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Proibire costa meno che curare
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Articolo di Grazia Galli
21 marzo 2002 19:52
 
Diciamoci la verita', c'e' di che scoraggiarsi. Giunti al quinto numero del "Notiziario Cellule Staminali" e' difficile evitare di ripetersi. Nell'editoriale del numero scorso si dava notizia dell'imminente discussione alla Camera della normativa elaborata dalla Commissione Affari Sociali per regolamentare le procedure della fecondazione medicalmente assistita in Italia. Dobbiamo scusarci, peccavamo di ottimismo. E non tanto perche' la data della discussione e' stata posposta -l'ultima data fissata sarebbe il 27 marzo- quanto perche' il testo licenziato dalla Commissione si propone di regolamentare molto di piu' delle procedure utilizzate dai centri che operano la fecondazione assistita. Chi, e sono in tanti ancor oggi, crede che due anni, sottolineo due anni, di lavori della Commissione siano stati spesi per trovare il modo migliore per garantire adeguatezza delle cure, sicurezza delle procedure, accessibilita', informazione e quant'altro serve a garantire i diritti di procreandi e procreati, sara' deluso.
No, due anni sono stati spesi per arrivare a stabilire fino a che punto lo Stato si puo' spingere a interferire con le libere scelte dei cittadini. A giudicare dal testo licenziato dalla Commissione, viene da dire che sono stati due anni spesi inutilmente. Siamo infatti davanti ad un testo che, approfittando dello stato di necessita' di chi ha bisogno dell'aiuto di un medico per concepire un figlio, stabilisce criteri di discriminazione che con la sicurezza e la salute non hanno niente a che fare.
Prendiamone uno a mo' di esempio: niente fecondazione assistita alle donne non "accoppiate". Quale sara' il passo successivo, l'aborto obbligatorio per le ragazze madri?
Ne vogliamo considerare un altro? Si vuol vietare la fecondazione eterologa, cioe' l'uso di spermatozoi diversi da quelli prodotti dal maschio della coppia sterile. Va da se' che allora, per equita', il Ris dell'Arma dovra' d'ora in poi fare il test del Dna a tutti i nuovi nati per verificare se il figlio riconosciuto da ciascun padre e' figlio naturale o se tra i due c'e' un "banale" legame affettivo.
Se qualcuno qui avesse gia' cominciato ad indignarsi, gli consiglio di aspettare, c'e' di peggio. Scampata la pressione per un vero e proprio riconoscimento giuridico dell'embrione sin dal "primo istante dopo la fecondazione", l'intoccabilita' dello stesso e' comunque sancita. In nome suo si prevede una vera e propria tortura per chi proprio volesse insistere a chiedere la fecondazione in vitro. In tal caso infatti, si dovra' procedere alla produzione del numero di embrioni strettamente necessario e, comunque, tutti quelli prodotti dovranno essere impiantati in utero. Congelarli? Proibito! Se son troppi tanto peggio, anche l'aborto selettivo in caso di gravidanza plurigemellare e' proibito.
Per non rischiare sanzioni penali la cosa migliore sara' dunque, dopo aver sottoposto la candidata madre ad un pesante trattamento ormonale per indurla a superovulare, prelevare un solo ovocita, massimo tre, provare a fecondarli in vitro e, se "va bene" augurarle che al supermercato ci sia il tre per due dei pannolini. Se invece va male, si ricomincia con il trattamento ormonale.
E gli embrioni che gia' sono nel congelatore, quelli almeno si potranno usare per ottenerne cellule staminali? No, anche se sono "scaduti" e nessun medico con un briciolo di coscienza si azzarderebbe ad impiantarlo nell'utero di una donna per farne nascere un bambino, se chi li ha prodotti non li reclama in 24 mesi, verranno dichiarati adottabili, e se nessuno li vorra' (come dargli torto), saranno vita potenziale in eterno dentro un congelatore!
Davvero, dopo due anni di lavoro, dopo l'audizione di esperti e associazioni, dopo la disamina dello stato dell'arte e delle prospettive in campo scientifico fatto dalla Commissione Dulbecco, ci si poteva aspettare di meglio. Di fronte a questo deludente risultato c'e' chi ha presentato una nuova proposta di legge che prevede l'istituzione di una nuova Commissione di studio sul tema. Speriamo che ci sia qualcuno disposto a far di meglio, e faccia sua la proposta di legge in materia di procreazione assistita e clonazione terapeutica che pare i Radicali siano riusciti a presentare in Parlamento.
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