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Gli adolescenti, carne da cannone dei narcos argentini
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Articolo di Redazione
5 marzo 2017 15:39
 
 Nel quartiere di Flores, dove e’ nato e cresciuto il papa Francesco, ci si scontra metro per metro. In ogni angolo c’e’ una battaglia silenziosa per vedere in che modo cascano i bambini della 1-11-14, la citta’ piu’ pericolosa di Buenos Aires, a pochi chilometri dal centro della citta’ e dai suoi viali parigini. Da una parte ci sono i potenti narco, che attraggono col denaro e la sensazione di potere che danno le armi. Dall’altro le organizzazioni sociali, la Chiesa e lo Stato, che tentano di salvare i bambini e gli adolescenti di questa citta‘ di baracche di 70.000 abitanti. E’ due mesi fa che Brian, 15 anni, e’ passato di qui con un’arma e presumibilmente ha ammazzato poche strade piu’ in la’ un altro Brian, quindicenne come lui, durante un furto. Fu dichiarato non perseguibile ed inviato in Peru’ con suo nonno. Lo scandalo fu occasione perche’ il governo argentino, spinto da una societa’ spaventata, promettesse che avrebbe abbassato l’eta’ penale da 16 a 14 anni in modo che i narcos non utilizzino i minori come carne da cannone. Ma a 1-11-14 le cose vanno in un modo diverso.
L’Argentina chiede di abbassare l’eta’ penale a 14 anni dopo lo scandaloso assassinio di Gustavo Carrara, un prete di quartiere amico del Papa che dal 2007 guidava la parrocchia Madre del Pueblo, nel cuore della citta’, che passava per questi luoghi desolati e salutava tutti e insisteva che l’abbassamento dell’eta’ penale avrebbe peggiorato la situazione. “Questo non e’ un problema dei bambini, ma dei grandi. Essi non hanno colpa. Metterli in carcere servira’ solo perche’ imparino a rubare meglio. L’eta’ critica sono i 12-13 anni. C’e’ da impegnarsi perche’ i ragazzi restino nella scuola, e’ l’ultima possibilita’. Loro cercano appartenenza, identita’. E molte volte nella periferia la incontrano in un angolo, vendendo droga. Ci sarebbe da dar loro altre cose da fare. Per esempio, le attivita’ del club di calcio. Hanno bisogno di opportunita’. Se decidi di vivere nella zona 3 della citta’ 1-11-14, non e’ facile trovare lavoro”.
Carrara e la sua parrocchia stanno occupando metro per metro, Ed hanno quasi due zone: scuola, nido, istituto, club di calcio, centro di disintossicazione… Dopo la chiesa si va allo stadio di San Lorenzo, fatto costruire dal Papa, una struttura di prima qualita’.Ma a pochi metri da questa isola c’e’ l’inferno. Un murales con il Papa guarda il campo da calcio del club della parrocchia. Ma dall’altro lato di questo muro c’e’ un bunker, un centro di produzione e vendita di droga, quella di base, la pasta di coca -”el paco”- grazie alla quale alcuni adolescenti si trasformano in zombie alla luce del giorno, con marijuana o cocaina che poi serve per le feste degli altri quartieri. Anche il prete non entra in questi anfratti. Tutto nella citta’ cambia da metro a metro. Nel viale Riestra c’e’ commercio, traffico, calma. Quando si entra in uno dei corridoi che conducono ad esso, le cose si complicano. Per segnalare persone estranee cominciano fischi e piccole fughe da un lato all’altro, che sono segnali di intesa tra coloro che controllano la zona e il referente di “Barrios de Pie”, un’organizzazione sociale che lavora coi giovani della citta’ e che accompagna i nuovi arrivati. “Sono come cani, che controllano e avvisano con un fischio”, dice una persona del posto. “Avevano pensato che fosse la yuta (polizia) visto che portavano occhiali da sole” e dice di lasciar liberi i corridoi. L'insicurezza domina la citta’. “Mi hanno derubato tre volte in un mese”, dice Yamila, una boliviana di 30 anni che e’ venuta l’anno scorso dal suo Paese con tre figli, proprio a Buenos Aires, dove vive sua madre e sua sorella. “Mediamente ho paura. Quando rifletto mi dico ‘perche’ non sto in Bolivia?’. Tutte le notti sento rumori che non mi tranquillizzano”.
