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"Si comincia con lo spinello ...": come nasce la leggenda
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Articolo di Alessandro Garzi
17 gennaio 2002 19:41
 
"Si comincia da una canna, poi la canna non basta piu' e ci si fanno le pere". Chiunque si e' sentito almeno una volta raccontare questa specie di favola, nella quale credono ancora (anche se sempre in numero inferiore) moltissimi tra politici e operatori del settore.
Eppure, tra tutte le droghe "classiche", comprese quelle legali, la cannabis e' una tra le ultime arrivate, almeno in "occidente", e gli eroinomani esistevano ben prima che la cannabis venisse "importata".

La tossicodipendenza "accidentale"
Il consumo di stupefacenti, negli Stati Uniti, era gia' un problema al tempo della guerra civile. Gli ospedali da campo iniziarono in quel momento a fare uso di morfina, e i soldati sembravano gradire questo nuovo tipo di medicazione, tanto che molti di loro rimasero dipendenti dalla sostanza anche una volta finita la guerra.
Verso il 1900, poi, comincio' a diffondersi un nuovo tipo di tossicodipendenza. Un secolo dopo, siamo abituati a vedere il tossicodipendente, specie da oppiacei, come giovane, spesso di sesso maschile, e abitante delle grandi citta'. La situazione americana di un secolo addietro era leggermente diversa: l'identikit del tossicodipendente era la donna di casa che abitava nelle zone rurali.
Vedendo i film western si notano, ogni tanto, strani personaggi, che evidentemente esistevano davvero, che si aggiravano per i paesi facendo vendita itinerante di medicinali, o meglio di qualche non meglio identificata "pozione", che servivano di volta in volta per tosse, febbre eccetera. Siamo nel 1900, in zone assolutamente non sviluppate, dove la professione del dottore e' quasi sconosciuta, e i medicinali sono scarsi. Eppure, le donne di casa di allora, guarivano dalla febbre e dalla tosse dopo pochi sorsi di quella "pozione magica". Altro che porzione magica! Quelle medicine fai da te erano composte fino al 50% di morfina. La tosse guariva che era una bellezza, ma lasciava qualche piccolo strascico, tipo il bisogno di consumarne ancora. Si calcola che nel 1900, il 5% della popolazione americana fosse tossicodipendente, anche se si trattava di una forma "accidentale" di tossicodipendenza.
Forse anche per questa ragione, nel 1906, le autorita' federali diedero vita all'unica legge che negli Stati Uniti e' riuscita, in qualche modo, a ridurre il consumo di stupefacenti, ed e', guarda caso, l'unica che non prevede sanzioni per chi ne consuma, il Pure Food and Drug Act. Che stabiliva delle regole semplicissime: tutto cio' che doveva essere destinato all'uso da parte delle persone doveva essere approvato da un organismo con sede a Washington: la Food and Drug Administration, o FDA, ad oggi, un organismo abbastanza potente per il controllo di qualsiasi alimento, medicinale eccetera. Naturalmente, una delle prime categorie che furono "bocciate" dalla Fda, furono proprio le "pozioni". Ma non solo: da allora ogni medicinale che puo' portare dipendenza deve avere stampato sull'etichetta: "Attenzione - puo' causare dipendenza".

L'Harrison Tax Act, la prima legge di divieto
Andando avanti di qualche anno, fino al 1914, probabilmente, la legge di otto anni prima, non aveva tolto di mezzo qualsiasi uso "non medico" degli oppiacei e della cocaina (fino a questo momento, con "sostanze stupefacenti" si intendono oppiacei e derivati della coca: allucinogeni cannabis e il resto non ne fanno ancora parte), e le autorita' diedero vita alla prima legge che criminalizzava i consumatori.
Fermiamoci un attimo, perche' per capire l'Harrison Act del 1914, bisogna prima fare un paio di precisazioni. Nel 1914, si credeva che il Congresso avesse pochi poteri, ed esistevano pochissime leggi e reati federali, le uniche che venivano "rispettate" erano le leggi federali in materia fiscale. Inoltre, data la realta' americana, il potere federale voleva regolamentare alcune professioni, una tra queste era quella del medico.
