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ONU. Non sara' Kofi Annan a decidere su Pino Arlacchi, ma Silvio Berlusconi
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Articolo di Massimo Lensi
31 agosto 2001 22:45
 
Liberation, Financial Times, The Washington Times, The New York Times, Der Standard, altri ancora. Su Pino Arlacchi e sul suo lavoro di direttore dell'UNDCP (United Nations Drug Control Program) numerosi giornali stranieri hanno pubblicato inchieste ed analisi che inevitabilmente si concludono con la stessa domanda: puo' Kofi Annan, segretario generale delle NU, rinnovare ancora l'incarico allo Zar della Droga alla luce delle accuse di nepotismo, delle prove di omissione dei dati, dei fallimenti di progetti, delle falsificazioni dei rapporti e dei numerosi dossier di indagine interne a suo carico?

Poche invece le inchieste apparse sulla stampa italiana. Le eccezioni de Il Nuovo, Il Manifesto ed Il Foglio, sono sintomatiche di uno stato d'animo che serpeggia all'interno del nuovo Governo di centro-destra e che potrebbe accendere tensioni in vista del rinnovo della carica di direttore dell'UNDCP, in quota all'Italia, prevista per fine febbraio 2002.

La mia opinione e' che, nonostante quello che e' successo in questi anni attorno all'ufficio di Vienna, il problema per la nomina di un nuovo direttore UNDCP si deve ricercare all'interno della politica italiana e delle sue muffe, antiche o nuove che siano.

Chiariamo subito un primo equivoco: non sara' Kofi Annan, ma proprio il Governo italiano a dover prendere la decisione. Kofi Annan non potra' che ratificarla. L'Italia per di piu' e' un importante finanziatore delle Nazioni Unite cosi' come la Commissione europea alla cui presidenza siede un altro italiano: Romano Prodi.

Oltre i confini l'attuale Governo non ha buona fama. I 'fatti di Genova', i problemi e le indecisioni annesse ai prossimi vertici FAO e Nato, la decisa campagna di stampa europea sull'origine poco chiara dell'impero finanziario dello stesso Berlusconi e i vecchi avvisi di garanzia, non lasciano molti spazi ad un errore. Il Governo in carica dovrebbe cercare di dare una risposta responsabile, capace di procurare maggiore credito e lustro alla sua politica internazionale un po' appannata. Questa la teoria.

Berlusconi e' pero' chiamato a decidere su una nomina del vecchio Governo e se decidesse di rimuovere Arlacchi, sulla scorta dei rapporti dell'Ufficio di controllo interno delle NU (OIOS), nonche' delle accuse di falsificazione e omissione tendenziosa dei dati, si troverebbe nella delicata situazione di dover sfiduciare un uomo nominato e mai sconfessato dalla attuale opposizione. Tutto e' possibile, anzi probabile, nella politica italiana, ma il prezzo che l'opposizione presenterebbe al Governo, nei termini di gestione del potere reale, non sarebbe di poco conto. A febbraio, per esempio, si dovranno rinnovare i vertici RAI e lo spirito 'bipartisan' aleggia ormai come moderatore supremo nel teatro della politica. In ogni caso -non deve essere mai dimenticato- i finanziamenti ONU prendono tale nome grazie alle tasche del contribuente e non dalle pentole ai piedi dell'arcobaleno di un folletto chiamato Ministero del Tesoro, che astratto proprio non e'.

Va detto, ad onor del vero, che l'UNDCP -e in generale l'ONU- e' organo quasi privo di risorse e di efficacia, a vocazione principalmente diplomatica e burocratica. Annaspa da sempre su progetti ad alto valore simbolico; una vera formica se confrontata con l'esercito americano della DEA. E non e' un caso che gli Stati Uniti non finanzino l'UNDCP e poco importi loro della sorte di Pino Arlacchi. E' l'Europa, ed in questo caso addirittura l'Italia ad essere chiamata ad una prova di responsabilita' politica, a dare maggiore concretezza a questo organo in piena crisi politica, che gia' si e' visto sospendere i fondi dall'Olanda, sesto Paese finanziatore delle NU. E Arlacchi, l'uomo del 'Mondo senza la droga' deve rispondere a cosi' tante accuse che la sua riconferma contribuirebbe a far scendere ulteriormente l'immagine internazionale della diplomazia italiana. Sarebbero sufficienti a questo scopo le parole che Tony White, ex agente di Scotland Yard, e ex funzionario dell'UNDCP, ha utilizzato per descrivere la quotidianeita' viennese dello Zar: 'Arlacchi ha instaurato il nepotismo come metodo di gestione. Detesta gli esperti e fa fiducia solo alle persone che si sottomettono alla sua persona. La situazione dell'Ufficio è oggi drammatica'. Chiacchiere diffamatorie? Non direi, considerata la posizione olandese ed i risultati delle indagini promosse dall'OIOS.

Secondo alcune voci, sempre smentite, il segretario generale dell'Onu auspicherebbe che Arlacchi non si presentasse volontariamente per un secondo mandato in febbraio. Forse questa sarebbe la soluzione piu' opportuna, meno clamorosa e tignosa per i delicati rapporti governo-opposizione, ma se cio' non avvenisse la palla di vetro vedrebbe poche alternative se non quella della riconferma di Zar Arlacchi a direttore UNDCP, pagato dal contribuente italiano. E prima di quanto si creda, perche' come disse qualcuno anni orsono 'la vita e' cio' che succede mentre stai facendo un nuovo progetto'.
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