
Marine Le Pen è stata riconosciuta colpevole di avere usato soldi pubblici per fini privati. La condanna è di quattro anni di reclusione e cinque di ineleggibilità. Immediatamente sono arrivate le proteste dei moderni difensori della democrazia, la Russia di Putin e gli USA di Trump, in nome della volontà popolare violata da una decisione politica dei giudici francesi. La nostra Giorgia Meloni dice che "nessuno che abbia a cuore la democrazia gioisce", Salvini e Orban non stanno nella pelle. Ai populisti appare perfettamente chiaro che il popolo non voglia che un giudice decida quali sono i candidati da eleggere.
Del termine populismo se ne fa un uso sempre più diffuso, ma il senso resta ambiguo. Molti lo usano in termini spregiativi, qualcuno ne fa uso positivo perché "la sovranità appartiene al popolo", come sta scritto nel primo articolo della Costituzione italiana.
Il Presidente Obama ebbe a dire: "anche io ascolto il popolo, quindi anche io sono populista".
In cifra minore si dichiarò populista Giuseppe Conte, l'avvocato del popolo che entrava a Palazzo Chigi.
Chi si dichiara populista dice anche di credere fermamente nella democrazia, ritenendo però doveroso eliminare le procedure troppo lente e faticose. Meglio la democratura, che dà alle scelte democratiche il decisionismo del dittatore. Quello che si guadagna in velocità rischia di far perdere qualcosa di molto importante. Procedure e istituzioni democratiche non garantiscono affatto che le decisioni siano corrette o pienamente soddisfacenti, ma hanno il grande merito di assicurare che esse siano legittime, corroborate da principi di giudizio comprensibili a tutti i cittadini e soggette a valutazioni autorevoli da parte di organi istituzionali di controllo. Come a dire che la democrazia è tale solo se il potere del popolo è bilanciato dal rispetto delle regole e dall'esistenza di istituzioni dotate di un potere che bilancia quello potenzialmente autoreferenziale e antidemocratico degli eletti. Il decisionismo dei populisti è fondato su un'idea particolare di popolo e del suo "spirito" prevalente, quello che rappresenta la volontà del "vero popolo", del quale sono nemici burocrati, poltronisti, clientele elettorali, poteri forti e tutti coloro che rallentano le procedure di decisione. Non importa se il vero popolo è minoritario, quello che conta è che la maggioranza sia composta da un falso popolo.
Il populismo è fondato su un principio minoritario. Conta solo il volere del popolo vero, meglio se è una minoranza relativa che urla molto di più del resto del popolo, ancora meglio se la maggioranza non va a votare.
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