche prima dell'uccisione dei due giudici. Il traffico su larga scala di stupefacenti sta trasformando anche il commercio di marijuana, che una volta era largamente innocuo, in una delle attivita' piu' spietate, rendendo ancora piu' diffusi e piu' violenti i reati, come il caso dei rapimenti, dove i trafficanti spesso uccidono il rapito anche dopo il pagamento del riscatto per coprire le loro tracce, o per la nuova abitudine di uccidere qualsiasi persona possa essere in qualche modo "testimone" dei traffici.
"Il commercio di droga -dice Jorge Chabat, esperto in materia al Centro per la Ricerca e lo Sviluppo Economico di Citta' del Messico- e' un po' come l'AIDS, che rende le difese della societa' piu' vulnerabili, attraverso la corruzione che rende piu' difficile per le forze dell'ordine la tutela dell'ordine pubblico". Ad esempio, si deve considerare che il mare della Baja California e' diventata una specie di manna per i trafficanti. La Marina e l'esercito, infatti, sono restii a fermare le imbarcazioni, dato che "non sanno cosa potrebbe succedere una volta a bordo". Per dirla in italiano, tengono famiglia.
Il colpo piu' grosso la societa' messicana lo ha comunque subito sul commercio di marijuana, tradizionalmente presente nella cultura popolare messicana, che fino a poco tempo fa causava scontri di piccola entita', mentre adesso il commercio di cannabis, e' quello che sta fomentando questo "salto di qualita'" nella violenza correlata al traffico di stupefacenti in Messico.
Le persone piu' anziane ricordano di quando, da piccoli, sentivano l'odore della marijuana fumata e le madri dicevano che stavano "bruciando gli zoccoli del diavolo", e se un ragazzino incontrava per strada qualcuno che fumava, al massimo veniva scacciato. Adesso, dicono, se un ragazzino incontra per strada qualcuno che fuma marijuana, nella migliore delle ipotesi viene avvicinato, per vendergliela.
Appena insediato, il presidente messicano Fox aveva promesso di essere piu' duro con i trafficanti. Questa, forse, e' la reazione da parte loro, ormai troppo penetrati nella societa' civile messicana per poter essere fermati attraverso l'uso, ad esempio della polizia, corrotta o impaurita, o dei giudici, sotto minaccia o corrotti.
Forse, da parte delle autorita' verra' un richiamo ad essere "ancora piu' duri" con i trafficanti, ma senza poter opporre al grande business del traffico di stupefacenti, una valida alternativa economica e sociale.
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