Perché parlare di sorpasso della Francia nel turismo è alquanto azzardato. La lettera di Luca Martucci su Start Magazine
Caro direttore, forse mi è sfuggito, ma non ancora visto su
Start Magazine alcuna celebrazione dei “magnifici” risultati del turismo italiano nel 2024, al contrario di tanti altri media che, con le consuete faciloneria e superficialità, continuano a divulgare le roboanti dichiarazioni del
Ministro Santanchè.
Forse non siete nella mailing del Ministero? Preferisco pensare che lo spirito di informazione libera e poco incline a fare da megafono a certa retorica imperante abbia prevalso. Ringrazio quindi per l’ospitalità che mi permette di “colmare questa lacuna” e fare qualche considerazione in merito.
Prima di partire per Washington il Presidente del Consiglio in un
video messaggio agli Stati Generali di Federturismo ha parlato di record storici e ribadito quanto il Ministro Santanchè viene ripetendo circa un presunto clamoroso sorpasso dei cugini d’oltralpe.
“I numeri parlano da soli”, ha dichiarato lo scorso mese il Ministro, che dall’inizio del suo mandato insiste su slogan abbastanza discutibili quali “riportare l’Italia al primo posto del turismo mondiale” o fare del turismo la principale industria italiana (questa fa impazzire gli adepti del Movimento Drin Drin).
Secondo il Ministro, il Bel Paese starebbe scalando la classifica (vedremo in seguito quale) con l’ennesimo record di presenze. Il presunto sorpasso sulla Francia è stato celebrato con la dovuta ed incondizionata enfasi dai più importanti media (ovviamente solo quelli italiani). Su quelli più allineati sono fioccati titoli come
Au Revoir Paris, storico e clamoroso sorpasso, fino anche a
travaso di bile a sinistra.
Purtroppo i commenti sui social alle frequenti esternazioni di Santanchè, piuttosto che sulla portata e bontà di certi numeri e dei conseguenti proclami, sono quasi esclusivamente caratterizzati da riferimenti alle sue vicende giudiziarie, accompagnati dalla richiesta di dimissioni, od offese alla persona, battute su filtri, plastiche o borsette.
Capisco che l’opposizione abbia altri problemi più seri da risolvere e senza la minima pretesa di volerle fornire “munizioni”, di motivi per ritenere questo sorpasso alquanto azzardato ce n’è più di uno.
È bene fare un po’ di chiarezza anche per aiutare i troppi giornalisti che ancora confondono arrivi con presenze, incrociano dati di statistiche diverse tra loro e spacciano come dati reali risultati di sondaggi e/o studi commissionati da associazioni di categoria e portatori di interesse. Quelli che ci propinano continuamente le stesse datate stime iperboliche e surreali, come quelle per il Giubileo od il cosiddetto turismo delle radici, che non vengono mai né messe in discussione, né certificate a posteriori dalle statistiche ufficiali.
I numeri celebrati (458 milioni di presenze) sono quelli
pubblicati il 5 marzo da ISTAT sul movimento turistico negli esercizi ricettivi. Il record assoluto è assicurato grazie alla buona performance della componente estera, mentre il continuo calo della parte domestica dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Un calo che avrebbe caratterizzato anche i risultati di Spagna e Francia (forse a causa dei Giochi Olimpici), ma Italia è l’unico paese che ancora registra un calo delle presenze domestiche pari verso il 2019.
Il dato della Germania, nonostante la crisi economica corrente, continua a mostrare una crescita di presenze di connazionali e ci ricorda che non esiste solo il turismo per vacanza, ma anche quello per lavoro, affari o altri motivi personali.

Il primo motivo per ritenere alquanto azzardato questo sorpasso è che questi dati sono ancora provvisori. Quelli della Francia sono solo ancora una stima della stessa
Eurostat, che raccoglie e consolida i dati da ISTAT ed istituti similari di altri paesi.
È opportuno ricordare che ISTAT rivede continuamente i suoi dati. A febbraio con la pubblicazione dei dati di dicembre 2024, ha ridistribuito su tutti i mesi precedenti dell’anno scorso circa 10 milioni di presenze aggiuntive (ca. 2% sul totale).
