La Danimarca estenderà da dodici a diciotto settimane di gravidanza il termine legale per ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza (IVG), ha annunciato venerdì 3 maggio il Ministero della Salute.

"Dopo cinquant'anni, è tempo che le regole sull'aborto si evolvano e che noi rafforziamo il diritto delle donne all'autodeterminazione", ha affermato in una nota il ministro danese dell'Interno e della Sanità, Sophie Lohde.

"D'ora in poi le donne avranno il tempo e il diritto di pensare a ciò che deve accadere", ha affermato la presidente dell'Associazione medica danese Camilla Rathke all'agenzia di stampa Ritzau.

Inoltre, le donne danesi di età compresa tra 15 e 17 anni avranno il diritto di abortire senza il consenso dei genitori.

Sebbene il diritto all’aborto sia contestato e addirittura vietato in alcune parti del mondo, in Danimarca è stato introdotto nel 1973; lo scorso autunno, la maggioranza dei membri del Consiglio etico ha raccomandato di estendere il termine a diciotto settimane, come in Svezia. “Un limite di diciotto settimane lascia ancora un margine considerevole rispetto alla vitalità [del feto] intorno alla ventiduesima settimana”, aveva sottolineato il Consiglio.

Nel mondo, il 40% delle donne vive in un Paese che limita o vieta il diritto all'aborto, secondo la ONG americana Center for Reproductive Rights (CRR), che da trent'anni osserva gli sviluppi legislativi sull'aborto nel mondo.

Nell’Europa occidentale, il limite temporale per l’aborto è di ventiquattro settimane nel Regno Unito e nei Paesi Bassi, e di ventidue in Islanda.

(AFP)

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