Buongiorno, sono d’accordo con le idee espresse
nell’articolo. In special modo mi ha fatto piacere
leggere il seguente concetto:
…..“ per cui il
consumatore ha un'ottima occasione per far valere il
proprio potere, cioe' quello del non-acquisto” .
Questo è il punto. L’esercizio di un potere
immenso, tramite un atto di libero arbitrio : NON
CONSUMARE. Ovvero scegliere consapevolmente cosa
acquistare e dove.
C’è però un punto debole.
Serve l’azione congiunta e contemporanea di un
numero sufficientemente ampio ( intendo qualche milione) di
consumatori che con forza e determinazione scelgano questa
politica per dare finalmente uno scossone allo strapotere
dei grandi gruppi industriali e commerciali, alle varie
corporazioni ecc.ecc.
Come fare per creare una
forza di consumatori che per scelta si muovano nella
direzione suddetta ?
Premettendo che il
tutto dovrà essere fatto con la massima trasparenza ed in
perfetto accordo con le leggi sulla privacy, esprimo un idea
che magari può essere utile come ipotesi di lavoro.
La vostra associazione, da sola oppure in
collaborazione con altre associazioni dei consumatori,
dovrebbe promuovere la creazione tramite adesione
volontaria (per es. compilando un normalissimo form in
internet) di una lista di persone disponibili ad aderire
ad iniziative concordate di sciopero collettivo dei
consumi.
Mi spiego con un esempio pratico.
Immaginiamo che tre milioni di consumatori abbiamo
aderito a tale iniziativa e che nei vostri archivi siano
presenti altrettanti indirizzi mail. (Si potrebbero
usare anche i numeri di cellulare ma il costo per spedire
tutti quei sms sarebbe proibitivo, mentre con le mailing
list i costi sono irrisori) Mi sembra di aver letto
che per il 18 settembre è stato indetto lo sciopero della
pagnotta. Ebbene tutte queste persone alcuni giorni
prima di quella data verrebbero avvisate
dell’iniziativa. Risultato? Il 18 settembre tre
milioni di persone in meno varcherebbero la porta delle
panetterie italiane.
Immaginiamo poi di poter
fare la stessa cosa nei confronti di qualsiasi prodotto o
catena distributiva. Non solo. Sarebbe possibile
indirizzare le iniziative anche territorialmente. Es. il
tal giorno non si entra a consumare nei centri commerciali
di Milano. Il giorno dopo a Roma. Oppure in tutta
Italia.
Ciò, ne sono convinto potrebbe avere
anche un fortissimo risalto tramite i media nazionali ed
internazionali.
Finalmente i consumatori
avrebbero il loro giusto posto all’interno del mercato
contribuendo a determinarne le regole e l’andamento.
Che ne dite? E’ un’idea troppo azzardata o ci si
può lavorare su?