La terza esigenza era quella di ridurre il consumo di droghe. Bene, e' cosi' che nasce l'Harrison Act, o meglio, l'Harrison Tax Act. Attenzione al nome: il "tax" e' una specie di specchietto per le allodole, in realta' la legge proibisce l'uso delle sostanze stupefacenti, ed e' stata la base per tutte le normative in materia fino al 1968.
Funzionava in pratica cosi': erano previste due tipologie di tassazione: una per i medici che volessero somministrare, facciamo per esempio, morfina, ed una per i potenziali consumatori. Il medico doveva pagare un'imposta piuttosto bassa, facciamo un dollaro l'anno, per poter prescrivere gli oppiacei, e doveva attenersi ad uno statuto. E la prima questione e' risolta: e' stata, in qualche modo, regolamentata la professione del medico. La seconda tassa, invece, era per il consumatore, che andava incontro ad un'imposta salatissima, di mille dollari l'anno, per ogni acquisto di droga per usi "non medici", che all'epoca, aveva un valore di circa cinque dollari. Chi avrebbe mai pagato una tassa cosi' alta per un po' di droga? Nessuno. E quindi, chi veniva trovato in possesso degli stupefacenti veniva arrestato per ... possesso di droga? No, evasione fiscale.
Gia' che siamo a fare un po' di storia americana, mettiamocene un altro pezzo. Nel 1919 viene approvato uno dei piu' famosi emendamenti alla Costituzione: il proibizionismo sull'alcool.

Arriva la marijuana
Prima di arrivare alla legge che proibiva la marijuana, nel 1937, in realta', molti Stati avevano legiferato in modo tale da criminalizzarne l'uso. Le ragioni perche' queste leggi vennero emanate sono diverse, e si possono dividere in due filoni. Il primo riguarda la situazione degli Stati sud-occidentali, dove, a partire dal 1915, era iniziata ad affluire una massiccia immigrazione dal Messico. I messicani, andarono a lavorare nei campi e nelle piantagioni di cotone del Texas, del Colorado e del New Mexico, con loro, ovviamente portarono anche alcune tradizioni ed usanze, una tra queste era il fumare marijuana. Ai residenti "bianchi", tutto questo fumare non gli piaceva mica ... loro non ne sapevano niente dell'uso della marijuana, ma non gli piacevano troppo questi messicani, e dato che questa "nuova droga" faceva diventare matti, in quanto "razza inferiore" (risulta veramente cosi' dalle sedute di alcune assemblee degli Stati dell'epoca) dovevano essere protetti: via la marijuana. L'altra teoria, piu' "in voga" negli Stati dell'est, che tuttora non hanno una grandissima presenza di comunita' messicane, era che, dato che dopo l'Harrison Act, non si aveva piu' notizia in giro di droghe pesanti, e che dopo il proibizionismo nessuno poteva piu' bere, tutti si sarebbero tuffati a pesce su questo nuovo tipo di droga venuto dal Messico.
Fermiamoci di nuovo un attimo: ma tutti questi messicani che fumavano come ciminiere negli Stati del sud, quest'erba da dove la prendevano? Mica se la saranno portata tutta dal Messico? E neanche si puo' pensare che arrivassero le spedizioni. L'erba se la trovavano in casa, la marijuana non cresce mica gia' rollata, la marijuana, altro non e' che canapa. E in America, negli anni '20, molte cose venivano fatte utilizzando la canapa, carta, materiale per il vestiario, corde, fino alla plastica, dato che la canapa contiene cellulosa. Non tutte le piante di canapa sono "fumabili", certo, ed inoltre, per ottenere gli "effetti desiderati", la canapa deve avere un alto principio attivo, ma questa discriminazione non puo' essere usata in questo momento. Il principio attivo della canapa, verra' "scoperto" in un laboratorio olandese dopo la seconda guerra mondiale.

Omicidi! Pazzia! Morte!
Complice veramente il proibizionismo, finito da poco, la popolarita' della marijuana e' andata ben oltre gli immigrati messicani. Solo a New York, negli anni' 30 si contano centinaia di Hash Bar.
Qualche anno prima, il potere federale, aveva messo su due agenzie: una era la Federal Bureau of Investigation, meglio conosciuta come Fbi, l'altra era il Federal Bureau of Narcotics, o Fbn.
Nel 1930, l'allora ministro del Tesoro Usa Andrew W. Mellon, aveva nominato come capo della Fbn il marito di sua nipote, Harry J. Aslinger.