Ancora l’Istituto a
giugno 2024 parlava di 451 milioni di presenze nel 2023, che però sono poi calate ai 447 milioni nei
dati definitivi pubblicati a novembre 2024 (sic!).
Ecco perché, in attesa di vedere i dati definitivi di entrambi i paesi, vale la pena sottolineare come l’attuale differenza di 8 milioni con la Francia sia uno scostamento pari ad un 1,6 %, abbastanza esiguo per celebrare adesso questo sorpasso. Vale la pena ricordare che secondo questa statistica da molti anni il Bel Paese contabilizza più presenze di turisti internazionali della Francia.
Ciò premesso, veniamo all’altro motivo ben più consistente che dovrebbe scoraggiare questo smodato entusiasmo per certi traguardi.
I dati ISTAT/ Eurostat sono relativi allo specifico universo del movimento turistico negli esercizi ricettivi in Europa. Nella “gerarchia” delle statistiche ufficiali sul turismo, questi dati hanno un ruolo secondario rispetto a quelli prodotti dalla UN Tourism (ex UNWTO) e che ogni anno alimentano il ranking delle 10 destinazioni più visitate al mondo.
L’Organizzazione Mondiale del Turismo assembla i numeri di Banca d’Italia ed altri Istituti equivalenti rilevati tramite indagini campionarie alle frontiere e che si riferiscono a qualsiasi tipo di alloggio.
Banca d’Italia ha pubblicato qualche giorno fa e nel più generale silenzio i dati definitivi del 2024. L’Italia avrebbe consuntivato un numero di arrivi di turisti internazionali (58,4 milioni) assai inferiore (-11%) rispetto al record del 2019 (65 milioni) ed in linea con il numero del 2017. Se gli arrivi hanno registrato un misero +0,7% sul 2023, i pernottamenti sono calati dell’1%, e del 5% rispetto al 2019.

In base alle attuali risultanze del dashboard della UN Tourism (mancano ancora i dati del Regno Unito), il confronto con le altre potenze mondiali del turismo è impietoso.
Qui l’unico sorpasso evidente è quello della Turchia sull’Italia, già successo nel 2021 e 2022, mentre il record negativo dello Stivale è il primo posto in Europa nella classifica delle destinazioni con la maggiore differenza del numero assoluto di arrivi rispetto all’anno pre-pandemia. Vedere Israele al secondo posto, fatte le dovute distinzioni tra numeri assoluti e variazioni percentuali, fa pensare che anche nel Bel Paese sia in corso una guerra!

“Sì, ma quello che conta è la spesa dei turisti stranieri!”, dirà qualche solerte ed attento patriota.
A riguardo l’Istituto di Via Nazionale ci dice che nel 2024 questa sarebbe cresciuta del 5% rispetto all’anno precedente, stabilendo il nuovo record assoluto. In attesa di leggere qualche press release del Ministero del tipo “questo dato premia il cambiamento di paradigma, perché vogliamo il turismo di qualità e non le quantità” (
ndr ma allora perché festeggiare il presunto suddetto sorpasso?), analizziamo più da vicino questo dato.
L’aumento del 5% è a prezzi correnti, mentre a giugno nel report finale dell’Istituto di Via Nazionale sapremo quanto inflazione e caro prezzi abbiano influito sul risultato in termini reali.
Nell’
ultimo report relativo al 2023 il dato della spesa dei turisti stranieri avrebbe registrato rispetto al 2019 un aumento del 17% in termini nominali (prezzi correnti), che però in termini reali (prezzi concatenati al 2015 ) si è ridotto ad un misero +0,2%.
In Italia quando si analizza l’andamento del turismo si guarda ai dati ISTAT per le quantità ed a quelli di Banca d’Italia solo per la spesa degli stranieri in arrivo o per quella degli Italiani all’estero e relativo saldo della bilancia, come se il valore assoluto di questi ricavi fosse influenzato solo dalla propensione alla spesa (e rincaro prezzi), e non anche dalle rispettive quantità di turisti.
Il numero degli arrivi di Banca d’Italia è preso in considerazione solo quando la UN Tourism pubblica il sopracitato ranking delle destinazioni più visitate al mondo.
