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Banche venete: l’alternativa c’era, ma bisognava abbandonare l’ideologia dominante
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Comunicato di Alessandro Pedone
26 giugno 2017 9:43
 
 Ciò che sta accadendo ormai da molti anni al sistema bancario italiano ha del grottesco. Ogni salvataggio presenta delle assurdità superiori al precedente. Ogni volta sembra che peggio di così non si possa fare, ma poi ci si accorge che al peggio non c’è mai fine. L’ultima puntata di questa tragedia riguarda le banche venete. 
Sintetizzando: non solo a Banca Intesa si regala la parte buona della banca, ma gli si regala anche circa 5 miliardi che lo Stato letteralmente butta via per coprire il buco fatto dai privati. 
Ad essere ridicoli non sono soltanto il governo, ma anche tutti i burocrati europei che accettano, di un ulteriore concentrazione del sistema bancario – in spregio del dogma della concorrenza – ed un massiccio aiuto di Stato, diretto ed indiretto, in spregio ad un altro dogma (più sciocco, che sta alla base dei danni già fatti in questi ultimi anni). 
Ciò che suona francamente come un’intollerabile presa in giro sono le parole del ministro Padoan quando dice in conferenza stampa che “Non c’erano alternative”.  Ma come? Lo Stato paga tutti i costi del salvataggio e non ha assolutamente niente in cambio e ci vengono a raccontare perfino che non c’erano alternative? 
 
Il fatto è che l’ideologia della superiorità del sistema finanziario privato rispetto al pubblico, ideologia che ha radicato le sue radici culturali negli anni ’80 e che nel decennio successivo ha ribaltato, decisamente in peggio, il sistema finanziario italiano impedisce di vedere la soluzione logica: la nazionalizzazione. 
Insieme al Monte dei Paschi di Siena ed alle altre banche in difficoltà, le banche venete potrebbero diventare uno strumento di rilancio dell’economia italiana: una banca pubblica che dovrebbe avere lo scopo di finanziare la ripresa magari anche attraverso nuovi strumenti monetari.
Ovviamente questo implica abbandonare completamente l’ideologia dominante e possiamo comprendere che questo non sia neppure minimamente preso in considerazione dall’attuale Ministro delle Economia e delle Finanze.
Quindi, alle parole del Ministro diventa indispensabile fare una chiosa: “Non c’erano alternative, all’interno dell’ideologia economica domante”. 
Urge cambiarla!
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