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8 settembre 2008 0:00 - pier luigi
Buongiorno,
sono d’accordo con le idee espresse nell’articolo.
In special modo mi ha fatto piacere leggere il seguente concetto:

…..“ per cui il consumatore ha un'ottima occasione per far valere il proprio potere, cioe' quello del non-acquisto” .

Questo è il punto. L’esercizio di un potere immenso, tramite un atto di libero arbitrio : NON CONSUMARE.
Ovvero scegliere consapevolmente cosa acquistare e dove.

C’è però un punto debole.
Serve l’azione congiunta e contemporanea di un numero sufficientemente ampio ( intendo qualche milione) di consumatori che con forza e determinazione scelgano questa politica per dare finalmente uno scossone allo strapotere dei grandi gruppi industriali e commerciali, alle varie corporazioni ecc.ecc.

Come fare per creare una forza di consumatori che per scelta si muovano nella direzione suddetta ?


Premettendo che il tutto dovrà essere fatto con la massima trasparenza ed in perfetto accordo con le leggi sulla privacy, esprimo un idea che magari può essere utile come ipotesi di lavoro.

La vostra associazione, da sola oppure in collaborazione con altre associazioni dei consumatori, dovrebbe promuovere la creazione tramite adesione volontaria (per es. compilando un normalissimo form in internet) di una lista di persone disponibili ad aderire ad iniziative concordate di sciopero collettivo dei consumi.

Mi spiego con un esempio pratico.

Immaginiamo che tre milioni di consumatori abbiamo aderito a tale iniziativa e che nei vostri archivi siano presenti altrettanti indirizzi mail.
(Si potrebbero usare anche i numeri di cellulare ma il costo per spedire tutti quei sms sarebbe proibitivo, mentre con le mailing list i costi sono irrisori)
Mi sembra di aver letto che per il 18 settembre è stato indetto lo sciopero della pagnotta.
Ebbene tutte queste persone alcuni giorni prima di quella data verrebbero avvisate dell’iniziativa.
Risultato? Il 18 settembre tre milioni di persone in meno varcherebbero la porta delle panetterie italiane.

Immaginiamo poi di poter fare la stessa cosa nei confronti di qualsiasi prodotto o catena distributiva.
Non solo. Sarebbe possibile indirizzare le iniziative anche territorialmente. Es. il tal giorno non si entra a consumare nei centri commerciali di Milano. Il giorno dopo a Roma.
Oppure in tutta Italia.

Ciò, ne sono convinto potrebbe avere anche un fortissimo risalto tramite i media nazionali ed internazionali.

Finalmente i consumatori avrebbero il loro giusto posto all’interno del mercato contribuendo a determinarne le regole e l’andamento.

Che ne dite? E’ un’idea troppo azzardata o ci si può lavorare su?
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