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Thailandia. Disintossicazioni coatte: detenzione e torture
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Articolo di Benedetta Marziali
21 gennaio 2002 21:49
 
Le autorita' thailandesi hanno riesumato le care vecchie pratiche "Tortura & Morte" in nome del loro zelo antidroga.
Alcuni oppiomani -abitanti del villaggio di Ban Mae Sam Lap nel distretto di Mae Fah Luang- sono stati picchiati e forzatamente costretti a registrarsi ai programmi governativi di disintossicazione. Il sospetto e' che abbiano a che fare con il traffico di stupefacenti: numerosi i tentativi di estorcere una qualsivoglia confessione, ambita, in quanto permetterebbe di poter dividere trafficanti e consumatori, come richiesto dal programma. Il secondo giorno un uomo di 42 anni e' morto sotto i colpi di un fucile, dopo le scariche elettriche subite il giorno precedente insieme agli altri "aspiranti" al programma. Il medico dell'ospedale locale -Mae Fah Luang- che ha effettuato l'autopsia, si e' rifiutato di rivelare i risultati al giornalista del quotidiano Bangkok Post, dichiarando di "aver bisogno di altro tempo."
Le autorita' negano che vi siano state violazioni o scorrettezze, e spiegano la morte del quarantaduenne come conseguenza dell'astinenza forzata. Rimane allora difficile interpretare il gesto di compenso fatto dall'Esercito alla moglie dell'uomo: 7.000 bath, circa 180 ¤.
La Provincia invita tutti i tossicodipendenti a registrarsi volontariamente al commissariato locale e a partecipare al programma, in cambio la promessa di non essere perseguiti dalla legge; questo secondo quanto stabilito dal programma, felicemente lanciato a Chiang Rai nell'ottobre scorso.
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