L'Europa che ci hanno fatto sognare è come quella descritta
in quest'articolo. L'Europa reale è però profondamente
diversa: mai come dopo l'affossamento della Grecia e quello
in corso d'opera di tutte le altre nazioni europee, comprese
Francia e Germania, è apparso chiaro che l'Europa è
manovrata dagli Stati Uniti in un'ottica di acquisizione che
non si sa bene se definire più aziendalistica nel senso che
è finalizzata a mettere le mani sui nostri gioielli di
famiglia (vedi Microsoft che ha rilevato anni fa la
finlandese Nokia lasciando l'Europa senza un solo produttore
serio di telefonia) o neocoloniale come dimostra il fatto
che in Europa gli Stati Uniti non perdono l'occasione di
infliggere multe surreali a banche e aziende, obbligarci ad
azioni francamente assurde e controproducenti come le
sanzioni alla Russia o l'adesione al trattato TTIP,
impedirci di avere aziende forti nel settore informatico e
internet (il cloud parla solo americano), boicottare le
nostre lingue nazionali a favore dell'inglese, introdurre
nel nostro sistema legale i concetti del diritto
anglosassone e determinare essi stessi, con le loro scelte
geopolitiche, le migrazioni bibliche alle quali stiamo
assistendo oggi con crescente sgomento. Tutto questo sa di
colonialismo, sono tattiche già collaudate dagli Stati
Uniti nei loro rapporti con le nazioni dell'America Latina e
che oggi colpiscono noi in un'ottica di progressivo
annullamento delle specificità europee. Certo, gli USA
cercano di non apparire e, complici i media nostrani, spesso
ci riescono. Ma l'architettura europea è una loro creazione
come dimostra il fatto che la stragrande maggioranza degli
uomini da anni al potere in Europa sono nati e cresciuti,
politicamente, nei think tank finanziati dagli americani. Le
istituzioni europee sono state dunque strutturate in modo da
essere costitutivamente non democratiche e intrinsecamente
soggette al potere delle lobby industriali. La Commissione
europea propone, dopo essersi fatta suggerire le leggi dalle
lobby, e il Parlamento può al massimo interporre veto, cosa
che fa ben raramente visto che ogni legge o direttiva è
talmente complessa da richiedere uno studio approfondito che
un parlamentare non può, umanamente, effettuare. Ci si
dimentica poi che l'Europa non ha neppure una costituzione e
che, quando aveva cercato di elaborarne una, essa non
conteneva il minimo riferimento ai diritti dei cittadini e,
giustamente, venne bocciata in alcuni storici referendum. Il
risultato però fu che, anziché elaborare una costituzione
seria che parlasse dei diritti di tutti i cittadini europei,
si decise che una costituzione era del tutto superflua! E
infatti non se ne è più parlato.
Quanto a Schengen, ricordiamoci sempre che è solo una
maggiore comodità in quanto anche prima di Schengen la
frontiera tra Svizzera e Germania era aperta, fra Danimarca
e Svezia era aperta e che quindi l'apertura o chiusura delle
frontiere non era un fatto politico di grande importanza né
aveva mai ostacolato più che tanto il business o la
circolazione delle persone. Prima di Schengen le nazioni
europee cooperavano a 360 gradi in un'atmosfera di grande
fiducia, oggi diffidano l'uno dell'altra o si detestano
(vedi il rapporto di odio vicendevole tra Grecia e
Germania). Allora c'erano oneri doganali, oggi non ci sono
più questi costi ma c'è un aumento sproporzionato di
tassazione nascosta e palese che, con la scusa di ridurre il
rapporto debito-PIL, ha come unico risultato quello di
aumentarlo sempre di più e di costringere a tagli dello
stato sociale che già si fanno sentire dolorosamente e che,
peraltro, dureranno per almeno altri 20 anni (tale è
infatti la durata di quell'arma di distruzione della
ricchezza e stabilità europea che si chiama,
paradossalmente, Patto di Stabilità).