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Triangolo d'Oro. Come e perche'
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Articolo di Massimo Lensi
30 agosto 2001 13:41
 
E' una storia lunga quella che vede fronteggiare Pechino, Rangoon, Vientiane e Bangkok per il traffico di oppio nel Triangolo d'Oro (Birmania-Myanmar, Laos e Thailandia). Un trafficante mezzo cinese e mezzo chan fece capolino sulla scena del commercio illegale dell'eroina durante gli anni cinquanta. Si chiamava Khun Sa e lavorava per conto del Kuomintang (KMT), l'esercito nazionalista cinese, i cui membri si erano in parte rifugiati in Myanmar. In Laos e Birmania si produceva l'oppio, in Thailandia una rete di raffinerie provvedeva a trasformarlo in eroina. I ricavati della vendita in occidente servivano a finanziare il KMT. Negli anni sessanta Khun Sa ebbe l'incarico da parte del governo birmano di annientare i gruppi guerriglieri del Partito Comunista birmano (BCP), anch'esso coinvolto nel commercio dell'oppio.
Sfrutto' abilmente l'occasione e per consolidare il proprio potere formo' lo Shan United Army (SUA), un gruppo di ribelli antigovernativo pesantemente coinvolto nel traffico dell'oppio in tutto il Triangolo d'Oro e in concorrenza con il BCP e il KMT. Nel 1967 dette vita a quella che divenne nota come la Guerra dell'Oppio. Khun Sa, dalla sua roccaforte nella provincia thailandese di Chiang Rai, diresse il traffico di eroina clandestino fino alla sua resa nel 1996, acquistando oppio dagli Shan e dalle tribu' di coltivatori in Laos, Myanmar e Thailandia, trasportando e vendendo il prodotto alle raffinerie di eroina cinesi, laotiane e thailandesi. Queste a loro volta rivendevano il prodotto ai sindacati etnici cinesi (in genere Tae Jiu) che controllavano l'accesso ai mercati mondiali attraverso la Thailandia e la provincia cinese dello Yunnan. Negli anni ottanta il SUA si fuse con altre bande armate per formare la Mong Tau Army (MTA). La forza dell'MTA raggiunse i 25.000 uomini circa, che ne fecero il piu' imponente, meglio equipaggiato esercito etnico del Myanmar.
Secondo le stime effettuate dal Dipartimento di Stato americano, in Thailandia nel 1996 erano 1750 gli ettari di terreno coltivati a oppio per una produzione di circa 25 tonnellate di oppio grezzo e di circa 2 tonnellate di eroina. Solo in Thailandia. Le rotte di contrabbando lungo le quali viaggiano l'oppio e l'eroina laotiani continuano ad essere quelle di sempre: Chiang Mai, Chiang Rai, Nan, Loei, Nong Khai e Nakhon Phanom.
Ogni anno solo il 2% del raccolto viene intercettato dalle autorita' nazionali e internazionali. Ogni volta che ricevono un grosso contributo finanziario da parte della Drugs Enforcement Agency (DEA) americana le guardie dell'esercito thai battono palmo a palmo il nord del Paese, distruggendo intere coltivazioni di papaveri e raffinerie di eroina, ma solo raramente arrestano i responsabili. Una tipica 'battuta di caccia' ha un costo di circa 1 milione di dollari. Nel frattempo il potere passa da un signore dell'oppio all'altro, mentre i coltivatori delle tribu' delle colline e gli Shan continuano ad essere semplici pedine nel ciclo oppio-eroina che, per loro, non e' mai stata una semplice questione morale, bensi' di vita e sopravvivenza, di usi e costumi, di antiche tradizioni sociali e religiose.
La questione dell'oppio nel Triangolo d'Oro deve essere trattata alla stregua di un problema politico, sociale, culturale ed economico e non semplicemente come una normale faccenda di ordine pubblico. E non con metodi repressivi, irrealizzabili per l'intreccio di interessi che vedono coinvolti in primo piano i Governi di quei paesi e per le note difficolta' geo-ambientali. A causa delle misure restrittive applicate alle importazioni di sostanze oppiacee birmane e laotiane ­che risultavano costare il doppio del prezzo medio per chilo ­nella stagione 95-96 la coltivazione dei papaveri in Thailandia per uso personale e' aumentata del 60%.
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