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 ALBANIA - ALBANIA - Coltivazioni illegali cannabis. Ministro Giustizia: serve reazione piu' dura
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20 ottobre 2016 11:38
 
Il ministro della Giustizia albanese Ylli Manjani ha dichiarato che sul fenomeno della coltivazione di marijuana "serve una reazione piu' dura: se dovesse essere necessario, sono del parere di impegnare anche l'esercito". Manjani ha detto che "c'e' una vasta percezione pubblica che il fenomeno sia abbastanza diffuso". "Io - ha aggiunto - non so la realta' dei fatti, ma gli albanesi parlano apertamente di questo. Se e' solo una percezione dobbiamo combatterla, se e' realta' allora e' peggio. Percio' dobbiamo farla finita adesso, altrimenti se interverremo in ritardo sara' molto doloroso". Il ministro ha ribadito che "i cittadini devono capire che questa non e' un'attivita' imprenditoriale che garantisce benessere. E' un fenomeno che semina solo poverta' e criminalita'". Il fenomeno e' da tempo fonte di dibattiti politici. L'opposizione accusa il governo di essere "complice dei narcotrafficanti", mentre le autorita' invece sostengo di essere impegnate piu' che mai nel contrasto al fenomeno.
Fino alla meta' dello scorso settembre, sono state oltre 2,4 milioni di piante di cannabis sativa distrutte dalla polizia albanese grazie anche all'assistenza della polizia italiana e la missione di sorvoli con un aereo della Guardia di finanza, dotato di tecnologia avanzata che ha permesso l'identificazione delle piantagioni. Infatti la superficie identificata e' stata di 213,4 ettari, quasi cinque volte maggiore rispetto a quella dello scorso anno. Ma per la polizia albanese cio' non indicherebbe una diffusione del fenomeno, quanto una lotta piu' serrata. Secondo i dati diffusi dalla polizia, in carcere sarebbero finite 248 persone durante 1260 operazioni in tutto il paese, nei quali sono stati impegnati 8900 agenti e 2630 mezzi. Gli interventi via terra della polizia, in oltre 2 mila piantagioni hanno avuto un costo di oltre 520 milioni di lek, pari a circa 3,7 milioni di euro.  
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