Kevi, 24 anni, ha passato tutta la sua vita a 1-11-14. Come molti altri si e’ lasciato andare ed ha iniziato una “gioventu’ sbagliata”. La militanza politica lo ha portato via dalle strade tre anni dopo e sta ora studiando per finire la scuola e lavora nella cooperativa Milagro di Barrios de Pie. “Vivevo in modo folle, avevo gli occhi chiusi e non mi rendevo conto di nulla”, dice. E’ convinto che a molti giovani piace la “sensazione del potere”, e per questo avere ua pistola li aiuta.
Matias, un giovane che porta un pappagallo sulla spalla, si sta disintossicando. E’ venuto da Tablada, Rosario, per provare una seconda opportunita’. E vive come fanno gl adolescenti che nel mondo cercano di emergere. “Oltre il muro del club c’è la guerra. Che irretisce. Gli offrono un “ferro da stiro” (un’arma), un videogioco, un telefono costoso, una moto, un sacco di soldi. Qualsiasi cosa. E i ragazzi vanno come matti".
Rodolfo, un giovane della 1-11-14 da tutta la vita, e’ nel combattimento corpo a corpo. E’ dedito ad arruolare ragazzi per i narcos. “Sanno che i giovani di 14-15 anni ammirano quei cantanti che hanno le automobili migliori, quello che e’ piu’ brillante e loro chiedono esattamente lo stesso. Il ragazzo che canta dice che ha tutti i gioielli, tutti gli argenti, la droga c’e’, e vogliono altrettanto. Gli danno gioielli, gli regalano droga… Dai, e’ dove siamo noi. Si puo’ fare oltre il calcio.. E l’idea e’ che passino ogni volta piu’ tempo con noi. Ma se chiedono di cambiare, non lo puoi mettere in un carcere”. Rodolfo vede la lotta e i suoi risultati nell’ambito delle zone. Ogni piccolo spazio conquistato e’ una grande vittoria. E nonostante tutto e’ ottimista. “Vicino a San Lorenzo c’era un campo con un piccolo cortile dove andavamo a giocare con i bambini e sì, c'era un sacco di consumo. Nei primi mesi hanno detto "di andare via perché qui ci sara’ una sparatoria" e in pochi minuti gia’ correvo, abbiamo radunato i bambini e siamo andati andati correndo verso la chiesa con 30 bambini, circa 10 isolati. Ora la’ non ci sono tossicodipendenti, lo usiamo noialtri. Non ci sono piu’ narcos. Ora i proprietari sono quelli della zona, è un luogo in cui giocano solo i bambini ".
Il prete Carrara e’ molto esplicito. Queste citta’ sono una conseguenza della decadenza argentina, ma c’e’ una opportunita’, sempre che si cambi il cammini. “Nel 1974 c’era una poverta’ del 4% in Argentina, ora e’ del 32%. Questo non lo hanno fatto i ragazzi. Ci sono miglaia di bambini e adolescenti nelle periferie popolari. L’eta’ media in questi quartieri e’ di 24 anni, rispetto ai 40 del resto della citta’. Questi ragazzi hanno bisogno di giardini di infanzia, scuola, sport, cultura, adulti come punti di riferimento, perche’ molte volte i loro padri sono dediti ad una lotta per la sopravvivenza, lavorano molte ore con paghe molto basse. C’e’ una legge a Buenos Aires che vieta che i cavalli tirino i carri. Ma e’ naturale che lo facciano gli adolescenti che trasportano scatole. Questi quartieri sono giovani, possono dare molto alla citta’: personale domestico, badanti, pulizie, costruzioni. Ma bisogna dedicarvi tempo e risorse. Una situazione del genere non si affronta con piu’ carcere”.

(articolo di Carlos E. Cué e Mar Centenera, pubblicato sul quotidiano El Pais del 05/03/2017)
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