Mellon, in quel momento, aveva moltissimi interessi finanziari in una fabbrica di materiali bellici che si stava avvicinando alla nascente industria chimica: la DuPont. Il programma della DuPont, come industria, era chiaro: favorire le plastiche sintetiche (fatte attraverso il petrolio, attraverso i procedimenti chimici e via cosi'), anziche' quelle estratte dai prodotti naturali. Da cosa abbiamo appena detto che stavano iniziando a produrre la plastica? Dalla canapa, per caso?
Anslinger si lancio' quindi in una lotta senza quartiere contro la marijuana, cercando di scuotere l'opinione pubblica contro questa nuova "droga assassina".
Certo che, smuovere l'opinione pubblica da solo, non era facile neanche negli anni '30 ... ci sarebbe voluto qualcuno in grado di farlo, per esempio un "magnate dei media", come diremmo oggi, qualcuno che riuscisse a comunicare con un sacco di persone, e che fosse disposto a dare una mano. E Anslinger, trovo' l'uomo che faceva al caso suo: William Randolf Hearst, che organizzo' una campagna di informazione da far invidia a qualsiasi giornalista del giorno d'oggi.
Hearst era, per dirla in un modo carino, arrabbiato con i messicani, dato che Pancho Villa, nel 1898 gli aveva requisito 800.000 acri di terra nel nord del Messico, e gia' dal 1916 aveva iniziato a montare una serie di attacchi contro questo "potentissima" sostanza. E il gioco stava riuscendo, anche perche' l'opinione pubblica, o almeno quella che interessava ai due, non vedeva di buon occhio chi fumava la marijuana, dato che si diceva che questa sostanza era "capace di rovinare le famiglie", e che era "l'erba con le radici all'inferno", che "spinge verso il peccato le vostre figlie" (chissa' poi perche' sempre le figlie e perche' sempre quelle degli altri, misteri del moralismo), e via di questo passo, veniva fumata dai criminali ... messicani... neri ... italiani, insomma: gentaccia. I figli del "target" sociale dei due mica se le facevano le canne, o almeno cosi' dovevano pensare i loro genitori. Anche adesso: se si parla di droghe pesanti, il primo esempio e' quello del giovane di colore, criminale per tre quarti che vive nel ghetto, mentre ci si rivolge ad una maggioranza bianca, che si cerca di far ritenere "immune" da certi comportamenti.
La marijuana, secondo quello che orchestrava Hearst, portava a "omicidi, pazzia e morte".
Attenzione, il gioco riusci' benissimo a Hearst, in quanto in tutto il tempo, non chiamo' mai la marijuana "canapa". Non disse mai che di canapa si trattava, e neanche di "cannabis". Non disse mai che, ad esempio, i semi per gli uccelli erano semi di canapa. Non ci penso' neanche lontanamente. Tratto' la marijuana come un qualcosa che veniva da chissa' dove, usata appunto da quella "gentaccia".

1937. La marijuana arriva al Congresso
Ed eccoci, finalmente, all'anno di grazia 1937. Rileggiamo un altro pezzetto di storia americana: perche' le leggi statali che proibivano l'uso della marijuana, avevano fatto la fine del proibizionismo sull'alcool, appartenevano ad un'altra era. Adesso, siamo in pieno New Deal e l'anno precedente Franklin Roosvelt e' stato rieletto presidente con la maggioranza piu' alta della storia americana, portandosi, inoltre, al Congresso due democratici per ogni repubblicano eletto.
Dalle colonne dei giornali la lotta alla "droga del diavolo" si stava spostando verso il Congresso Usa, che, vista la perfetta riuscita del proibizionismo sull'alcool di qualche anno prima, penso' bene di mettere l'erba al bando.
Prima di prendere ogni provvedimento, da parte delle varie commissioni si usa chiedere il parere delle categorie interessate. Questo non tanto per "cavalleria", ma perche' si suppone che i deputati non siano informati su tutto. Le audizioni di solito vanno avanti per giorni e giorni, e vengono poi racchiuse in volumi e vanno nella biblioteca del Congresso. Quella in questione duro' meno di due ore. Ed il "volume" e' tanto piccolo che e' caduto dietro lo scaffale della biblioteca del Congresso, e per recuperarlo hanno dovuto spostare tutto!
