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Brasile. Evitare temi polemici in campagna elettorale
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Articolo di Dontella Poretti
4 marzo 2002 19:54
 
Il prossimo autunno si votera' in Brasile per le elezioni presidenziali. Luiz Ignazio Lula da Silva, che gia' tre volte e' uscito sconfitto dalle elezioni (l'eterno secondo), ha deciso che questa volta si cambia, non e' disposto a perdere per la quarta volta. Si cambia strategia: pragmatismo e apertura alle alleanze, anche le piu' apparentemente lontane come quella con il Partito Liberale, sostenuto dalla Chiesa Universale del Regno di Dio.
Per questo il Partito de los Trabalhadores, il Pt, capeggiato da Lula, dovra' tenere fuori dal programma alcune bandiere storiche come l'allargamento del diritto all'aborto (oggi previsto solo nei casi di stupro e di pericolo di vita per la madre), l'unione civile degli omosessuali e la depenalizzazione dell'uso di droghe. "Questi temi polemici non saranno temi di governo, non saranno piu' temi centrali del programma elettorale", spiega il Sindaco di Ribeirão Preto (San Paolo), Antônio Palocci Filho, estensore del testo base del programma di Lula, che sara' reso pubblico alla fine di maggio.
"Il Partito dei Lavoratori ha posizioni note. Una cosa e' che gli alleati la pensino diversamente, altro e' chiedere che la gente cambi la sua posizione per le elezioni. Questo non succedera', cedere su alcune questioni, limare le posizioni su altre -spiega ancora Palocci- ma la posizione storica non cambia".
Nei sondaggi al momento la favorita e' Roseana Sarney, candidata dalla destra e governatrice dello Stato di Maranhao, che l'Istituto Datafolha da' come vincente in un secondo turno contro Lula.
I temi da non affrontare in campagna elettorale, i temi scomodi, i temi di coscienza, li abbiamo visti in azione anche in Italia, per i due schieramenti principali. Nel centrosinistra vigeva il principio dei "temi di coscienza" e nel centrodestra c'era la regola non scritta di "non parlare di certi argomenti" per il rischio di perdere voti. Non e' stato questo il fattore per vincere o perdere, ma di sicuro a uscirne sconfitti sono stati i temi stessi. Non auguriamo al Brasile un destino simile.
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