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Aduc – Osservatorio Firenze. Trasporto pubblico. La casbah di via Vittorio Emanuele. Rimediare subito per farsi meno male
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Comunicato di Redazione
25 novembre 2015 12:05
 
 E' noto che a Firenze la situazione della fruibilita' dei trasporti pubblici e del sistema viario, a seguito dei lavori della tramvia e delle relative modifiche dei percorsi stradali, parcheggi e corsie preferenziali, e' diventata insostenibile per l'utenza del servizio pubblico di trasporto, per le attivita' commerciali e per le abitazioni.
Via Vittorio Emanuele II, l'ultimo tratto prima di piazza Dalmazia. Sentiti alcuni commercianti e abitanti della zona, e osservata la situazione da quando e' cosi' cambiata, abbiamo fatto una fotografia e ci azzardiamo a fare alcune proposte di riduzione del danno.
Fotografia
Questo tratto di strada, a seguito della creazione delle nuove fermate - capolinea delle linee Ataf, e' lo specchio massimo dello specifico degrado (al momento -perche' in merito ci siamo abituati a ricordarci che al peggio non c'e' mai limite).
Nel tratto del marciapiede -largo 144 cm e lungo meno di 70 metri- che va dal n. 172 al n. 190 si fermano in tutto 9 autobus (2, 20, 28, 54, 8, 14, 56, 60 e 58), 5 dei quali fanno capolinea (8, 14, 56, 60 e 58). In alcuni casi si arriva ad avere sette autobus in sosta, alcuni fermi e parcheggiati con il motore spento, altri sempre fermi ma con il motore acceso per minuti.
L'aria diventa irrespirabile, il rumore assordante e l'inquinamento ambientale insostenibile. Oggi l'unica soluzione, per abitanti e commercianti, e' barricarsi con la chiusura di porte e finestre. Mentre le persone che scendono dagli autobus che si fermano al capolinea (una ventina la media nelle ore di punta) e che si precipitano interamente e disperatamente su quello in partenza, in particolare sulle due navette che vanno all'ospedale di Careggi, sul marciapiede gia' stretto, creano situazioni di estremo pericolo (1). Nei casi, molto frequenti di persone con carrozzelle, la discesa e risalita negli autobus e' impresa impossibile oltre che umiliante. Il marciapiede, gia' stretto per i passanti ordinari, costringe le persone in attesa dell'autobus a rifugiarsi sugli scalini e negli androni dei portoni delle abitazioni private e nelle vetrine e negli accessi degli esercizi commerciali. Quando piove la situazione precipita ulteriormente e disastrosamente. 
Accedere liberamente ai portoni di casa e agli esercizi commerciali, superata la difficolta' di vedere e localizzare il negozio vista la barriera umana che si crea a momenti, e' praticamente impossibile. Occorre chiedere alle persone la cortesia di fare spazio per poter passare.
Proposte di riduzione del danno
Preso atto che i lavori della Tramvia non saranno di immediata risoluzione e che l'inquinamento acustico e ambientale supera in maniera evidente i livelli di sopportazione ulteriore, occorrerebbe che il Comune provvedesse a trovare soluzioni che creino meno danni di quelli attuali.
Allargare il marciapiede prevedendo pensiline, potrebbe almeno alleviare leggermente il disagio pur non attenuando il rischio di malattie derivanti dall'inquinamento acustico e ambientale di chi lavora o abita o passa nella zona.
Inoltre, siccome (capolinea) molti autobus si fermano per diverso tempo, oltre all'obbligo di tenere i motori spenti, per favorire il flusso dell'utenza, (saggio suggerimento di alcuni autisti Ataf) ci vorrebbe almeno uno spazio-sosta in cui gli autobus non possano fermarsi oltre la discesa e salita delle persone; solo fermata veloce, e via.
Libro dei sogni? Come al solito inascoltati dall'amministrazione o promesse al vento? Ci auguriamo di no, e invitiamo chiunque a farsi portavoce dei disagi e delle proposte: la cosa peggiore e' abituarsi a convivere col disagio, abitudine che servirebbe solo a farci morire prima, fisicamente e civicamente.

(1) qui una nostra specifica valutazione sulle navette
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