Se l’Italia ancora figura nella classifica top ten per spesa turisti internazionali è solo grazie alle quantità, così come per Francia e Spagna, considerato che tutte e tre le destinazioni in base a queste statistiche sarebbero caratterizzate da una spesa pro capite ben inferiore a tante altre destinazioni europee.
Non credo che in Francia siano preoccupati dell’ ennesima provocazione, come da anni già avviene per vini, formaggi o calcio. La Francia ha l’ossessione del primato mondiale, che usa come un potente strumento di marketing, e da qualche anno segue con apprensione la rincorsa della Spagna per quanto riguarda il numero degli arrivi, mentre soffre per aver già perso il primato europeo della spesa dei turisti internazionali.
Tutte queste statistiche vanno sempre prese con le pinze anche perché le metodologie applicate non sono uniformi. Difficile capire come la Francia per il turismo internazionale possa risultare prima a livello mondiale (UN Turismo) e terza in Europa (Eurostat), o come il Regno Unito nel 2023 con 20 milioni di arrivi in meno abbia totalizzato 20 miliardi di dollari di spesa in più rispetto all’Italia.
Anche all’interno delle statistiche Eurostat le metodologie sono diverse. Come recentemente ribadito da ISTAT in risposta ad un mio post su X “La rilevazione della Spagna è campionaria, mentre in Italia è censuaria e intermediata dagli enti territoriali (Regioni e Province autonome) che sono referenti in ambito turistico, essendo il turismo materia di competenza esclusiva regionale”(NDR maledetto Titolo V!).
Entrambi le statistiche ufficiali del turismo italiano lasciano molto a desiderare sia nella forma di presentazione sia soprattutto nella tempistica del rilascio dei dati. Quelli definitivi di ISTAT con il dettaglio delle provenienze dai vari mercati arriveranno solo a fine anno.
Ancora impossibile capire quanti siano gli esercizi extra alberghieri del tipo Airbnb o similari, mentre i dati relativi ai flussi in base alla classificazione delle località turistiche sono del tutto incomprensibili.
Non va meglio per l’altra fonte ufficiale. Le statistiche di Banca d’Italia hanno lo stesso formato da quasi trenta anni con dati su fogli Excel online. Un lavoro enorme ed anche prezioso, e con costi non indifferenti (il solo appalto delle indagini campionarie alle frontiere ad Istituti come Doxa o Piepoli è di circa un milione di euro all’anno) che dovrebbe essere messo in discussione.
Eppure in Italia non esiste una “cultura” statistica del turismo. Nessuna proposta, iniziativa od anche solo un dibattito per migliorare un sistema statistico ancora arcaico e poco utile, se non “a babbo morto” agli operatori del settore.
L’Italia è l’unica potenza mondiale ad avere un Ministero completamente dedicato al Turismo ma non ha ancora un site che sia un punto di riferimento ufficiale con tutti i dati disponibili. Possibile che nessuno chieda conto al Ministro degli sviluppi dell’ennesimo Osservatorio Nazionale del Turismo creato a dicembre 2023 (costo ca. 500 mila euro anno ) od a che punto siamo con il famoso nuovo site del turismo nazionale (Tourism Digital Hub)?
Insomma il sorpasso che piace tanto al Ministro, e che non è relativo a qualche multa della famosa Maserati in mano ai Carabinieri, più che frutto di manipolazione, anche perché è la stessa ISTAT ad accreditarlo nel suo ultimo comunicato, è conseguenza di un’infantile omissione e di una faciloneria che fanno bene solo alla retorica del governo.
Per fortuna il Bel Paese da sempre è, e sempre sarà, in testa alle preferenze dei turisti internazionali, nonostante i tanti problemi relativi a trasporti o infrastrutture varie, il degrado di molti centri urbani, burocrazia o scelte scellerate di sindaci ed assessori del tutto incompetenti, e suppostamente fondate su numeri parziali od appunto manipolati allo scopo.
Per restare nella parte alta delle classifiche del turismo, ma con i piedi per terra, oltre a tentare di risolvere o minimizzare questi problemi è quanto mai necessario un totale ripensamento ed un vero upgrading del sistema statistico.
(Luca Martucci su
Start Magazine del 21/04/2025)
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