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USA: GONFIATI I COSTI DI RICERCA PER I FARMACI
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Comunicato 
17 agosto 2001 0:00
 



Roma, 17 agosto 2001. L'industria farmaceutica USA gonfia i costi per la ricerca e lo sviluppo di nuovi farmaci per ottenere prezzi di vendita piu' alti. E' quanto afferma, in un proprio rapporto, l'associazione di consumatori americana Public Citizen (1), la quale rivela che il costo, per la ricerca e lo sviluppo, di un nuovo farmaco sarebbe mediamente di 110 milioni di dollari invece dei 500 milioni (+ 500% circa) dichiarato dall'industria farmaceutica. Dall'analisi di documenti pubblici, l'associazione arriva alla conclusione che, la spesa di 500 milioni per un nuovo farmaco, e' esagerata perche' non prende in considerazione la deduzione delle tasse ed e' caricata dai costi di "rischio di impresa" del tutto irrealistici. Inoltre negli ultimi 20 anni, solo il 22% dei nuovi farmaci immessi sul mercato sarebbero innovativi, il resto sarebbero riformulazioni e variazioni di dosaggio. Alla minore tassazione per la ricerca e lo sviluppo dei farmaci, si aggiungono specifici aiuti statali; per esempio, nel 2000, solo per testare farmaci destinati ai bambini c'e' stato un contributo pubblico di 600 milioni di dollari. Dalla lettura della rivista Fortune risulta che, in vent'anni, l'industria farmaceutica ha avuto profitti tre volte superiori (+300%) rispetto ad altri settori industriali e che, nel 2000, solo il 12% della spesa e' stata destinata alla ricerca mentre il 30% finisce in pubblicita', promozione e amministrazione. La ciliegina finale riguarda le spese per l'attivita lobbistica, che negli USA si svolge alla luce del sole: nel biennio 1999-2000 sono stati spesi dai farmaceutici ben 262 milioni di dollari, per sostenere uomini politici favorevoli alle proprie posizioni.
Inseriamo queste considerazioni -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell'Aduc- nel dibattito in corso sui farmaci dannosi, sugli integratori e soprattutto nell'appello che il presidente di Farmindustria, Gian Pietro Leoni, ha fatto pubblicare sui giornali.
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