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BENZINA DELLE MIE BRAME, CHI E’ LA PIU’ AVIDA DEL REAME?
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Comunicato 
16 ottobre 2001 0:00
 


QUELLA ITALIANA

Firenze, 16 ottobre 2001. La discesa del prezzo del barile di petrolio sotto i 20 Usd sembra un fatto consolidato, visto che sta durando da alcune settimane, fin da quando, a maggio, il prezzo era assestato intorno ai 30 Usd.
Ma per il nostro Paese, questo e’ un fatto secondario –dice il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito- visto che i prezzi, da quando la benzina a maggio costava 2.205 lire al litro, oggi e’ intorno alle 2.000 lire: una diminuzione, cioe’, di circa il 10%, a fronte di una diminuzione del barile intorno al 33%. A cui va aggiunto, per chi ci guadagna da questa vendita, il contributo di 50 lire che gli arriva dallo Stato grazie alla proroga del bonus, almeno fino alla fine di ottobre.
Se andiamo a dare un’occhiata al mercato Usa, vediamo che le cose sono molto diverse. Nel mese di maggio, col barile a 30 Usd, un gallone (3,78 litri) di benzina costava 1,76 Usd (Lit.3.784 al cambio di Lit.2.150, che, per un litro, diventa 1.001 lire), mentre oggi e’ sceso sotto un dollaro (e quindi un litro viene venduto a Lit.568,78), cioe’ la stessa percentuale di diminuzione del prezzo del barile.
A parte la evidente differenza del prezzo al litro tra Italia e Usa (che e’ un fatto economico endemico per svariati motivi), colpisce molto la differente altalena di fronte al –33% del prezzo del barile: in Italia -10%, in Usa –33%.
Aggiungiamo che siamo convinti che, per l’Italia, altrettanta altalena non sarebbe stata registrata in caso di aumenti del prezzo del barile: "benzina delle mie brame, chi e’ la piu’ avida del reame? Quella italiana!".
In questo contesto ci stiamo avvicinando alla scadenza della proroga del bonus di 50 lire al litro, in un clima di sfiducia dei consumatori che si esprime con il calo dei consumi. Visti i confronti con gli Usa (di metodo e di merito), e visto che ci si ripete in continuazione che ci stiamo avviando ad un’economia globalizzata, ci poniamo la domanda se sia proprio il caso di continuare con questo mercato "drogato" dall’intervento e dalla presenza dello Stato, e non lasciare che sia il gioco di domanda e offerta a fare la sua parte per le tasche dei consumatori e dei produttori.
Il primo passo, pero’, spetta allo Stato: le 50 lire di bonus e il carico fiscale di circa il 70% sul prezzo finale sono un macigno sul percorso della liberalizzazione.
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