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DROGHE: C’E’ IL DNA
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Comunicato 
26 ottobre 2001 0:00
 


COME CONTINUARE A NON COMBATTERE LE DROGHE E A REGALARE BUSINESS AI TERRORISTI DI TUTTO IL MONDO

Firenze, 26 ottobre 2001. Il vicepresidente del Consiglio dei ministri, Gianfranco Fini, intervenendo al meeting anti-droga di San Patrignano, ha preannunciato una iniziativa governativa per l’istituzione del Dna, Dipartimento Nazionale Antidroga, con l’intento di porre ordine allo sbriciolamento di iniziative ministeriali in materia. Un Dipartimento che non prendera’ in considerazione le politiche di riduzione del danno, ma, vagliando l’attivia’ dei Sert (oggi sotto accusa perche’ leverebbero spazio alle comunita’ di recupero), ridisegnera’ tutta la politica in materia.
Interviene il presidente dell’Aduc, Vincenzo Donvito.
Prendiamo atto della volonta’ di allineare l’Italia a quanto gia’ avviene in tutti i Paesi del nord, centro e sud America, nonche’ della Gran Bretagna, istituendo un elemento di semplificazione dell’organizzazione in materia che non puo’ che costituire un vantaggio: queste sono le intenzioni, ed uno dovrebbe inchinarsi ad un uso piu’ rigoroso ed oculato delle risorse a disposizione. Ma il gioco e’ solo apparente, perche’ l’oculatezza che ne deriverebbe, sarebbe solo in ambito di una politica che e’ comunque segnata di sconfitte: quella che vorrebbe continuare a combattere il fenomeno con i divieti, agendo con tenacia sull’offerta e, blandamente (altrimenti non potrebbero fare, pena la trasformazione delle nostre citta’ in tante galere con consumatori di droghe leggere e pesanti), sulla domanda. Quindi il vicepresidente Fini puo’ proporre tutte le razionalizzazioni che vuole, ma se l’azione del Dipartimento e’ finalizzata alla repressione del fenomeno, mantenendosi in un equilibrio instabile per quanto riguarda il rapporto consumatori/legalita’ e tossicodipendenti/sanita’, a nostro avviso e’ destinato a fallire.
Inoltre sembra che non sia servito quanto ampiamente diffuso dai grandi mezzi di comunicazioni rispetto ai finanziamenti del terrorismo internazionale con i proventi di coltivazione e distribuzione delle droghe illegali; quantomeno a fare una riflessione su un semplice concetto: se la domanda c’e’ e non si e’ in grado di modificarla, e se l’offerta e’ illegale, tutte le persone di malaffare si butteranno a capofitto su questo business dall'altissimo rendimento. Ragionando per ipotesi: se domani mattina gli Usa e, tutti gli altri di concerto, cominciassero a produrre e distribuire le droghe oggi illegali, a chi i Taleban e i terroristi del Sud America venderebbero le loro produzioni? E quand’anche ci riuscissero attraverso imprendibili prestanome, quali proventi economici ne trarrebbero? Tali da abbandonare tutto.
E’ sintomatico, inoltre, che questa svolta di razionalizzazione dell’esistente, avvenga mentre il Governo britannico, per voce del suo ministro degli Interni, ha fatto sapere che e’ di prossima presentazione una risoluzione che declassera’ la marijuana nell’elenco delle sostanze psicotrope in modo che il suo possesso e consumo non sia piu’ considerato un reato, mentre sempre in Gran Bretagna sono numerose le distribuzioni controllate di eroina a cura del Servizio pubblico sanitario; che mentre la Spagna avvia ricerche ufficiali sulle virtu’ terapeutiche della marijuana, e molte Autonomie (inclusa quella della capitale Madrid) hanno avviato sperimentazioni di riduzione del danno con l’osservazione controllata di chi si inietta eroina; che mentre in Svizzera anche un referendum federale ha confermato la distribuzione controllata di eroina, e il Governo stesso ha proposto la legalizzazione delle droghe leggere; che mentre in Canada e’ legale la produzione e distribuzione di marijuana a fini terapeutici; che mentre in Germania e’ recente la legge per la distribuzione controllata di eroina, che gia’ avveniva in alcuni laender; che mentre in Olanda, mentre in Portogallo, mentre in California, mentre in Washington, mentre in Alaska …..
Insomma il mondo sembra proprio che stia andando da un’altra parte, e oggi l’Italia, dopo anni di dispersione di energie e denaro (proprio per la mancanza di coordinamento a cui il vicepresidente Fini vuole porre rimedio), interviene, ma con i suoi tempi jurassici che gli fanno solo annunciare l’impegno per continuare a fare danni.
Infine, l’on.Fini ci dice che il Governo e’ compatto su questa proposta. Non ne siamo tanto sicuri, perche’ ci risulta che il ministro della Difesa, Antonio Martino, cosi’ come il viceministro dei Beni Culturali, Vittorio Sgarbi (e abbiamo sicuramente dimenticato qualcun altro), abbiano piu’ volte manifestato idee diverse. Anche se e’ vero che per un piatto di minestra sono in tanti ad essere disposti a tanto. Vedremo.
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