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Google e la new economy. Occhio ai diritti acquisiti
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Comunicato di Vincenzo Donvito
27 giugno 2017 14:44
 
 L’Antitrust europeo ha comminato a Google una multa di piu’ di due miliardi per abuso di posizione dominante, relativa all’uso del suo motore di ricerca per le vendite online. Forse e’ l’occasione perche’ si cominci realmente a mettere i puntini sulle “i” alla cosiddetta new-economy, tanto strombazzata e portata ad esempio come nuova frontiera del business e del lavoro. Alfieri mondiali, oltre a Google, sono Amazon e Facebook per eccellenza, ma con metodi che stanno coinvolgendo molti dei nuovi attori dell’imprenditoria mondiale e nazionale. Il fatto che Google, al pari di tanti altri attori di questa new-economy, sia dappertutto e innovativa per quanto riguarda metodi e contenuti di promozione e coinvolgimento, non ci deve fare abbassare la guardia per quanto riguarda i diritti degli individui, siano essi consumatori che lavoratori. Intatto quanto riconosciuto dall’Antitrust europeo contro Google e’ la stessa identica cosa che spesso il nostro Antitrust nazionale riconosce nei confronti di una miriade di piccole aziende che in Internet si prendono gioco degli utenti, rifilando loro prodotti che non rispondono a quanto pattuito o falsificando i dati promozionali, fino all’oscuramento e mistificazione della concorrenza. Che sia in provincia di Caserta o Padova o a Cipro o in qualche paradiso fiscale o nella Silicon Valley, cambia poco. I diritti sono tali, sempre e dovunque. Non solo, ma il fatto che, come nel nostro caso, si tratti di aziende colossi il cui manager si e’ fatto da se’ (partendo magari dal mitico garage sotto casa), o sia rampollo di una stirpe di industriali o sia frutto del sottobosco delle truffe casarecce maturate nella disperazione della disoccupazione o sottoccupazione delle periferie del mondo, non ci deve far demordere nel tenere alto il livello di guardia contro gli approfittatori di varia tacca. Aziende -grandi e transnazionali o piccole- che calpestano anche i diritti dei lavoratori, con paghe orarie e carichi di lavoro da far impallidire anche le piu’ tenui conquiste dei decenni passati.
Il problema che ci dobbiamo porre e’ come far fronte al loro debordare da questi diritti. Spesso abbiamo a che fare, grazie anche alle forme di vendita via Internet, con aziende non di diritto italiano o comunitario, per cui l’opposizione o la chiamata in causa e’ pressocche’ impossibile (1), Gia’ il fatto di avere un diritto europeo e’ un passo avanti notevole rispetto al solo diritto italiano, ma nella fattispecie bisognerebbe avere la possibilita’ di un governo mondiale di queste situazioni. Nel frattempo -viste anche le feroci e oscurantiste opposizioni che vengono fatte anche per accordi commerciali transnazionali che potrebbero dare un forte contributo in merito- occorre tenere presente questo aspetto e cercare di ridurre il pericolo e il danno a cui siamo esposti. L’informazione -ovviamente- e’ il principe di questa strategia. E non certo l’informazione, per esempio, che diversi di questi attori della new-economy ci fanno arrivare: mirata e selezionata (attraverso l’uso distorto dei cookie) ai nostri gusti, facendoci credere di essere, come consumatori e come cittadini, al centro del mondo, dell’economia e dell’informazione.

1 - Noi di Aduc ci abbiamo sbattuto il grugno e il portafoglio proprio per tentare di chiamare in causa uno di questi giganti (Microsoft), vedendoci respinta la class action perche’ la controparte e’ di diritto Usa
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