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Infrastrutture e futuro domani. E' stato sconfitto il binomio democrazia/progresso?
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Editoriale di Vincenzo Donvito
30 giugno 2015 17:36
 
 Tra i vari progetti infrastrutturali di un futuro prossimo possibile, ce n'e' uno in particolare che ci ha colpito: Hyperloop, il progetto di un miliardario americano, Elon Musk, per creare una rete di trasporto dove i viaggiatori saranno trasportati ad altissima velocita' (1.200 Km/h) con delle capsule che viaggeranno in dei tubi a bassa pressione. Il nostro interesse e' stato attratto dalla fattibilita' a breve scadenza, dal convincente rapporto costi/ricavi e, dal fatto che il servizio di trasporto sara' gratis per l'utenza, pur non essendo un'iniziativa di capitale pubblico ma in puro stile americano di business privato (1).
Sulla fattiblita' a breve scadenza, forte del fatto che sarebbe inconcepibile essere riusciti (anche diverso tempo fa) ad andare sulla Luna e per questo non si capisce perche' un progetto del genere non sia ancora realta'… terrestre, il patron della Hyperloop, Dirk Ahlborn, sostiene: “Diverse citta' sono gia' interessate per essere le prime ad accogliere Hyperloop. In Usa ma anche in Europa e soprattutto in Asia e Medio-Oriente. Per questo non penso che la prima Hyperloop sara' tra Los Angeles e San Francisco, ne' in Usa o in Europa. Qui ci vuole troppo tempo, per via delle norme, delle questioni legali e delle lobby. Sara' piuttosto una regione dove una sola persona prende le decisioni”.
“Dove una sola persona prende le decisioni”… per l'appunto. E noi, illusi, che da piu' di due secoli siamo convinti che progresso, e quindi migliore qualita' della vita, sia collegato a democrazia, partecipazione, mercato, liberta'… dove siamo vissuti in questo periodo, cosa hanno combinato i nostri avi, i nostri bisnonni, i nostri nonni, i nostri padri e noi stessi? Un mondo referente che, arrivato ad un certo punto si e' fermato all'autoreferenza? Un mondo in cui, arrivati ad un momento di presumibile svolta epocale -nella fattispecie- della nostra mobilita', l'unica prospettiva che si presenta e' quella di un luogo “dove una sola persona prende le decisioni”.
Abbiamo creato le societa' civili che, con la burocrazia, aiutano tutti a vivere insieme, rispettandosi gli uni con gli altri, e rispettando le regole che alcuni di maggior prestigio (gli eletti) hanno stabilito come punti di riferimento derogabili solo dopo approfondite riflessioni, discussioni e nuove deliberazioni. Ed ora arriva un tipico prodotto di questo nostro modo di vivere, di pensare e di organizzare (Hyperloop) che ci fa sapere che per creare un altrettanto tipico prodotto del nostro “stile di vita” (2) legato alla velocita', i presupposti base sono un ostacolo.
Ci viene in mente quando tutti i governi cosiddetti occidentali fanno tranquillamente affari e vendono le proprie societa' (aeree, calcistiche, etc) a magnati espressione diretta di Stati dove vigono le leggi piu' liberticide, violente e asfissianti (sempre secondo i parametri occidentali), sia in termini umani che economici.
A parte le considerazioni che possono essere fatte da chi sostiene che “lento e' bello” (3), dove abbiamo sbagliato?

(1) Qui i particolari in un'intervista del quotidiano francese Libération a Dirk Ahlborn, patron della societa' Hyperloop
(2) come hanno sempre detto gli americani per affermare e difendere la loro visione del mondo; grazie alla quale, per esempio, sono pesantemente intervenuti nella seconda guerra mondiale del secolo scorso sconfiggendo il nazismo e liberando quasi tutti gli europei dalla pratica di una delle piu' disumane e violente ideologie concepite dall'essere umano.
(3) una moda e una tendenza, piu' che altro (anche di un buono spessore qualitativo), ma e' un “lento” che senza il contorno di cio' che e' veloce, non potrebbe esistere neanche un minuto.
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