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Mondo/Afghanistan. Per molti e scontati motivi crolla il prezzo dell'eroina
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Articolo di Vincenzo Donvito
25 settembre 2001 16:24
 
"Le nostre fonti ci dicono che i prezzi stanno calando", dice Bernard Frahi, direttore a Islamabad del programma Onu di controllo delle droghe (Undcp), e continua: "Tutti gli ingredienti per le coltivazioni illegali ci sono: guerra, continuita' della poverta' e collasso della legge e dell'ordine. Potrebbe esserci un'ampia riesumazione delle coltivazioni".
Dopo il tragico 11 settembre negli Usa, un chilo di oppio costa 2-300 Usd, rispetto ai 700 a cui veniva venduto in precedenza.
Pino Arlacchi, direttore generale dell'Undcp all'Onu, nei giorni scorsi, in una conferenza stampa, aveva detto che quest'anno non c'erano state le semine del papavero da oppio, da quando l'anno scorso a luglio, l'Onu era riuscita a farne vietare la coltivazione, e che c'erano ancora delle riserve, ed e' quindi probabile che si tratti di queste. Ma le certezze, quando si ha a che fare con le leggi dei Taleban e le loro prese di posizione, sono quanto mai aleatorie. Cosi' come le certezze sulle affermazioni del direttore dell'Undcp, che continuando a negare di aver finanziato i Taleban, il suo ufficio (e lui stesso, successivamente) ammette che 10 milioni di Usd dell'Onu (pur se non direttametne dell'Undcp) sono andati ai contadini afghani.
Diverse le ipotesi delineate da alcuni osservatori ed esperti di politica ed economia della zona, ma tutte sostanzialmente si rifanno a quanto ipotizzato da Bernard Frahi, fino a credere in un deciso e fermo cambiamento delle leggi afghane in materia: i Taleban in questo momento hanno bisogno anche del consenso di coltivatori che, con il divieto, avevano perso la fonte principale del loro sostentamento (tra l'altro la stagione per piantare i papaveri che dovrebbero fiorire l'anno prossimo, e' proprio questa).
Sta di fatto, pero', che la produzione quest'anno dovrebbe essere di un centinaio di tonnellate, a fronte delle 4.600 del 1999 e di quella vaga del 2000, la cui cifra appunto non siamo riusciti a trovare in modo preciso, ma che pare si aggiri sulle 3.000 tonnellate (fermandosi a luglio del 2000, quando fu vietata la coltivazione, ma dove sulla conseguenziale e immediata eradicazione e' piu' che legittimo avere dubbi).
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