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Narcosale francesi. L'esperimento funziona
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Articolo di Redazione
14 febbraio 2017 16:37
 
 “Siamo contenti di vedere che la narcosala corrisponde ai bisogni e raggiunge i suoi obiettivi di sanita’ pubblica e di tranquillita’”. Céline de Beaulieu, coordinatrice della narcosala per l’associazione Gaia, in via Ambroise-Paré, vicino alla Gare du Nord di Parigi, non nasconde la sua soddisfazione. Questo luogo permette ai tossicodipendenti di consumare della droga (cocaina, eroina) in buone condizioni sanitarie e di igiene in presenza di personale addetto. E’ anche possibile scambiare siringhe. La droga, ovviamente, non e’ fornita ai consumatori,
Con 175 presenze al giorno (che significa praticamente 130-150 persone), l’iniziativa e’ decollata in quattro mesi. Il 30% dei frequentatori non va in altri centri di cura (Ne’ Carud -associazione per l’ascolto e l’accoglienza dei tossicodipendenti, ne’ Csapa -centro di cure, accompagnamento e prevenzione nella dipendenza). La narcosala propone dei luoghi di rivitalizzazione, per aiutare le persone a “rimettere piede in un’attivita’”. “Hanno bisogno di trovare soluzioni per farlo in un luogo, che sia di riferimento”, dice Cécile de Beaulieu, che precisa di non avere “delle bacchette magiche per il reinserimento”, se non, per i consumatori, di “riprendere confidenza con se stessi”. Un persona specificatamente incaricata si occupa di dar loro una mano nella ricerca di un lavoro. Tutto questo deve far si’ che “la loro vita vada in un’altra direzione”.
Grazie alle norme dell’Agence régional de santé (ARS) il budget e’ di un milione di euro all’anno. La legge autorizza la sperimentazione per sei anni. Una valutazione esterna sara’ fatta dall’Inserm, incluso uno studio di impatto e di rapporti coi residenti. Alcune visite (sette) e riunioni sono state organizzate per spiegare l’iniziativa, “Questo serve a smitizzare i pregiudizi e i fantasmi”, e permette di avere “un’altra percezione del consumo”. La coordinatrice dice di essere entrata in un periodo di “relazioni piu’ facili e di dialogo” con il vicinato. L’associazione ha anche per lungo tempo avuto scambi con altri centri, essenzialmente in Svizzera, in Belgio e in Québec, per sapere come essi operano. "Questo ha permesso di avere un progetto con risultati”.
Rémi Féraud, Sindaco (Partito Socialista) del X arrondissement, fa notare che non c’e’ stato il “disordine che si temeva” da parte di coloro che si opponevano all’apertura della narcosala. Gli striscioni che denunciavano questo pericolo sono spariti dai balconi. Il Sindaco ricorda che e’ stato necessario installare questa struttura, perche’ “restare nello status quo avrebbe avuto un impatto politico, bisogna trovare delle soluzioni ai tossicodipendenti molto precari in questo quartiere”. Il Sindaco crede di sapere che “una grande parte degli abitanti hanno votato per lui in virtu’ di questo progetto, anche se non era una soluzione facile”.
A Strasburgo, un avvio in “clima piu’ calmo rispetto a Parigi”
Altro luogo. Situazioni identiche. A Strasburgo, la narcosala “Argos” e’ stata aperta lo scorso mese di novembre, all’interno dell’ospedale universitario con un ingresso specifico. Essa registra da 20 a 25 passaggi al giorno -una trentina dall’inizio di febbraio- ed ha senza dubbio sofferto il fatto che la citta’ ha accolto migliaia di turisti nell’ambito delle feste di Natale, con una presenza di polizia e di militari molto piu’ alta, che ha turbato i consumatori.
La capitale alsaziana non ha dei “luoghi aperti”, cioe’ posti in cui le persone consumano in spazi pubblici. Essi lo fanno a casa loro, nelle palestre, negli ingressi dei palazzi.. Il consumo e’ distribuito un po’ dovunque per il 95% dei consumatori. Nel dipartimento si contano 4500 persone che usano Subutex e 1400 metadone. Una specifica équipe -psicologi, medici, assistenti sociali- lavora su questa riduzione del danno.
Danièle Bader, direttrice dell’associazione Ithaque, che gestisce la narcosala, sottolinea che il lavoro si e’ realizzato in “un clima piu’ calmo rispetto a Parigi”. Puo’ darsi perche’ il Sindaco della citta’, Roland Ries (partito socialista) ha subito sostenuto l’installazione della struttura, e che il numero scarso di residenti in questa zona ha limitato le proteste. Il consiglio comunale ha votato per la sua installazione al 90%. La presenza di narcosale identiche nei Paesi frontalieri come la Germania (24 centri) e la Svizzera (30) hanno senza dubbio giocato un ruolo.
“Abbiamo molto preso in considerazione l’aspetto sanitario” insiste Bader sottolineando questa necessita’ di “venire in aiuto delle persone”. Nel contempo, la prima paura dei consumatori e’ stato quella di essere individuati dai poliziotti, la seconda quella di essere pizzicati. Situazione che non si e’ verificata. “Al momento, i consumatori non sono stati disturbati”. L’unico problema e’ stato quello di non poter analizzare i prodotti prima di iniettarseli. “Ne abbiano inviati alcuni in laboratorio, ma non siamo riusciti ad ottenere risultati se non dopo cinque giorni”. Il personale e’ rimasto stupito che circolasse una cocaina pura al 95%, cosa che non e’ senza pericolo per i consumatori. Nel dipartimento, questa droga e’ la prima ad essere consumata, essenzialmente per via endovenosa. A Strasburgo .il centro e’ aperto sette giorni su sette, e il suo budget e’ di 950.000 euro all’anno. Vengono anche fatte analisi per individuare l'Hiv, mentre un apparecchio per l’ecografia del fegato dovrebbe arrivare presto.

(articolo di Didier Arnaud, pubblicato sul quotidiano Libération)
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