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OLIVICOLTORI IN LOTTA
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Comunicato 
6 dicembre 1997 0:00
 
Roma, 6 dicembre 1997. Fummo profeti a denunciare, nel 1993, la furbizia di alcuni produttori di olio, che imposero, prima in sede europea e poi italiana, una semplicissima modifica della etichettatura sulle bottiglie di olio: si passo' dall'obbligo della definizione "prodotto e confezionato" a "confezionato" in Italia.
Per i non addetti al settore -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- la modifica fu irrilevante, ma noi intervenimmo rilevando i rischi di questa operazione (registrammo anche l'assoluto silenzio degli organi d'informazione).
In pratica la semplice definizione "confezionato" vuol dire che l'olio viene imbottigliato in Italia, ma le olive possono essere importate da altri Paesi.
I primi ad essere danneggiati sono i consumatori, che comprano olio non conoscendo la provenienza delle olive. Nel Nordafrica, per esempio, la normativa sui pesticidi non e' la stessa della Comunita' europea e le olive possono arrivare in pessimo stato di conservazione. L'olio cosi' prodotto non ha le caratteristiche imposte dalla legge (grado di acidita') ma puo' essere "lavato" per fornire un olio a norma.
I secondi danneggiati sono gli olivicoltori che devono affrontare spese maggiori dei colleghi nordafricani o turchi. Oggi protestano, ma nel '93 non si alzo' voce!
Ai consumatori consigliamo di acquistare olio d'oliva che indica "prodotto e confezionato in Italia". Alcuni oli lo riportano, anche se non e' obbligatorio, altri in maniera furbesca, riportano la dizione "prodotto confezionato", senza la "e" di congiunzione, altri ancora semplicemente "confezionato" in Italia.


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