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Governo. Acciaierie di Taranto, Conte, Di Maio e il nulla
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Comunicato di Primo Mastrantoni
14 novembre 2019 13:25
 
  Tra noi nessuno è capo, siamo tutti uguali. E' la teoria dell'uno vale uno, tanto propagandata dal M5S. 
Sicché, ognuno degli adepti si è sentito in grado di essere medico, ingegnere, avvocato, commercialista, meccanico, falegname, tornitore, barista, calzolaio, ecc. 

Non è così, evidentemente, perché ognuno di noi ha competenze e capacità nel proprio campo, che possono essere messe in discussione da chi le pratica con lo stesso livello di preparazione, altrimenti, ci si siede e si ascolta.

Ci è venuto in mente "l'uno vale uno", in relazione alla vicenda delle acciaierie di Taranto.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in visita a Taranto, ha dichiarato di non avere soluzioni e, più recentemente, ha chiesto ai propri ministri idee in proposito.
I media hanno classificato gli intenti di Conte come atti di umiltà.
Un tubo!

Il premier Conte è il capo del governo, cui fa riferimento la maggioranza parlamentare M5S, PD e Italia Viva, ed è lui che deve trovare le soluzioni, dopo che Conte 1 ha tolto e riammesso lo scudo penale e dopo che il Conte2 lo ha di nuovo cancellato, e ora lo vorrebbe riammettere.
Insomma, con il suo comportamento, ha fatto quello che un capo di governo non si può permettere di fare: essere inaffidabile. Come si può chiedere a una persona o a una azienda, di credere alle promesse, quando tutti gli atti precedenti smentiscono la credibilità? Così le persone si allontanano e le aziende fuggono.

Nel frattempo, la Arcelor-Mittal, sta restituendo la gestione degli impianti ai commissari, ha fermato il rifornimento del carbone che serve per tenere attivi gli altiforni, il che ha come finale la chiusura degli impianti, con 15 mila persone senza lavoro e, probabilmente, l'addio al settore siderurgico.

Luigi Di Maio, quando era ministro allo Sviluppo Economico, aveva nominato commissari alle acciaierie due avvocati e un revisore contabile e si vantava di aver sottoscritto il contratto con Arcelor-Mittal in 3 mesi, quando gli altri ministri non erano stati capaci di farlo negli anni.

Ricordiamo che è stato Di Maio a indicare alla carica di presidente del Consiglio, Giuseppe Conte che, secondo il pensiero dimaiano, doveva essere il notaio delle decisioni altrui. 

I risultati sono sotto gli occhi di tutti: il nulla.
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