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Onu. Ma Arlacchi, se da' del bugiardo a chi lo accusa, perche' non si difende?
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Articolo di Vincenzo Donvito
14 settembre 2001 21:46
 
"Tra me e il segretario Kofi Annan non c'e' mai stato il minimo screzio o la minima mancanza di comunicazione e fiducia". Sono le parole che Pino Arlacchi, direttore dell'Undcp (lo specifico ufficio Onu per la lotta alle droghe, con sede a Vienna), ha pronunciato a margine di un convegno in corso a Courmayeur (Aosta) sul crimine internazionale organizzato.
"Quelle -ha continuato Arlacchi- erano notizie semplicemente false". Il nostro si riferisce ad una serie di accuse di cui abbiamo gia' scritto in questo Notiziario, in merito alla gestione non proprio chiara che Arlacchi avrebbe fatto dei fondi del suo ufficio, fino a meritarsi accuse anche da alcuni suoi collaboratori, oggi non piu' tali.
Il momento e' delicato per la direzione dell'Undcp, perche' nelle prossime settimane il segretario dell'Onu dovra' decidere se riconfermare Arlacchi nel suo incarico, e non sono poche le polemiche in corso. I Radicali, poi, ci vanno pesanti; e' di stasera una dichiarazione del loro segretario italiano, Daniele Capezzone, che, insieme al presidente dei deputati europei, Maurizio Turco, dice: "da quando e' stato inviato all'Onu dal centrosinsitra e da Rifondazione Comunista, ha infatti deciso, per le sue fallimentari campagne antidroga, di ricoprire di denaro dittature sanguinarie, a cominciare da quei Taleban afghani presso cui ha trovato rifugio e assistenza Osama Bin Laden". E i Radicali insistono "uno dei protagonisti della politica di sostegno a dittature feroci, che sono anche l'ambiente in cui sono probabilmente nate e cresciute alcune delle iniziative terroristiche piu' tremende di questi anni, inclusa, forse, quella di tre giorni fa". E questo, per i Radicali, e' motivo piu' che sufficiente per non rinnovargli l'incarico.
Il portavoce di Arlacchi a Vienna, a questi attacchi, replica: "quello dei radicali italiani e' l'ennesimo attacco privo di senso. Abbiamo risposto decine di volte a queste affermazioni senza senso che rasentano il delirio. Non abbiamo mai dato una lira ai taleban, li abbiamo costretti a bandire la coltivazione dell'oppio, con pieno successo, a suon di sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, inflitte loro per ben due volte, l'ultima volta nel febbraio di quest'anno".
Noi non siamo tanto sicuri che la vicenda stia in questi termini, per due motivi:
1) Siccome ci risulta che l'ufficio di Arlacchi i soldi ai taleban li ha promessi, proprio alcuni giorni fa, in questo stesso notiziario, abbiamo pubblicato cio' che in materia ha scritto l'inserto Donna del quotidiano La Repubblica, quando ha avanzato l'ipotesi che l'arresto dei 24 membri della ONG Shelter Now International, nonche' le distruzioni dei Buddha e tutte le ultime minacce dei taleban, sono legati al contenzioso che gli stessi taleban hanno nei confronti dell'Onu per avere quei 3 miliardi di Usd promessi per le eradicazioni delle piantagioni di papaveri da oppio, promessi nel 1997 e fino ad oggi mai giunti;
2) Se Pino Arlacchi sostiene che queste notizie sulla sua gestione allegra sono "semplicemente false", perche' non fa come qualunque persona, a maggior ragione di portata pubblica come e' lui, denunciando alla magistratura chi fa circolare simili notizie?
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