La Commissione parlamentare (per dirla in termini piu' ... italiani) si appresto' ad ascoltare le categorie: per primo, parlo' un industriale del settore. La canapa, abbiamo detto, aveva moltissimi scopi industriali, ad esempio per la fabbricazione di corde. L'industriale, disse che da molto tempo, le funi venivano fatte con la canapa importata dall'estremo oriente, che era molto piu' economica di quella coltivata in loco, e che quindi l'economia Usa poteva fare benissimo a meno dei raccolti di canapa.
Ma la legge non doveva solo proibire la "potentissima droga"? E che c'entrano le funi?
Altro problema: siamo nel 1937 e solo cinque anni piu' tardi, il Governo dovra' derogare alla proibizione, perche' nel 1942, i rapporti con l'estremo oriente, non erano per gli americani dei migliori, e la Marina aveva bisogno di funi. Cominciarono cosi' a comparire i manifesti "coltiva canapa per la patria".
Un altro a venire ascoltato fu un industriale del settore delle vernici, che facevano largo uso di canapa, ma disse che "avrebbero potuto usare qualcos'altro", tipo i materiali estratti dalle fabbriche chimiche. A proposito: Mellon, quello che investiva nella DuPont, che, guarda caso, proponeva le sue materie estratte dal petrolio per fare plastica al posto della canapa, non e' piu' ministro del Tesoro da una vita, chissa' se nel '37 era ancora vivo. Ma Anslinger e' sempre li', dove lo ha nominato lui, alla guida del Federal Bureau of Narcotics, e forse, ma non lo sappiamo, e' ancora sposato con la nipote del ministro-industriale. Se nessuno se lo fosse ancora chiesto: ma perche' un ministro del Tesoro nomina il responsabile all'Antidroga? Perche' e' in vigore l'Harrison Tax Act, e i reati di droga sono reati fiscali. E Anslinger, non solo sopravvivera' al New Deal, ma sopravvivera' anche alla guerra, rimanendo in quella posizione fino al 1962.
Anslinger, appunto, viene chiamato al Congresso per essere ascoltato, data la posizione che ricopre, e li' inizia il suo show: "la marijuana, porta alla morte, porta all'instabilita' mentale, porta a essere criminali" eccetera eccetera, mancava solo che dicesse "premetto che io e la mia famiglia non abbiamo niente da guadagnarci da tutto questo ma la marijuana ammazza i bambini, io lo faccio per voi", e via cosi ...

Farsa al Congresso per il Marijuana Tax Act
Adesso mancavano solo le parti mediche. Il primo intervento fu di un farmacologo della Temple University, che riporto' un suo esperimento: aveva iniettato il principio attivo della marijuana nel cervello di 300 cani: due di loro erano morti. Alla domanda di un deputato se la sostanza avesse gli stessi effetti anche sull'uomo, il farmacologo rispose qualcosa del tipo "che ne so, mica sono uno psicologo per cani ...". A parte la competenza di chi risponde, ma quell'illustre studioso, cosa gli avra' mai iniettato a quelle povere bestie? Il principio attivo non era ancora stato sintetizzato, abbiamo detto che la scoperta avverra' solo in Olanda, circa dieci anni dopo.
Poi venne la testimonianza del dottor William C. Woodward, uno dei principali responsabili della American Medical Association, che disse, davanti ai deputati della Commissione: "l'American Medical Association non e' a conoscenza di nessun elemento che possa far considerare la marijuana come una droga pericolosa". Piu' chiaro di cosi' si muore.
C'e' da immaginarsi che adesso, data la pesantezza dell'affermazione, i deputati abbiano creduto di ripensarci, di rimettere un po' tutto in discussione. E uno di loro disse infatti a Woodward: "dottore, se non ha niente di interessante da dirci su quello che stiamo facendo, puo' anche andare a casa". Una domanda: non sara' che la decisione era stata gia' presa da tempo? Ricordiamoci che le audizioni durarono due ore. Dopo aver detto che le affermazioni di Woodward non erano interessanti, mentre, probabilmente, fu dato "alto valore scientifico" a quello che aveva iniettato nei cani qualcosa che ancora non esisteva, e magari aveva trovato pure le istruzioni via Internet. Il problema era un altro: da quando Roosvelt vinse le elezioni nel 1932, e inizio' l'era del New Deal, l'American Medical Association si era opposta a qualsiasi tipo di provvedimento. E forse, anche questa volta, l'opposizione alla legge era strumentale, cosi' come lo fu la risposta del deputato.
