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Usa: politica sulle droghe "disastrosa"
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11 maggio 2001 17:07
 
Gli Stati Uniti hanno il piu' alto numero di persone in galera di qualsiasi altra nazione al mondo. Una persona su 142 (una su 218 nel 1990) e' in questo momento dietro le sbarre, con un totale di oltre 2 milioni di detenuti. Il frutto della politica che dura da 15 anni, da quando i politici hanno costruito le loro fortune elettorali dichiarandosi "duri" contro il crimine, sono gli ex detenuti: quest'anno lasceranno le galere americane 614.000 persone che, con le politiche "dure", e di facciata (uniformi viola, catene), costruzione di nuove prigioni (sempre ben viste, un po' perche' si puniscono i criminali, un po' perche' portano posti di lavoro), e riduzione di liberta' vigilata e servizi in carcere (la riduzione della possibilita' di usufruire dello studio in galera e' un "punto forte" per molti politici) l'unica cosa che hanno imparato bene e' quella di commettere i crimini meglio. Secondo le statistiche, il 40% di loro ha buone probabilita' di tornare nelle carceri federali nel giro di tre anni. Per quanto riguarda il fronte della guerra alla droga, i risultati non sono migliori. Dal 1993 al 1998, ad esempio le persone ammesse ai trattamenti antidroga sono piu' che dimezzate. Il tasso di criminalita' si e' effettivamente abbassato in questi anni, ma cio' e' dovuto ad altri fattori e non solo alle leggi piu' severe: sono cambiate le mode per quanto riguarda la droga (il crack non "tira" piu' come negli anni '80), ed e' aumentata l'eta' media della popolazione, cosi' dove ci sono meno giovani ci sono anche meno crimini. Circa il 25% dei detenuti americani ha commesso crimini legati alla droga (possesso, consumo, spaccio o traffico). La politica del presidente Bush non sembra che sara' delle piu' felici, nonostante il voto in otto stati per l'uso terapeutico della cannabis e quello californiano per richiedere che chi e' risultato colpevole di possesso di stupefacenti per le prime due volte, sia affidato alla riabilitazione anziche' spedito in galera, e nonostante l'affermazione del nuovo presidente per cui mettere in galera un tossicodipendente "non e' il miglior modo per riempire lo spazio in carcere". Il nuovo responsabile alle politiche sulle droghe si dichiara favorevole alle sentenze "minime" fissate per legge, e considera leggende metropolitane il fatto che ci sia disparita' nel trattamento tra detenuti bianchi e neri e che la legge americana sia fin troppo dura con i tossicodipendenti. Potrebbe domandarlo a uno di quei 614.000 che dovranno uscire adesso.
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