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LA FINE DELLA BENZINA ROSSA
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Editoriale 
15 novembre 1999 0:00
 
L'ENNESIMA EMERGENZA PER ELUDERE IL CUORE DEL PROBLEMA. UN TRASPORTO PUBBLICO COME REALE ALTERNATIVA A QUELLO PRIVATO
...... E UNA FIGURACCIA COMUNITARIA

La scadenza di fine anno, quando dovrebbe essere vietata la vendita della benzina super, si e' trasformata nell'ennesima cartina al tornasole della credibilita' di metodo e scelte di chi ci amministra. E non e' un caso che lo scivolone avvenga proprio su uno dei consumi base della nostra quotidianita', a certificare che e' proprio sull'economia dei consumi che i nostri amministratori non riescono a farsi carico delle mutate esigenze e delle aspettative del mercato e dei consumatori.
La maggioranza di Governo e' la stessa di quando, con tanto di fanfara, ci annunciarono che ce l'avevano fatta a contenere l'inflazione, e potevamo entrare a testa alta nei Paesi di punta dell'avventura dell'Euro. I mutamenti nella compagine governativa -incluso il presidente- per quanto riguarda i nostri interessi, non hanno scompaginato gli indirizzi economici in negativo, anzi, con l'arrivo del ministro Giuliano Amato al Tesoro -considerata anche la sua precedente esperienza a capo dell'Antitrust- ci ha fatto sperare che, quelli che a nostro avviso sono i maggiori blocchi alla liberazione dell'economia -i monopoli a tutti gli effetti, e le finte privatizzazioni in atto- potessero essere quantomeno incrinati.
Ma cosi' non e' stato. Anzi.
E la testa alta dell'ingresso nell'Euro si e' lentamente trasformata nel solito chiedere clemenza con il cappello in mano: cos'altro e' la richiesta di rinvio di tre anni per il blocco delle vendite della benzina rossa?
E il problema non e' solo quello della figuraccia verso gli altri partner comunitari (proprio ora, poi, che e' il nostro turno per la presidenza della Commissione), ma che fino ad oggi non sia stato fatto nulla perche' la situazione si modificasse.
E' chiaro -a meno che non si voglia sembrare totalmente folli- che oggi non ci sono altre soluzioni al rinvio del blocco, e ci auspichiamo anche noi che ci sia. Ma nello stesso tempo e' anche chiaro che i nostri amministratori ci hanno volutamente portati cosi' ravvicinati alla scadenza in modo che, di fronte all'emergenza, tutto si appiattisse, tutto si smussasse, e tutti insieme non potevamo far altro che chiedere il blocco: maggioranze e opposizioni di Governo, portatori di istanze sociali e portatori di istanze economiche e di diritto (come noi).
Un copione che abbiamo gia' visto altre volte, e che stancamente si ripete: non decidere, non fare per non scontentare alcuno, e poi stringersi insieme nell'emergenza.
Si sarebbero potuti accontentare i costruttori di automobili, sia privati che pubblici, ma si sarebbero scontentati i petrolieri, tra cui anche se stessi (lo Stato e' petroliere per il 50% del mercato con l'AgipIP). E allora i costruttori di automobili sono stati tenuti buoni con le rottamazioni e la prospettiva di un futuro che non potra' che essere roseo per loro, mentre lo Stato continuava ad incassare denaro dai serbatoi pieni di benzina rossa e da sistemi di trasformazione del greggio in benzina super che non venivano mandati in pensione.
Politiche di incentivazione per l'abbandono della super? Solo quelle -la rottamazione- per i costruttori di automobili private, mentre per il trasporto pubblico si e' sempre al palo (e per noi e' questa la vera alternativa, non tanto le macchine con emissioni cosiddette non-inquinanti).
E intanto continuiamo ad avere automobili con scarichi inquinanti e che, invece di diminuire grazie alla presenza di valide alternative con il trasporto pubblico, aumentano a dismisura.
Sentiamo sempre parlare di "piano dei trasporti", ma, per il momento, non possiamo far altro che registrare il solito "casino" di interessi intrecciati che reggono fra loro per garantire la sopravvivenza di corporazioni e monopoli.
(Vincenzo Donvito)

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