La legge sulla proibizione della marijuana su scala nazionale passo' quindi al Congresso, che si appresto' a votarla il pomeriggio del 20 agosto del 1937, in un epoca precedente all'introduzione su vasta scala dell'aria condizionata. Va da se', che non erano moltissimi i presenti a quella seduta, tanto che il presidente dell'assemblea (o meglio, lo speaker) decise che si sarebbe votato, diciamo per alzata di mano, senza fare il conto dei voti e senza discussione. Se le audizioni ebbero una durata brevissima, la seduta duro' ancora meno. La legge che si chiamo' "Marijuana Tax Act" venne discussa in un minuto e trentadue secondi. Questa "imprevedibile perdita di tempo", fu causata dalla domanda di un repubblicano (data la sproporzione dei rapporti di forza, forse non c'era nessun repubblicano nella Commissione che discusse della legge) se l'American Medical Association fosse d'accordo o meno sul provvedimento. In un'epoca nella quale le informazioni parlamentari non erano forse diffusissime, uno dei membri della Commissione si alzo' e disse "e' venuto qui il dottor Wenthworth (anziche' Woodward), ed ha detto che loro supportano questa legge al 100%".
In Senato non ci fu neanche bisogno di questa specie di dibattito, e la legge che proibiva la coltivazione, nonche' l'uso della canapa, sempre mediante il "giochetto" della tassazione, fini' sul tavolo del presidente Roosvelt, che la firmo'.

Anslinger continua la "missione"
Subito dopo il passaggio della legge, Anslinger, non stava piu' nella pelle, c'e' da immaginarselo saltare tutto contento; organizzo' immediatamente una enorme conferenza, dove invito' a parlare quarantadue persone. Di queste, trentanove dissero "commissario Anslinger, perche' sono stato invitato? Io non ne so niente della marijuana".
Anslinger nomino' un "responsabile nazionale alla marijuana". In Italia siamo abituati a vedere persone incompetenti a capo di enti inutili, e non ci scandalizziamo di niente, ma questa nomina batte qualsiasi ente inutile e nomina di incompetente. La persona incaricata da Anslinger come esperto ufficiale alla marijuana dell'Fbn, fu il tizio della Temple University, quello che aveva iniettato nei cani una sostanza che ancora non esisteva, e che resto' al suo posto fino al 1962, guarda caso l'anno in cui chi lo aveva nominato perse l'incarico.
Andiamo un po' indietro con la storia: Anslinger aveva convinto gli americani che la marijuana andava proibita perche' produceva pazzia e portava alla criminalita'. Vent'anni di frasi del genere, non sfuggirono certamente agli avvocati americani, e l'insanita' mentale portata dalla marijuana, fu un "cavallo di battaglia" per molti di loro. In alcuni casi si ando' veramente sul clamoroso, ma ormai la "pazzia da marijuana" era una convinzione per molti: a Newark, nel New Jersey, due donne salirono su un autobus, uccidendo e rapinando il conducente. Assolte. Una delle due aveva testimoniato che "avevano fatto giusto un paio di tiri di marijuana, quando i denti incisivi si erano allungati di una decina di centimetri e avevano iniziato a perdere sangue", ed era diventata una specie di vampiro, impazzendo. Un altro caso, a New York, sempre verso la fine degli anni' 30: un uomo aveva sparato a due poliziotti. Anche lui assolto, perche' aveva dichiarato che il fumo della marijuana gli procurava le "vibrazioni omicide", e lui ammazzava tutto cio' che gli stava intorno: prima i gatti, poi i cani, poi, quel giorno, poverino, in mancanza di animali domestici a tiro se l'era presa con i poliziotti. Sono esseri viventi anche loro, in fondo.
Queste sentenze si risolsero con l'assoluzione dopo la testimonianza di un esperto in materia che occupava anche una posizione importante: il solito; quello dei cani, tanto che Anslinger gli deve aver detto un giorno qualcosa del tipo "se non la pianti di testimoniare ai processi, perdi il posto".
