Uno studio su incarico della Commissione europea raccomanda di tassare il cherosene degli aerei. Una tassa di 33 centesimi al litro dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 dell’8% e il numero di voli nella stessa proporzione, senza impatto su occupazione ed economia nel suo insieme. Tassa che, secondo lo studio, dovrebbe far abbassare la pressione fiscale su altre categorie e nessun impatto sull’economia nel suo insieme (1).
Un buon proposito ma che, nella realtà – fatta di tasse in materia che hanno solo incrementato gli introiti fiscali degli Stati – non ha mai risolto nulla in termini ambientali. Inoltre, si tratterebbe di una tassa per le compagnie aeree europee… e quindi acuirebbe le difficoltà delle stesse per far fronte alla concorrenze dei vettori non comunitari (
è questo lo zero impatto sull’economia?).
Il risultato immediatamente tangibile sarà quello dell’aumento dei prezzi dei biglietti aerei. Con un’altra contraddizione rispetto ai propositi enunciati di nessun impatto sull’economia generale: i prezzi al consumo non fanno parte dell’economia generale? Certo, ci sono ampie critiche rispetto al fatto che il “dio consumo” sia tale in questi ultimi decenni e che in nome di questa santità si siano perpetrati i peggiori crimini ambientali. E’ vero anche questo, e non a caso le politiche di “consumo sostenibile” sono sempre più prese in considerazione. Ma cosa significa “consumo sostenibile”, rinunciare o usare alternative? In teoria, per esempio, una tassa del genere potrebbe incrementare lo realizzazione del trasporto ferroviario, che dicono emettere CO2 40 volte meno per Km e passeggero rispetto a quello aereo (2). Bene, ma, in un ambito di liberalizzazione del trasporto ferroviario, come il maggiore introito degli Stati grazie a questa imposta avrebbe una ricaduta sul trasporto ferroviario? In termini vaghi si può intuire, ma, per l’appunto “vaghi”… a meno che non ci sia una nuova nazionalizzazione e un nuovo monopolio del trasporto ferroviario, e quindi lo Stato incassa e applica. Ma, salvo rivoluzioni in corso che ci sono sfuggite, non ci sembra che sia questa la tendenza. Anzi.
E’ ovvio che noi di Aduc non abbiamo le ricette precise, efficaci e più o meno credibili per ridurre l’inquinamento ambientale. Così come è ovvio che siamo anche noi interessati a sistemi sostenibili di trasporto che riducano questo inquinamento. Ma il nostro fervore civico e ambientale non ci porta a bloccare il cervello e a non farci capire che con queste tasse si fa solo pagare di più ai consumatori e non si realizzano politiche di contenimento dell’inquinamento.
Perché, per esempio, un consumatore dovrebbe prendere un treno da Roma a Parigi che, al meglio in andata, ci mette 14 ore e costa più di 200 euro, rispetto ad un aereo che ci mette un paio d’ore e può costare anche il 75% in meno? Perchè inquina meno, risponderebbe chi perora imposte del genere. Ok, ma quando ci sarà questa imposta che magari farà costare il biglietto aereo 20-30 euro in più mentre il treno costerà uguale,
il consumatore che mezzo utilizzerà per andare da Roma a Parigi? E’ ovvio che userà sempre l’aereo, visto che sono una rarità i consumatori come la svedese Greta che prende il treno da Stoccolma a Roma (anche se la carica simbolica è notevole).
Il problema, quindi, è che allo stato dei fatti non ci sono alternative praticabili rispetto all’aereo, e l’aumento dei costi per chi ci offre il trasporto aereo porta solo ad un maggiore esborso per i consumatori, con l’aggiunta della vaghezza (vicino alla beffa) degli incassi degli Stati che, con questi provvedimenti, sostengono di far qualcosa contro l’inquinamento. E, salvo nuove economie che al momento continuano a sfuggirci, il maggiore esborso da parte dei consumatori significa che questi ultimi spendono meno altrove. Un’imposta, quindi, che prende da una parte per togliere da un’altra: il famoso cane che si morde la coda.
NOTE
1 - https://www.aduc.it/notizia/tassare+carburante+aerei+diminuire+inquinamento_135737.php
2 – che ha una “impronta carbone” di 241 Kg di CO2 per passeggero su un tragitto di 500 Km andata e ritorno, rispetto ai 123 quando lo stesso tragitto è effettuato da un autoveicolo. Il mese scorso, la compagnia low-cost Ryanair è entrata a far parte della “top 10” dei grandi emettitori di CO2 in Europa, come se fosse una centrale elettrica a carbone (
http://www.lefigaro.fr/conjoncture/aerien-la-commission-europeenne-planche-sur-une-taxe-kerosene-20190513)