Firenze, 15 ottobre 2001. Per combattere l’Aids nello Swaziland, piccolo stato all’interno del Sudafrica, alle donne e’ proibito portare pantaloni, dare la mano ad un uomo e ovviamente e’ proibitissimo appartarsi. I divieti dureranno 5 anni.
La notizia -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc- ci offre lo spunto per riproporre alcune considerazioni sulla "epidemia" di Aids che, secondo i media sconvolgerebbe l’Africa e della quale oggi non se ne sente piu’ parlare.
La diagnosi che viene effettuata in Africa su persone affette da Aids e’ prevalentemente sintomatica: febbre prolungata, perdita del 10% di peso e diarrea (1). La sintomatologia descritta pero’ e’ la stessa che puo’ essere provocata da malaria, tubercolosi, dissenteria, schistosomiasi e tripanosomiasi o dall’insieme di una o piu’ di queste malattie. Difficile distinguere un quadro clinico dall’altro. Aggiungiamo altre considerazioni. La mortalita’ in Africa nel 1988 era del 17.5 per mille, nel 1995 era scesa al 15.3 per mille e nel 1997 al 14 per mille (3). Nel solo 1997 in Africa ci sarebbero stati 2 milioni di morti per Aids (4), il che significa che la percentuale di mortalita’ dovrebbe salire al 22 per mille invece di scendere al 14 per mille. I dati ovviamente vanno presi con le molle, considerato che in Africa non sappiamo quanti Stati possiedano statistiche demografiche attendibili.
Allora l’Aids e’ la piu’ grave minaccia alla vita in Africa? Forse. Certo e’ che sulla questione si muovono circa 750 organizzazioni umanitarie, con i relativi stanziamenti. Un esempio? In Uganda nel 1993 furono stanziati 57mila dollari per la malaria e 6 milioni di dollari per l’Aids!
Ci viene il dubbio che sia un bell’affare.
(1) Mc Cormick JB, Level 4: Virus Hunters of CDC (Atlanta: Turner Publishings, 1996).
(2 ) Kashala O, J. Inf. Deseases, febb.1994.
(3) Annuario Demografico, ONU.
(4) "Sei miliardi", ONU.