Anslinger mica era pazzo, lui mica fumava, lo sapeva benissimo che fumare marijuana non faceva ne' ammazzare il gatto ne' crescere i denti incisivi di qualche centimetro. L'importante era che queste cose le credesse l'opinione pubblica, altrimenti, i giornali che ci stanno a fare?

Caccia al jazzista
Serviva una dimostrazione per far capire all'opinione pubblica che la legge funzionava, e la "pericolosa droga che fa diventare pazzi", era stata tolta di mezzo. Attenzione, questa non e' solo un'usanza dell'America anni '30-40: chi ricorda l'arresto di Laura Antonelli subito dopo l'approvazione della legge Jervolino-Vassalli?
Serviva un "giro" di arresti, da sbattere in prima pagina, ma dove li trovi, tutti assieme? Bisogna organizzarsi!
Nel frattempo passano gli anni, dieci, in questo caso, siamo nel 1947, e si comincia a vociferare che "qualcuno" stia violando le leggi sulla marijuana, e continui a fumare tranquillamente. Anslinger scopre quali sono gli ambienti in cui si annidano questi pericolosi criminali: i musicisti di jazz. Inizia quindi a scrivere ai vari capi della polizia lettere del tipo "caro agente taldeitali, prepari una serie di arresti di musicisti di jazz che usano marijuana, per un giro di arresti su scala nazionale per violazione delle leggi sulla cannabis (che lui non chiama cannabis e neanche canapa)".
Gli agenti rispondono che non e' semplicissimo trovare tanti musicisti jazz colti in flagrante con la marijuana, e lui riscrive nuovamente dicendo molto piu' chiaramente qualcosa che suona come "caro agente, ci sara' un giro su scala nazionale di arresti di musicisti jazz per via della marijuana, me ne vuol dare qualcuno o no?". Tutto fini' in un'audizione di Anslinger al Senato, dove il nostro chiede che gli vengano assegnati piu' agenti. Gli viene chiesto "perche' servono piu' agenti?", "perche' in alcuni ambienti viene violata la legge sulla marijuana", "e chi sta violando la legge?" "i musicisti". Gelo nell'aula. C'e' da immaginarsi un Anslinger che inizia a sudare freddo, e aggiunge "io non intendevo i bravi musicisti, intendevo i musicisti di jazz". Ha risposto veramente cosi'. Fatta questa figuraccia, ci spostiamo avanti di quattro anni.

La legge del 1951 e la "conversione" di Aslinger
In America, e in parte anche da noi, anche se con toni meno "drammatici" funziona piu' o meno cosi': qualcuno (che di solito lavora nei media) si accorge che e' aumentato l'uso di sostanze stupefacenti, la voce arriva ai legislatori, che immediatamente, visto che la legge attuale non funziona se ne fa una nuova, inasprendo le pene.
Nel 1951 l'America e' di fonte ad un'esigenza del genere, e quindi ricomincia, stavolta un po' piu' seriamente, si spera, la processione degli "esperti" di fronte alla Commissione del Congresso.
Anslinger, data la posizione che occupa, e' tra questi, ma, purtroppo per lui, prima deve parlare un membro della comunita' medica, che dice quello che aveva gia' detto Woodward nel '37: "la marijuana non provoca dipendenza, non produce pazzia ne' tantomeno fa diventare criminali". Poi tocca a Anslinger. Ricordiamo quello che aveva detto quattordici anni prima? La marijuana produce pazzia, morte e criminalita'. E ora cosa puo' dire di fronte ai deputati? Anslinger si siede, e inizia dicendo che "effettivamente la marijuana non e' una droga pericolosa e non provoca dipendenza" ne' tutte le cose che aveva affermato fino al giorno prima, anche se, secondo la sua opinione, puo' far tendere chi ne fa uso verso la criminalita'. E ora? Mica basta per proibirla ... A questo punto, Anslinger ha un colpo di genio, e aggiunge "ma siamo sicuri che la marijuana e' il primo gradino per arrivare all'uso delle droghe pesanti".
Cosi' nasce la leggenda, e da allora ogni legge sulla droga, ha inclusa tra le sostanze la cannabis non perche' produca danni, o provochi chissa' quale dipendenza, ma perche' "si comincia da li'".
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