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Francia. Droga e carcere
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Articolo di Rosa a Marca
20 dicembre 2001 15:43
 
Nelle prigioni il problema droga esiste come all'esterno. Anzi di piu'. Un terzo dei nuovi detenuti dichiara di avere consumato regolarmente sostanze stupefacenti nell'anno precedente all'arresto. La meta' di loro consumava oppiacei, il 33% beveva piu' di cinque bicchieri di bevande alcoliche al giorno, il 25% assumeva cannabis, l'11,8% si era iniettato droga almeno una volta nella vita. E in carcere la sieropositivita' supera tre volte il dato generale.
Di fronte a questa situazione, una circolare interministeriale del 9 agosto invitava a focalizzare meglio i problemi e a intervenire di conseguenza. Oggi si tenta di fare il punto in un incontro nazionale, organizzato a Parigi da "Mission interministerielle de lutte contre la drogue et la toxicomanie" (Mildt).
L'obiettivo e' di approfittare della permanenza in carcere per avviare una cura. Occorre percio' mettere in cantiere un progetto globale per la salute dei detenuti, che comprenda anche la tossicodipendenza e i problemi dell'alcool, finora sottovalutati. Se non si interviene, e' molto probabile che una volta uscito di prigione il detenuto ricada nel vizio di prima.
Poiche' si deve individuare un metodo comune per affrontare tutte queste problematiche, un primo passo e' stato fatto con un questionario distribuito ai medici del carcere di Fleury-Megrois; servira' a proporre un aiuto anche ai detenuti che non chiedono niente poiche' al momento dell'arresto hanno ben altro a cui pensare.
Il dato di fondo e' che i mezzi non mancano; quello che difetta e' proprio il coordinamento tra i responsabili sanitari delle carceri.
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