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Peru'. Vertice di Lima: la guerra al narcoterrorismo
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Articolo di Donatella Poretti
24 marzo 2002 20:33
 
Il vertice di Lima contro il narcotraffico ha visto riuniti ieri i presidenti dei Paesi andini e quello degli Stati Uniti, George W. Bush. Era la prima volta che un presidente americano visitava il Peru', una visita che non e' durata neppure 24 ore, preannunciata dall'attentato terrorista di mercoledi' passato, nel quale sono morte 9 persone a seguito dell'esplosione di due autobombe vicino all'ambasciata statunitense.
A parte l'Ecuador che ha portato a Lima il vicepresidente Pedro Pinto, gli altri Paesi hanno schierato le loro maggiori cariche. Tutti si sono presentati con le proprie problematiche e con le preoccupazioni comuni della regione, legate al narcotraffico e al rinnovo della Legge di Preferenza Commerciale per i prodotti andini diretti al mercato statunitense (Atpa).

Il colombiano Andres Pastrana e' andato a Lima lasciando il proprio Paese che da un mese, dopo la fine del processo di Pace, e' in guerra con i terroristi dei vari gruppi: Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, marxisti con oltre 16 mila uomini), Eln (Esercito di Liberazione Nazionale, guevaristi di 4 mila uomini) e Auc (Autodifese Unite della Colombia, paramilitari di destra con 8 mila uomini). Tutti legati a doppio filo con il narcotraffico. Un Paese che nonostante il Plan Colombia, finanziato e sostenuto dagli Usa con 1.300 milioni di Usd, vede le piantagioni illegali di coca e papavero da oppio, nelle stime piu' ottimiste, rimanere stabili; nelle stime piu' pessimiste, come quelle diffuse dalla Cia, crescere addirittura del 25%.

Il boliviano Jorge Quiroga si trova a gestire una situazione interna molto delicata. I movimenti dei cocaleros e dei campesinos con i blocchi stradali e le varie mobilitazioni hanno imposto una pausa di riflessione al Paese. Il Plan Dignitad, pensato e creato dal suo predecessore alla presidenza, Hugo Banzer, doveva portare la Bolivia alla meta della "coca zero". Meta in realta' impossibile da raggiungere secondo Quiroga, che ha anche sospeso il decreto che chiudeva i mercati della coca. Meta tuttavia avvicinabile se alla Bolivia viene offerta la possibilita' di esportare i prodotti delle coltivazioni alternative nei mercati statunitensi. Lo sforzo la Bolivia l'ha fatto, la riduzione delle piantagioni e' stata drastica. Nel 1996 registrava 47.900 ettari di foglia di coca, nel 2000 le coltivazioni sono state ridotte a 14.600, la maggior parte delle quali legali e controllate. E Quiroga e' il presidente che piu' di tutti insiste nel ritenere fondamentale il rinnovo dell'Atpa: l'apertura dei mercati e' "una assoluta e perentoria necessita'".

Il padrone di casa, il peruviano Alejandro Toledo, e' quello a cui sono stati triplicati gli aiuti antidroga statunitensi per l'anno in corso in previsione di un ritorno a casa (in parte gia' in atto) delle piantagioni illegali per effetto del buon funzionamento del Plan Colombia. E proprio con Toledo, il presidente statunitense ha tenuto una conferenza stampa congiunta, in cui si e' parlato di "guerra senza quartiere e senza ambiguita' contro il narcotraffico e il terrorismo". Toledo e' il presidente con maggiori difficolta' in casa, con un calo di popolarita' che, da luglio ad oggi, e' passato dal 58 al 25% dei consensi. Toledo ha cosi' cercato di utilizzare la visita di Bush anche per rivitalizzare il suo Governo, strappando accordi commerciali e sostegni alle riforme di cui ha necessita' il suo Paese.

E proprio le chiavi delle riforme democratiche e del libero commercio sono quelle concordate dai partecipanti al vertice di Lima per battere il narcotraffico. L'Atpa e' lo strumento. Ai quattro Paesi andini, nei dieci anni in cui e' stata in vigore (4 dicembre 1991-4 dicembre 2001), la Legge di Preferenza Commerciale ha contribuito a generare un aumento del prodotto interno lordo di 3.200 milioni di Usd: 1.700 milioni Usd di esportazioni e 140 mila impieghi diretti. Le cifre sottolineano da sole l'importanza che l'accordo venga rinnovato. Scaduto a dicembre, infatti, il Senato a maggioranza democratica la settimana passata non l'ha rinnovato, e Bush si e' presentato all'appuntamento di Lima a mani vuote, ma con l'impegno di spingere perche' venga approvato entro maggio. "L'Atpa e' importante. Sollecitero' il Senato perche' lo approvi", ha dichiarato Bush nella conferenza stampa finale del vertice, aggiungendo che "costruendo legami commerciali, le nostre nazioni potranno creare piu' lavoro, piu' investimenti e piu' benefici per i lavoratori e i consumatori". Il colombiano Pastrana contemporaneamente ha ribadito: "non solo l'aspetto politico, ma anche quello commerciale e' una delle maniere per combattere il nemico comune come il narcotraffico".
Non era un caso che al vertice di Lima mancasse il Venezuela, considerato, tra i Paesi dell'area, l'alleato meno affidabile, sia nella lotta al terrorismo, ma soprattutto per le dichiarate politiche "antineoliberiste" del presidente Hugo Chavez, la pecora nera della situazione.
Insomma la "war on drugs" americana nei confronti dei Paesi produttori sembra sottolineare che la sola forza militare e la distruzione delle piantagioni sono state un fallimento totale. Gli ettari di foglia di coca, a cui si affianca il papavero da oppio, sono sempre li' a testimoniarlo, e poco importa se cambiano la collocazione, perche' la produzione e il traffico restano. Traffico fra l'altro sempre piu' in mano ai gruppi che non sono "solo" criminali, ma terroristi. Le ipotesi che l'attentato all'ambasciata Usa di Lima fossero da attribuirsi ai rivitalizzati Sendero Luminoso o ai Tupac Amaru, o addirittura alle Farc, lo dimostrano.
Non arriviamo a pensare che la politica americana stia intravedendo come il danno sia da imputare al proibizionismo, ma certo la presa di coscienza che la sola proibizione accompagnata e gestita dalle azioni militari non sia servita a nulla, potrebbe anche insinuarsi.
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