testata ADUC
Tim/Poste. Addio libero mercato?
Scarica e stampa il PDF
31 marzo 2025 11:11
 

Poste italiane spa ha acquisito il 15% delle azioni Tim dalla francese Vivendi. Ora Poste, che già deteneva il 10% delle azioni, ha quasi il 25% ed è il primo azionista. Poste è  un’azienda pubblica: Cassa depositi e prestiti, il cosiddetto bancomat dello Stato, al 35%, e ministero Economia al 30%. 
Tim è quindi tornata ad essere un’azienda controllata dallo Stato.

La spesa finanziaria di Poste è ambiziosa. Si propone di svolgere un ruolo leader non solo nel mercato delle tlc ma anche nei servizi Ict (Information and Communication Technologies), cioé tecnologie dei sistemi integrati di telecomunicazione (linee di comunicazione cablate e senza fili), computer, tecnologie audio-video e relativi software. Ruolo che intende estendere anche a contenuti mediali, servizi finanziari, assicurativi, dei pagamenti e dell’energia. 
Abbiamo una nuova Iri (Istituto per la Ricostruzione Industriale), azienda pubblica durata quasi un secolo che tutto faceva e che fu sciolta nel 2000? 
Sembra di sì.
Stiamo quindi tornando indietro? Non proprio, perché quando c’era Iri, era solo lei e, per esempio, la Tim si chiamava Sip e non c’era  concorrenza. Oggi invece, alla nuova Iri si affiancano diverse aziende private, in tutti i settori in cui intende svolgere il proprio business. Poste/Iri sarà quindi una cosiddetta multiutility in un mercato cosiddetto libero.
Con un - chiamiamolo - vantaggio. Che il principale azionista di Poste è lo Stato, lo stesso Stato che fa le regole che dovrebbero valere per sé e per gli altri concorrenti.
Questo si chiama “conflitto di interessi”, insieme ad “abuso di posizione dominante”... insomma violazione di norme che sovrintendono ai nostri mercati per evitare monopoli e oligopoli.

Antitrust, infatti, è il passaggio successivo a questa acquisizione di Poste: dovrebbe esprime la sua valutazione su eventuali distorsioni del mercato.
E’ bene ricordare che Antitrust è un’autorità cosiddetta indipendente di nomina parlamentare. In alcuni - a nostro avviso - infausti pronunciamenti non dà dimostrazione di indipendenza. Uno per tutti: il cosiddetto canone Rai (imposta obbligatoria per il possesso di un apparecchio tv) non lo ha valutato un problema per la concorrenza: la Rai non sarebbe in abuso di posizione dominante, nonostante sia in concorrenza con altre emittenti che non fruiscono del canone, e che attingono al medesimo mercato pubblicitario.
Questa Antitrust dovrà quindi valutare la nuova posizione di Poste nei vari mercati in cui intende intraprendere.

Per chi avesse memoria corta o distratta, è bene ricordare che oggi, l’unico mercato quasi totalmente libero, è quello delle tlc. Questo è accaduto perché la Tim fu privatizzata nel 1997, favorendo una liberalizzazione che oggi è tangibile da ogni consumatore: ampia disponibilità di offerte che, oltre a favorire l’economicità delle stesse, induce i fornitori anche a maggiore qualità.

Il dubbio che questo processo possa essere invertito con la nuova Iri/Poste, ci sembra realistico. Anche perché il controllore è un governo e uno Stato che mostrano e attuano ovunque pesanti interventi per essere loro - o alcune corporazioni - i padroni, e non solo gli arbitri.


Qui il video sul canale YouTube di Aduc


 
CHI PAGA ADUC
l’associazione non percepisce ed è contraria ai finanziamenti pubblici (anche il 5 per mille)
La sua forza economica sono iscrizioni e contributi donati da chi la ritiene utile

DONA ORA
 
Pubblicato in:
 
 
ARTICOLI IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS